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Vincerà Macron, ma occhio all’astensione. Il voto in Francia secondo Giannuli

“La Francia è ancora un Paese profondamente europeista. Le Pen si è ritagliata uno spazio, seppur consistente, a vocazione minoritaria”. E il fronte occidentale rispetto alla guerra in Ucraina? “Per adesso è ancora saldo. Ma le sanzioni faranno male anche a noi”. Intervista ad Aldo Giannuli, politologo, storico e saggista

Sedici milioni di francesi davanti alla tv. Scintille per l’Eliseo e scontro sui soldi prestati da Putin a Le Pen. Il voto francese di domenica prossima si preannuncia come un’ordalia, quantomeno stando ai toni con cui gli sfidanti si sono confrontati. Anche se “Macron è apparso come un merluzzo surgelato”. E Le Pen? “Non travolge per simpatia, proposte e intelligenza”. La lettura dissacrante, condita dal paragone con gli abitanti degli abissi, è del politologo, storico e saggista Aldo Giannulli, che preconizza comunque una riconferma del presidente uscente.

Le Pen potrebbe farcela?

Mi sentirei di escluderlo. La Francia è ancora un Paese profondamente europeista. Le Pen si è ritagliata uno spazio, seppur consistente, a vocazione minoritaria. L’eventuale conferma di Macron, però, è subordinata al superamento di alcuni ostacoli non banali.

Qual è il principale?

Secondo me la vera insidia è l’astensionismo. Gli elettori della Le Pen sono più militanti, quelli di Macron non sono così determinati.

È un elettorato completamente diverso. 

Sì, ma ad esempio se lo sfidante fosse stato Mélenchon sono sicuro che il problema dell’astensionismo molto probabilmente non si sarebbe posto. Il vero tema è che in queste elezioni si è superata la dicotomia fra destra e sinistra. Macron è di centro, mentre Le Pen è dichiaratamente di destra.

Prevede un risultato netto?

Non mi aspetto uno stacco clamoroso tra i due candidati. Macron si presenta con la verve di una birra svaporata, bevuta calda in estate. Tanto per rendere l’idea. Per cui, mi aspetto un distacco di non oltre sei o sette punti percentuali in caso di vittoria.

I riflessi sull’esito del voto francese sugli equilibri europei quali saranno?

L’Europa ha deciso di non esistere, di non avere una soggettività e di essere in sostanza una propaggine degli Stati Uniti. Ai miei occhi il Vecchio continente sta entrando in una spirale negativa, che durerà almeno quindici anni. Un periodo che prevedo sarà piuttosto convulso, al culmine del quale gli europei insorgeranno verso la classe politica attuale.

Ritiene inadeguati i leader europei?

Non si possono affrontare sfide epocali col merluzzo francese e con il provolone tedesco. Basta vedere quest’ultimo come ha approcciato al conflitto ingaggiato da Putin ai danni dell’Ucraina.

Errori strategici?

Le parole e l’atteggiamento di Scholz fanno emergere un’evidenza inconfutabile: non ha idea di cosa significhi la politica estera. Tant’è che sta facendo sembrare una piccola Bismarck, colei che l’ha preceduto.

A due mesi dall’invasione dell’Ucraina, il fronte occidentale resiste o traballa?

Per adesso il fronte occidentale è ancora saldo. Ma il tema delle sanzioni è molto delicato, anche perché credo che saranno sicuramente pesanti per la Russia, ma picchieranno duro anche da noi. Con la differenza che i russi hanno una disciplina sociale che noi non abbiamo. Peraltro perdiamo di vista un’altra grande crisi che si potrebbe profilare: quella legata agli iper-conduttori. La conseguenza sarà drammatica per la produzione italiana, soprattutto per i ritardi che si andranno a creare. E, a quel punto, a chi faranno peggio le sanzioni?

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