Skip to main content

Macron ha già perso. Ma il centrodestra italiano resta unito. Parla Valditara

Il docente e giurista: “Occorre che le forze che rappresentano i partiti di destra siano in grado di entrare nel grande gioco europeo. Oggi come oggi i conservatori sono una nicchia, il Ppe è tutto e il contrario di tutto”

“Non ha vinto Le Pen, ma Macron ha perso”. Non è ancora detta l’ultima parola, ma il quadro che emerge a seguito del primo turno delle elezioni presidenziali francesi, secondo Giuseppe Valditara, docente e giurista, ex senatore di Alleanza Nazionale, di cui è stato il responsabile Scuola e Università, coordinatore del think tank Lettera 150, ha già contorni definiti. Gli equilibri d’oltralpe influiranno certamente sul baricentro politico nostrano e, probabilmente, ridisegneranno gli equilibri del centrodestra. Già, leggendo le dichiarazioni dei diversi leader politici, è lampante una discrasia di vedute. Matteo Salvini appoggia il Rassemblement National, Silvio Berlusconi seppur tra vari distinguo parteggia per Macron, mentre Giorgia Meloni si è smarcata dal lepenismo.

Professore, un altro punto di divisione per il centrodestra italiano?

Nella coalizione convivono certamente diverse anime e sensibilità. Tuttavia, ritengo che sui temi principali (dall’energia alla casa, passando per il fisco e l’immigrazione) ci sia una sostanziale identità di vedute. Per cui non mi pare di ravvedere punti di particolare contrasto.

Come influiranno le elezioni francesi sulla coalizione?

Dipenderà dal risultato. Diverse cose, dopo il primo turno, sono già emerse. Diciamo che la ricetta vincente per il centrodestra italiano sarebbe quella liberal conservatrice. Noi la sfida l’abbiamo lanciata, ora si tratterà di vedere chi ha intenzione di interpretarla.

Dunque filo Macron o filo Le Pen?

Macron è liberale, ma non è conservatore nei valori. Le Pen è conservatrice nei valori ma non è liberale. Servirebbe, come detto, una sintesi tra le due sensibilità.

Perché secondo lei Macron ha perso?

Se sommiamo tutti i voti ottenuti dalla destra e dalla sinistra dure e pure sono il 55%. Questo sta a significare che c’è un elettorato fortemente insoddisfatto. Un elettorato che vorrebbe delle soluzioni più decise a destra come a sinistra. Ed è insoddisfatto dell’operato del presidente Macron.

La carta moderata, al secondo turno, potrebbe fare la differenza. 

I moderati, messi tutti assieme, non raggiungono la maggioranza degli elettori. E questo è ulteriore indice del fallimento della politica di governo di Macron. I voti di chi lo appoggerà al ballottaggio al primo turno non arrivano al 40% delle preferenze. Quindi vuol dire che non ha saputo convincere la maggioranza dei francesi.

Anche in Europa, il centrodestra italiano non ha una collocazione univoca. Secondo lei, in blocco, la coalizione dovrebbe schierarsi con i popolari o con i conservatori?

Occorre che le forze che rappresentano i partiti di destra siano in grado di entrare nel grande gioco europeo. Oggi come oggi i conservatori sono una nicchia, il Ppe è tutto e il contrario di tutto. Il centrodestra dovrebbe avere un ruolo per determinare nuovi equilibri e nuove realtà politiche. Partendo da un’idea riformatrice d’Europa.

Cosa ne pensa del divorzio tra Berlusconi e Putin?

Rappresenta la presa d’atto, molto amara, del fallimento non soltanto di un dialogo politico ma di un’amicizia personale. Questo è ciò che deve aver amareggiato di più l’uomo Berlusconi. Tuttavia, una presa di posizione giusta e più che necessaria.

×

Iscriviti alla newsletter