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​L’energia cambia, l’Europa si adegui. Il punto di Clò, Urso, Monti e Termini​

La guerra di Ucraina impone scelte non più rimandabili. Più gas, più rinnovabili e meno tentennamenti sulle infrastrutture. Il dibattito online organizzato da Formiche con Alberto Clò, Nicola Monti, Adolfo Urso e Valeria Termini

Una guerra a meno di 2 mila chilometri da Roma sta riscrivendo gli equilibri energetici globali. E allora tocca regolarsi di conseguenza, Europa in testa. Se potrà esistere a breve termine un Vecchio Continente libero dal gas della Russia si è parlato nel corso dell’evento online Quali politiche energetiche nel nuovo scenario internazionale? organizzato da Formiche.net, al quale hanno preso parte Alberto Clò, direttore della Rivista Energia, Adolfo Urso, presidente del Copasir, Nicola Monti, ceo di Edison, Valeria Termini, docente di Economia e regolazione dei mercati dell’energia a Roma Tre, con la moderazione del direttore di Formiche.net, Giorgio Rutelli.

Alberto Clò non crede che, in poco tempo, l’Europa e l’Italia possano sganciarsi dalle forniture di Mosca. “La forza di Putin oggi in Europa, bisogna dirlo, è frutto dei rapporti con la Germania. Rapporti che hanno creato il terreno fertile affinché Mosca allungasse le mani sull’Europa, fino a diventare padrona dell’Europa del gas”, ha spiegato l’economista.

“Ora, come è stato possibile che tutto questo accadesse? La colpa è della sordità dell’Europa, che spesso ha chiuso gli occhi dinnanzi all’avanzata della Russia. Pensiamo solo a quando nel 2006 e nel 2009 Putin chiuse i rubinetti del gas all’Ucraina, lasciandola al gelo. Nessuno in Europa mosse ciglio. E alla fine i nodi sono arrivati al pettine. Oggi è molto difficile pensare a uno sganciamento dalle forniture russe, non nel breve termine almeno. Ho sentito che il ministro della Difesa tedesco ha chiesto lo stop alle importazioni dalla Russia. La notizia è degna di nota, ma forse arriva un po’ tardiva”.

Clò si è anche soffermato sulla recente mossa americana di sbloccare le riserve di petrolio per calmare i prezzi. “La domanda di petrolio è ancora robusta, a fronte di una scarsa capacità di nuove estrazioni, perché le compagnie energetiche hanno tagliato di quattro volte i loro investimenti. Ad oggi la capacità produttiva non è sufficiente, non basta sbloccare le riserve. Il problema è che per produrre di più bisogna fare solo una cosa: investire”.

Di autonomia e sicurezza nazionale, senza compromessi, ha parlato invece il presidente del Copasir Urso. Per il quale “l’Italia oggi più che mai deve essere autonomia, indipendente, emancipata dalla Russia. In gioco c’è la sicurezza dell’intera Nazione. Noi come Comitato per la sicurezza della Repubblica abbiamo consegnato al Parlamento una relazione che diceva tutto questo, ben 40 giorni prima dell’invasione dell’Ucraina. Ora la domanda è, come fare per sganciarsi da Mosca? Occorre raddoppiare il Tap, spingere sulla produzione del gas naturale, sbloccare le autorizzazioni per il fotovoltaico. Io credo che il governo sia sintonizzato su queste esigenze, che abbia avviato un percorso in questo senso. Lo dimostra, per esempio, la recente visita del ministro Di Maio di Azerbaigian, nel corso del quale è stato firmato un prezioso accordo per l’Italia”.

Non è mancato poi il punto di vista dei manager. Nicola Monti, numero uno di Edison, ha puntato il dito contro la carenza di infrastrutture in Italia. “Non abbiamo investito in questi anni nelle infrastrutture perché siamo stati schiavi delle politiche del no. E invece le infrastrutture ci servono, anche e soprattutto per essere indipendenti dalla Russia. Oggi ci sono dei progetti, penso ai rigassificatori, anche se nel frattempo si possono noleggiare delle navi per garantire l’afflusso di gas naturale. Ma non può essere sufficiente, non bastano le navi e i rigassificatori, c’è un’intera catena che va costruita ed è questa la sfida”.

Secondo Monti, “la direzione è accelerare, perché a questa velocità non arriveremo mai all’obiettivo che ci siamo dati per il 2030, ovvero la riduzione del 55% delle emissioni. Pensiamo al fotovoltaico, spesso l’Italia ha dovuto combattere contro le regioni o gli enti che non volevano gli impianti. Per fortuna oggi stiamo facendo tutti un bagno di realtà e ci stiamo accorgendo che le rinnovabili ci servono e che non siamo più in condizione di dire di no a tutto. Stiamo assistendo, per esempio, a un ritorno delle aste per il fotovoltaico, su cui c’è finalmente una domanda robusta”.

Valeria Termini ha infine toccato il tema della tecnologia a servizio della sicurezza e dell’autonomia energetica. “Stiamo imboccando finalmente una via per velocizzare e semplificare le autorizzazioni, questo è un punto essenziale. La direzione che abbiamo intrapreso è quella di una nuova fase storica, oggi serve velocità e tecnologia. Non possiamo più fare i nostalgici, qui servono rinnovabili e serve il massimo sforzo sia della popolazione sia della politica. Non credo che la guerra fermerà il processo di decarbonizzazione, anzi lo rende più urgente che mai. E l’Europa ha la dimensione giusta per affrontare il problema energetico, lo ha fatto già nel 2019 con il Green Deal e di nuovo con il piano RePowerEu. Dobbiamo però stare attenti a non passare dalla dipendenza dalla Russia alla dipendenza dalla Cina, che ha in mano il mercato dei pannelli fotovoltaici e gran parte delle materie prime”.

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