L’incrociatore Moskva, ammiraglia della flotta russa del Mar Nero, è stato gravemente danneggiato da un attacco missilistico, che l’avrebbe quasi affondato. La perdita di un’unità così importante segna per Mosca un duro colpo strategico, oltre che morale, e potrebbe costringerla a un ripensamento del suo schieramento navale
Colpita e (quasi) affondata l’ammiraglia russa nel Mar Nero. Due missili hanno infatti centrato l’incrociatore missilistico Moskva, orgoglio della marina di Mosca, innescando l’esplosione di un deposito munizioni e lasciando la nave gravemente danneggiata. Secondo Kiev, le sue forze armate avrebbero colpito la nave russa con due missili Neptune, un’evoluzione del KH-35 di progettazione sovietica. Oltre al danno effettivo inflitto al Moskva, il risultato raggiunto ha anche un valore strategico più ampio, rendendo ora per Mosca più difficile organizzare un assalto anfibio al porto di Odessa, il principale scalo del Paese ancora nelle mani dei difensori. Il Pentagono ha confermato il danneggiamento del Moskva, aggiungendo però di non essere in grado di identificarne la causa e che l’ammiraglia sta navigando “con i suoi stessi motori”, in direzione est, probabilmente verso un approdo per le riparazioni.
Mosca minimizza
Il fatto che una nave così importante come un incrociatore missilistico sia stato messo fuori gioco potrebbe anche impattare sul morale delle truppe russe. Non è un caso che nei suoi comunicati Mosca stia minimizzando l’accaduto, confermando che l’incrociatore è ancora a galla e parlando esclusivamente di incendi a bordo che avrebbe causato la detonazione di alcuni proiettili. Secondo quanto riportato dal ministero della Difesa russo, inoltre, l’intero equipaggio di circa cinquecento militari sarebbe stato evacuato, citando come causa un incendio a bordo. Le fonti di Mosca non citano i missili ucraini.
Ridotto il potenziale della flotta
Con la perdita dell’incrociatore Moskva le capacità missilistiche navali russe sono state notevolmente ridotte. Nell’area, infatti, la marina russa non possiede altri incrociatori. La flotta con capacità di colpire obiettivi a terra ora è ridotta alle fregate Admiral Essen e Admiral Makarov, e le corvette Vyshny Volochyok, Ingushetia e Grayvoron, ciascuna di loro capace di portare otto missili per un totale di una quarantina di ordigni (il solo Moskva ne portava almeno sedici). Ci sono poi i sottomarini Rostov-on-Don, Stary Oskol, Veliky Novgorod e Kolpino, anche loro dotati di missili.
Una vendetta per l’Isola dei Serpenti
Il Moskva fa parte delle unità schierate dal Cremlino lungo le coste meridionali dell’Ucraina, impiegate fin dall’inizio dell’invasione per colpire con i propri missili da crociera le città ucraine, prendendo di mira infrastrutture, depositi di carburante, basi militari ed edifici amministrativi civili in tutto il Paese. Il Moskva, tra l’altro, ha guidato il gruppo navale russo che all’inizio della guerra ha preso parte all’invasione dell’Isola dei Serpenti, diventata famosa per la risposta data dai difensori ucraini all’ultimatum di resa: “Nave militare russa… vai all’inferno”, diventata un simbolo della resistenza del Paese.
Il Moskva
L’incrociatore, è stato costruito negli anni Ottanta come nave capoclasse del programma Prject 1164 Atlant dell’allora Marina militare dell’Unione sovietica. Inizialmente chiamato Slava, è stato ribattezzato Moskva nel 2000, in occasione dell’assunzione del ruolo di ammiraglia della flotta del Mar Nero. Nel suo ruolo di incrociatore missilistico, il suo armamento principale è costituito dai missili antinave P-1000 Vulkan, con una gittata di 700 chilometri.
Gli altri affondamenti
Questo evento, inoltre, potrebbe portare le forze armate russe a riconsiderare il proprio schieramento nella regione. Il Moskva, infatti, non è la prima nave di Mosca a essere stata colpita. A marzo, infatti, un attacco al porto occupato di Berdyansk, nel Mar Nero, era riuscito a colpire e affondare la nave da sbarco Saratov. Le immagini satellitari avevano confermato, allora, l’incendio e il successivo affondamento dell’unità. La perdita del Saratov fu un colpo notevole per la logistica russa in quell’aerea, che faceva affidamento sulla nave quale hub di rifornimento per la sua offensiva nel sud-est dell’Ucraina.