L’investimento della Cina nelle armi anti-nave è visto con preoccupazione da Washington, soprattutto dopo che l’affondamento del Moskva, centrato da due missili ucraini, ha dimostrato la capacità di questi sistemi di neutralizzare unità di superficie anche estremamente potenti e difese come un incrociatore
L’affondamento dell’ammiraglia russa nel Mar Nero, “Moskva”, ha rappresentato sicuramente un importante risultato nel contesto del conflitto ucraino. La perdita della principale nave da guerra nell’area è stato un colpo durissimo inferto allo schieramento navale russo, oltre a segnare una vittoria simbolica per l’Ucraina, con la neutralizzazione di un vascello che porta addirittura il nome della capitale avversaria. Tuttavia, l’affondamento di una unità di linea così potente al prezzo di appena un paio di missili sparati da terra, pone degli interrogativi anche per le forze marittime occidentali, come hanno registrato alcuni analisti navali raggiunti da Breaking Defense: Se l’Ucraina ha potuto affondare una nave ammiraglia con un missile da crociera, cosa potrebbe accadere alle navi americane nell’Indo-Pacifico contro la Cina, ben fornita di questi strumenti? Un ulteriore potenziamento dell’arsenale anti-nave cinese, infatti, potrebbe arrivare a limitare la capacità di manovra della marina Usa nello scenario indo-pacifico, con tutte le ricadute strategiche del caso.
L’arsenale anti-nave di Pechino
Sebbene vada sottolineato che la marina americana sia da tempo impegnata nello sviluppo e messa in servizio di sistemi di difesa anti-missile anche molto sofisticati, resta il vantaggio intrinseco posto dalle munizioni anti-nave. Secondo Collin Koh, ricercatore della Nanyang technological university di Singapore, la Marina Usa “deve affrontare un grosso problema contro i cinesi dell’Indo-Pacifico”, riferendosi ai suoi missili da crociera. Un razzo di questo tipo, infatti, è infinitamente più economico di un costoso vascello da guerra. Inoltre, se lanciati in gran numero contemporaneamente potrebbero saturare le capacità di difesa anche di una nave con tecnologia avanzata. I missili da crociera antinave, poi, sono una tecnologia abbastanza consolidata, e sono facilmente disponibili sul mercato globale, cosa che ha permesso a Pechino di accumularne un gran numero.
Un sistema economico di deterrenza
Il problema delle armi anti-nave è che per essere efficaci non devono necessariamente affondare il proprio bersaglio. Se danneggiata, una nave avversaria potrebbe essere costretta ad abbandonare la propria posizione per raggiungere un porto sicuro dove effettuare le riparazioni (più o meno lunghe). Una nave colpita, inoltre, diventa immediatamente più vulnerabile a un secondo attacco, dal momento che l’equipaggio potrebbe essere distratto dalle procedure d’emergenza per tenere a galla la nave. Secondo quanto emerge dall’attacco alla Moskva, la nave russa non è affondata immediatamente, inabissandosi mentre cercava di raggiungere un approdo. Il semplice allontanamento dalla costa di una piattaforma così importante avrebbe segnato comunque una vittoria strategica per gli Ucraini. La stessa cosa potrebbe accadere nell’Indo-Pacifico, con Pechino che potrebbe tenere alla larga le unità navali statunitensi e degli alleati grazie alla sola minaccia dei missili anti-nave posizionati sulla costa.
Navi Usa e russe a confronto
C’è tuttavia da aggiungere che il Moskva, e in generale le navi della flotta russa di superficie, sono unità obsolete rispetto alle corrispettive dei Paesi occidentali. In particolare l’incrociatore russo era stato prodotto negli anni Settanta e Ottanta nell’allora Unione Sovietica, come spiegato a Breaking Defense da Jerry Hendrix, capitano in pensione della marina statunitense e senior fellow del Sagamore Institute: “Non credo che si possa sottovalutare il pessimo design della classe Slava”. I progetti di quest’epoca, infatti, prevedevano il posizionamento delle munizioni sul ponte superiore. Ciò significa che basta un colpo ben piazzato per far scoppiare un incendio con il rischio di far detonare gli ordigni trasportati a bordo (questa sembra essere la dinamica più probabile che ha segnato il destino del Moskva). Le navi americane e occidentali in genere immagazzinano i propri colpi sottocoperta, dando alla nave una maggiore protezione e consentendo all’equipaggio di mettere in campo diverse contromisure in caso di incendio (tra cui anche inondare lo scompartimento interessato dalle fiamme). Inoltre, al contrario delle navi russe, le unità Usa e di diversi Paesi alleati dispongono di moderni sistemi di difesa aerea, progettati per intercettare anche le traiettorie dei moderni missili da crociera e balistici, come il sistema Aegis, sviluppato dagli Usa e impiegato da Giappone, Spagna, Norvegia, Corea del Sud e Australia.