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La Nato va a Nord (e Putin non ride). Parla Davis

Intervista a Gordon “Skip” Davis, vicesegretario generale aggiunto della Nato fino al 2021. Con Svezia e Finlandia la deterrenza si potenzia sul fianco Nord-Est, il fianco Sud (e l’Italia) resta fondamentale. Putin? Non reagirà ma occhio al nucleare, non stanno scherzando

Vladimir Putin “può fare poco” per fermare l’adesione alla Nato di Finlandia e Svezia. Ma il rischio di una guerra nucleare “non è ancora da escludere”. Ne è convinto Gordon Davis, fino allo scorso anno in carica come vicesegretario generale aggiunto della Nato con delega agli investimenti per la Difesa, oggi al Cepa (Center for European policy analysis).

Si apre una nuova pagina?

L’annuncio della richiesta di adesione in sé ha grande valore simbolico. Se ne discute da anni: come l’Ucraina, Svezia e Finlandia sono da sempre partner della Nato ma con un livello di interoperabilità molto più alto. L’invasione russa ha convinto le rispettive opinioni pubbliche dei benefici che comporta la difesa collettiva.

Addio neutralità.

Era inevitabile. Di fronte all’aggressione russa corrono un pericolo senza precedenti. I tempi in cui pensavano di poter sopravvivere fuori dalla Nato e dall’Urss sono finiti.

Qual è la roadmap ora?

La Finlandia guiderà, andrà più veloce della Svezia. Ha combattuto due guerre con la Russia e ne è uscita intera. Con Mosca condivide centinaia di chilometri di confine, vanta su un esercito addestrato e soprattutto molto motivato. Ovviamente per le ratifiche servirà tempo, non è detto che si concluda tutto entro autunno.

La Russia minaccia ritorsioni.

Lo fa già da tempo. Negli ultimi anni il Cremlino ha provato in tutti i modi a intimidire Helsinki e Stoccolma. Ha potenziato le capacità militari nel distretto militare occidentale. Ha posizionato a Kaliningrad i missili Iskander violando il trattato Inf. Quelle testate possono colpire senza problemi l’intera Scandinavia, ma anche Londra, Parigi, Berlino.

Fermerà il processo di adesione?

Ne dubito, non possono fare molto. La pressione russa rinforzerà anzi l’ondata dell’opinione pubblica finlandese e svedese a favore della Nato.

Perché sono due Paesi chiave per l’alleanza?

Perché in politica estera la geografia conta più della demografia. Svezia e Finlandia sono piccoli Paesi ma in posizione strategica, saranno contributori di sicurezza. La Nato potrà mettere in campo una deterrenza efficace contro l’aggressività russa nel Baltico, a Kaliningrad, a Gotland. La loro marina e l’aeronautica, unite ad anni di coscrizione militare, saranno un rompicapo per la flotta russa.

Con Svezia e Finlandia il baricentro della Nato si sposta a Nord-Est. 

Non credo, a Sud ci sono le nazioni più grandi. Italia, Francia, Spagna riescono da sempre a controbilanciare le spinte degli alleati ad Est come Romania, Polonia e i Baltici. L’aggressione russa rinforza anzi l’intera architettura di deterrenza contro Mosca, ad Est come a Sud, nel Mediterraneo.

Il fianco Sud può diventare un banco di prova per la tanto invocata Difesa europea?

Penso di sì. L’Ue esce rafforzata dalla crisi ucraina. Ha dimostrato un’incredibile solidarietà unita ad ambizione politica. Ora deve dar vita a un autentico pilastro della difesa europea nella Nato. E aumentare le capacità di spesa nella Difesa, senza duplicare investimenti e tecnologie.

Mentre la guerra prosegue, la Russia continua a minacciare una possibile risposta nucleare. È credibile?

Mosca ha usato la deterrenza nucleare per scongiurare un intervento della Nato in Ucraina e finora ha funzionato. Quanto all’effettiva possibilità che utilizzi la bomba, credo stia diminuendo di giorno in giorno. Ne è prova il cambio del vocabolario strategico del Cremlino, che ora non parla di “lotta esistenziale” in Ucraina. La minaccia però è reale, e la Crimea è ancora una linea rossa: se fosse assediata, la Russia potrebbe invocare l’uso del nucleare come risposta.


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