Draghi ha sottolineato che la Commissione europea ha allo studio la fattibilità del gasdotto da 1.900 chilometri per portare energia dal Mediterraneo orientale (tra Israele, Egitto e Cipro) alla Puglia. Ci vorrebbero circa quattro anni, ma la strategia di diversificazione delle fonti italiane può passare anche da qui
L’Eastmed e il gasdotto Italia-Spagna sono ipotesi di approvvigionamento energetico alternativo da approfondire viste le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina. È quanto dichiarato da Mario Draghi, presidente del Consiglio italiano, nel corso di un incontro con la stampa estera ieri (31 marzo, ndr) rispondendo alla domanda di una cronista spagnola in merito allo studio da parte di Snam di un gasdotto offshore tra Barcellona e l’Italia.
Come ha ricordato Draghi, “la Commissione europea ha allo studio la fattibilità” per il progetto Eastmed-Poseidon, un gasdotto da oltre 1.900 chilometri per trasportare energia dal Bacino Levantino nel Mediterraneo orientale (tra Israele, Egitto e Cipro) fino a Otranto, in Puglia. Ad ogni modo, alla domanda se si può contare su queste infrastrutture “nell’eventualità di una crisi del gas”, la risposta è che “oggi no, no perché sono investimenti che prendono anni”, ha detto il presidente del Consiglio.
Il gasdotto “è realizzabile in circa 4 anni e, in una prima fase, porterebbe in Italia un flusso aggiuntivo di 10 miliardi di mc all’anno, raddoppiabile a 20 miliardi di mc in una seconda fase”, ha dichiarato Nicola Monti, amministratore delegato di Edison, società che garantisce il 20% della domanda italiana di gas, in una recente intervista rilasciata a Formiche.net.
Il nodo geopolitico è la Turchia che, come ricorda l’ultima relazione annuale del Dipartimento per le informazioni della sicurezza”ambisce a diventare il principale hub di passaggio di gas verso il territorio europeo” e “contesta i criteri di ripartizione delle Zee tra i Paesi rivieraschi”, a partire da Grecia e Cipro.
“Al momento non saprei rispondere” alla domanda “se la Turchia è coinvolta o no” in Eastmed, ha proseguito Draghi, che la scorsa settimana ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, a margine del vertice Nato. “Quello che è certo”, ha proseguito, “è che la Commissione sta continuando lo studio di fattibilità. Bisogna valutare la sostenibilità economica e quella energetica, ovvero quali sono le fonti di approvvigionamento che verrebbero agganciate. Ma quanto successo negli ultimi due mesi cambia fortemente i giudizi di fattibilità”.
L’Eastmed “venne al tempo accantonato per far spazio al Nord Stream 2, considerato allora più confacente alle necessità europee”, ricorda Gianclaudio Torlizzi, è fondatore di T-Commodity e autore di “Materia rara. Come la pandemia e il green deal hanno stravolto il mercato delle materie prime” (Guerini e Associati, 2021). “In realtà, si è trattata di una decisione assolutamente infelice che ha evidenziato approccio egoistico della Germania nei confronti dei partner europei oltre alla sottovalutazione di quanto fosse errata dalle fondamentale legarsi ancora più strettamente alle forniture russe”, continua sottolineando come il Nord Stream 2 abbia “rappresentato per l’Unione europea un enorme problema strategico che ora per fortuna sembra essere definitivamente accantonato”.
Nelle ultime settimane anche gli Stati Uniti hanno inviato segnali di apertura alla luce del conflitto in Ucraina, dopo lo stop per ragioni di sostenibilità economica. “Era il momento sbagliato per l’amministrazione statunitense di togliere il suo sostegno”, spiega Gina Cohen, esperta di gas naturale e consulente nel Mediterraneo orientale, a Formiche.net. “Se è il momento giusto per riavviare il progetto, questo dipenderà dallo studio di fattibilità. Se si conclude che è economicamente, politicamente e geopoliticamente fattibile, allora questo è sicuramente il momento ideale per iniziare a costruire il gasdotto visti i recenti eventi”, aggiunge.
“Non vedo motivi per cui l’Eastmed non possa essere preso nuovamente in considerazione da Bruxelles”, osserva Torlizzi. Secondo l’esperto, il progetto ha “due punti di forza”. Primo: “approfondire la nostra presenza nel Mar Mediterraneo”, l’area in cui si staglia la proiezione esterna italiana. Secondo: “fornirci di gas via tubo che sia sotto il profilo del prezzo sia sotto quello della stabilità di approvvigionamento è molto più performante dell’approvvigionamento via gas naturale liquefatto.
La guerra in Ucraina dimostra che l’approvvigionamento energetico crea dipendenze politiche, un tema che potrebbe riemergere su Eastmed. “Certo, gli europei vogliono essere autosufficienti, ed è comprensibile. Ma pochissimi Paesi possono fare da soli. L’unico modo per tagliare le dipendenze è diversificare i Paesi e le fonti”, osserva Cohen.
Come già osservavamo su Formiche.net, “i nuovi equilibri energetici e geopolitici che la guerra in Ucraina sta tracciando pongono un interrogativo: quanto la Turchia potrà mostrarsi intransigente dinnanzi a un gasdotto, l’Eastmed appunto, pensato come elemento stabilizzatore sia dell’approvvigionamento energetico sia della sicurezza nel Mediterraneo”.
Il progetto sembra pronto a decollare, dunque. Ma servono ancora alcuni passaggi. L’ambasciata di Israele in Italia ha spiegato nei giorni scorsi al Messaggero che “tutti i partner del progetto sono in attesa dei risultati definitivi dello studio di fattibilità, che dovrebbe essere completato entro la fine del 2022. Non c’è dubbio che l’attuale crisi in Europa stia rinnovando l’interesse per il gas del bacino orientale del Mediterraneo. In ogni caso, l’avanzamento del progetto richiederebbe l’integrazione della firma del governo italiano all’accordo già firmato dai Paesi coinvolti”.
(Foto: Gazprom.ru)