Skip to main content

Kramatorsk, Putin allo scoperto. Parla Nelli Feroci

Il presidente dello Iai a Formiche.net: a Kramatorsk l’orrore che diventa metodo, i massacri di civili sono parte della strategia russa. Putin? Non si preoccupa dell’opinione interna, è il vantaggio degli autocrati. Applausi all’Ue: sulle sanzioni si può fare di più, ma quanti tabù già infranti

In Ucraina dopo Bucha si piange Kramatorsk. L’attacco missilistico sulla stazione nell’Est del Paese, al confine con il Donbas, ha fatto decine di vittime tra i civili in partenza. Un missile russo, accusa Kiev e le agenzie di intelligence occidentali. Un missile ucraino, negano a Mosca. Un atto “spregevole”, dice la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in visita a Kyiv da Volodymyr Zelensky. Per Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Iai (Istituto affari internazionali) e già ambasciatore in Ue, Vladimir Putin ha già rinunciato a vincere un’altra guerra, quella che si combatte nella narrazione internazionale, “non ne ha bisogno”.

Prima Bucha, ora Kramatorsk. La strage di civili è diventata un metodo?

Purtroppo non lo scopriamo oggi, è ormai un pilastro della strategia russa nell’invasione, già sperimentata a Mariupol. Avendo rinunciato a occupare il Paese nella parte Ovest, ritiratasi dai maggiori centri urbani, la Russia prosegue questo martellante bombardamento sui centri abitati. Operazioni dai costi modesti ma con un impatto devastante.

Alcuni dei massacri sono alla luce del sole. A Bucha i cadaveri sono rimasti in strada settimane. Il Cremlino sembra non impegnarsi a negare la responsabilità. È così?

Non lo fa perché sa di non andare incontro a gravi conseguenze. I russi non danno peso alle indagini internazionali sui crimini di guerra annunciate in questi giorni. E il governo, come in tutte le autocrazie, non deve fare i conti con l’opinione pubblica. I sondaggi danno Putin all’80% di gradimento, il sistema di censura è molto efficace.

Von der Leyen è a Kyiv. L’Ue sta facendo abbastanza?

Sì. L’Ue non è un’alleanza militare ma ha nondimeno preso decisioni cruciali nei confronti della Russia, tra cui cinque pacchetti di sanzioni senza precedenti. Ha scelto di usare fondi del bilancio comunitario per fornire armi all’Ucraina, anche questo un primato.

Ora ha messo nel mirino l’energia russa, si inizia da carbone e petrolio. C’è chi dice sia troppo poco.

Bloccare le importazioni di carbone dalla Russia è un forte segnale politico. L’Ue rompe un tabù, per la prima volta sanziona un prodotto energetico. Il prossimo passo è l’embargo sul greggio, è fattibile. Il gas invece è più complicato, sostituirlo richiede tempi lunghi e ben altri costi.

La Cina rimane in bilico. La mediazione era un’illusione?

Nulla di sorprendente, Pechino tiene fede alla sua tradizione diplomatica. Non vuole farsi trascinare nel conflitto e non vuole nemmeno che duri a lungo. La Cina ha bisogno di stabilità internazionale, i tassi di crescita degli ultimi anni ne fanno una priorità. Ma non si impegnerà in una mediazione attiva.



×

Iscriviti alla newsletter