La vulnerabilità dell’Italia è il risultato dell’Italia dei No al nucleare, all’estrazione del gas, alle interconnessioni, all’uso dei rifiuti per produrre energia. Ed è anche il risultato del lungo partenariato energetico con la Russia, secondo solo a quello della Germania. La seconda parte dell’analisi di Corrado Clini, già ministro dell’Ambiente, sull’opportunità ora di una transizione verde
(Pubblichiamo la seconda parte dell’analisi di Corrado Clini. La prima parte si può leggere qui)
Come uscire dalla dipendenza in tempi brevi?
Il 3 marzo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha suggerito 10 misure per ridurre la dipendenza dal gas russo entro la fine dell’anno, senza compromettere gli obiettivi del Green deal Europeo.
Le misure individuano un potenziale di riduzione della dipendenza dal gas russo pari a circa 65 miliardi mc., e prevedono in particolare:
- la diversificazione dell’approvvigionamento di 30 miliardi mc, attraverso l’estensione della capacità dei gasdotti esistenti da Nord Africa e Norvegia, e la fornitura di LNG ai terminali di gassificazione (Portogallo, Spagna, Francia, Olanda);
- la produzione aggiuntiva da nucleare e bioenergie pari a 13 miliardi mc. , e da rinnovabili (sole e vento) pari a 6 miliardi mc. (22.5)
- la sostituzione di caldaie a gas con pompe di calore, pari a 2 miliardi mc.; (1.5)
- interventi per l’efficienza energetica negli edifici e nell’industria pari a 2 miliardi mc.; (14)
- la riduzione di almeno 1°C della temperatura interna degli edifici, pari a 10 miliardi mc.
Queste misure lasciano l’Europa con una dipendenza dal gas russo per almeno 90 miliardi mc., e questa è una prospettiva in contrasto con le indicazioni del Parlamento Europeo.
5 giorni dopo (8 marzo) la Commissione Europea ha presentato REpowerUE, che traccia un percorso accelerato verso la decarbonizzazione dell’economia europea rafforzando il pacchetto di misure previsto da FITfor55 entro il 2030.
In questo contesto REpowerUE individua gli interventi da attuare entro la fine del 2022, sulla falsariga dei 10 punti di IEA ma con obiettivi più ambiziosi.
La diversificazione delle fonti di approvvigionamento dovrebbe consentire una riduzione della dipendenza dalla Russia pari a 60 miliardi mc, di cui 50 da LNG e 10 dai gasdotti esistenti.
L’accelerazione della produzione di elettricità dalle fonti rinnovabili dovrebbe consentire una riduzione pari a 22,5 miliardi mc.
L’efficienza energetica e la riduzione di 1°C della temperatura dovrebbero consentire una riduzione di 14 miliardi mc.
Mentre la sostituzione delle caldaie a gas con pompe di calore dovrebbe consentire una riduzione di 1,5 miliardi mc. e la produzione aggiuntiva di biometano 3,5 miliardi.
Inoltre è previsto l’obbligo del riempimento fino al 90% della capacità delle infrastrutture di stoccaggio del gas entro il 1º ottobre di ogni anno: il livello medio di riempimento dello stoccaggio Ue gestito da Gazprom è intorno al 16 %, mentre quello di altri fornitori è al 44 %.
Le misure individuate da REpowerUE lasciano comunque una dipendenza dal gas russo di circa 50 miliardi mc. a fine 2022.
Da notare che REpowerUE non cita né il contributo di produzione aggiuntiva di elettricità dal nucleare, né quello temporaneo che può derivare dall’impiego aggiuntivo di carbone.
Tuttavia il vice presidente della Commissione Europea, Franz Timmermans ha riconosciuto che alcuni Paesi potranno ricorrere al carbone.
In modo più diretto il Commissario europeo Thierry Breton ha detto che l’aumento temporaneo di produzione di elettricità da carbone potrà contribuire alla riduzione di circa 20 miliardi mc., mentre la riapertura delle centrali nucleari in “phase out” (Germania) potrebbe contribuire ad una ulteriore riduzione di 12 miliardi mc.
Con carbone e nucleare la dipendenza dal gas russo potrebbe essere ridotta fino a 20 miliardi m.c.
Tra austerity e transizione energetica
I dati spiegano da un lato la complessità e il percorso stretto delle scelte necessarie, e dall’altro non lasciano margini alla necessaria austerity per liberare l’economia europea dalla dipendenza dal gas russo.
Se tutte le misure previste da REpowerUE fossero attuate entro la fine di quest’anno, sarà comunque necessario ridurre i consumi di energia per azzerare l’importazione di gas russo.
Se guardiamo al mix energetico dei singoli Paesi europei, ed alle infrastrutture disponibili per l’approvvigionamento di gas naturale a partire dai terminali di rigassificazione del gas naturale liquefatto (LNG) trasportato via nave, Germania e Italia sono i Paesi più vulnerabili nel breve periodo.
È auspicabile che le misure per l’austerity siano adottate congiuntamente a livello europeo, per assicurare equilibrio e solidarietà: la fornitura e lo stoccaggio di gas a costi controllati, le misure incentivanti per sostenere lo sviluppo e la trasmissione nelle reti europee dell’elettricità dalle fonti rinnovabili, la promozione dei combustibili alternativi e dell’idrogeno verde, l’accelerazione dell’efficienza energetica in tutti i settori, il sostegno straordinario alle attività produttive che sono e saranno colpite dall’austerity.
Sarà anche opportuno che le misure per l’austerity includano l’impiego degli impianti nucleari esistenti per assicurare energia a zero emissioni e limitare il ricorso al carbone.
Per quanto riguarda il carbone sarà anche necessario prevedere le condizioni per l’impiego in fase transitoria, almeno fino a quando non saranno operative le iniziative di medio periodo (entro il 2030) previste da FIT for 55 e da REpowerUE.
L’Italia
La vulnerabilità dell’Italia è il risultato dell’Italia dei No al nucleare, all’estrazione del gas, alle interconnessioni, all’uso dei rifiuti per produrre energia.
Ed è anche il risultato del lungo partenariato energetico con la Russia, secondo solo a quello della Germania.
Dobbiamo dire la verità, per non ripetere gli stessi errori.
Sappiamo che la riduzione dei gradi per il riscaldamento o l’aumento di quelli per il raffreddamento non saranno sufficienti.
Sarà necessario programmare la riduzione dei consumi energetici nei prossimi mesi, assicurando la priorità della continuità delle forniture alle attività produttive, agli ospedali, alle università ed alle scuole, ai trasporti ferroviari. E la popolazione dovrà essere informata che potranno esserci “modulazioni” nella fornitura di elettricità e di gas per gli usi domestici.
L’accelerazione necessaria delle fonti rinnovabili richiede non solo la semplificazione delle procedure ma anche il rafforzamento della rete di trasmissione dell’elettricità, oggi insufficiente ad assorbire l’aumento previsto dall’approvazione dei progetti in fase di autorizzazione. Rischiamo di installare impianti senza avere i benefici dell’elettricità prodotta.
Di conseguenza sarebbero necessarie due misure straordinarie:
- stabilire l’obbligatorietà della installazione di impianti per l’autoconsumo sugli edifici residenziali e industriali, in modo da “legare” la produzione di elettricità ai consumatori, preferibilmente attraverso le comunità energetiche;
- associare sempre l’obbligo di batterie di accumulo alla autorizzazione dei nuovi impianti a fonti rinnovabili.
Devono essere utilizzate tutte le risorse disponibili per produrre energia, nel rispetto delle norme esistenti e senza possibilità di ricorsi in sede penale o amministrativa.
Il trattamento dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi dovrà essere finalizzato alla produzione di combustibile alternativo per impianti industriali esistenti (centrali a carbone, cementifici e termovalorizzatori).
I rifiuti agricoli e la frazione umida dei rifiuti urbani dovranno essere destinati alla produzione di biogas e biometano.
I rifiuti plastici potranno essere destinati anche all’impiego come agente riducente negli impianti siderurgici in sostituzione del carbon coke.
Dovranno essere autorizzati entro il 2022 i termovalorizzatori per la produzione di elettricità e calore in tutte le Regioni che ne sono prive, in numero sufficiente per coprire la domanda di smaltimento.
Oltre l’emergenza, per affrontare il futuro in modo sicuro e sostenibile sarà necessario affrontare fin da ora e contestualmente alla gestione dell’austerity:
– la ristrutturazione della rete elettrica italiana;
– l’estrazione di gas dai nostri mari, per assicurare il back up alle fonti rinnovabili;
– il ruolo di “hub” energetico dell’Italia oltre il gas, con la progettazione di interconnessioni elettriche tra il nostro Paese e il Nord Africa per l’importazione nella rete europea di energia solare prodotta in una regione (tra Algeria, Tunisia e Libia) che ha un potenziale sufficiente a coprire la domanda di elettricità dell’intera Europa;
– riaprire il dossier nucleare, per partecipare in modo attivo e senza pregiudizi al rapido sviluppo dei reattori di nuova generazione.