Il capo del Comando strategico degli Stati Uniti, ammiraglio Charles Richard, lancia l’allarme: il riarmo atomico cinese mette a rischio il concetto di deterrenza. A preoccupare l’evoluzione delle tecnologie dirompenti e soprattutto ipersonica di Pechino “un risultato tecnologico con gravi implicazioni per la stabilità strategica”
L’espansione dell’arsenale strategico e nucleare cinese è “mozzafiato”. A segnalarlo, con preoccupazione, è il capo del Comando strategico degli Stati Uniti, ammiraglio Charles Richard, in una nota pubblicata sul sito della sottocommissione Stanziamenti della Difesa della Camera dei rappresentati, in vista dell’udienza (a porte chiuse) dell’ammiraglio davanti ai legislatori di Washington. Per l’ufficiale americano, questo build-up di Pechino rischia di mettere in moto una rapida escalation tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare.
Un rischio per la deterrenza
Secondo quanto registrato da Richard, sia la Cina sia la Russia hanno la capacità di effettuare “una escalation unilaterale di un conflitto a qualsiasi livello di violenza, in qualsiasi dominio, in tutto il mondo, con qualsiasi strumento di potere nazionale, e in qualsiasi momento”. Ogni piano operativo del Pentagono, spiega ancora l’ammiraglio, “si basa sul presupposto che la deterrenza strategica, e in particolare la deterrenza nucleare, funzionino”. Invece, “le Forze armate statunitensi non hanno più il lusso di dare per scontato che il rischio sia sempre basso, soprattutto durante una crisi”. Se la deterrenza fallisse, “nessun altro piano o capacità del Dipartimento della Difesa funzionerà come previsto”, ha aggiunto Richard.
La minaccia ipersonica di Pechino
A preoccupare gli analisti del Pentagono è in particolare l’evoluzione ipersonica messa in campo dalla Cina, che lo scorso luglio ha effettuato il primo test di un missile balistico intercontinentale a planata ipersonica “un risultato tecnologico con gravi implicazioni per la stabilità strategica” ha spiegato ancora Richard. Secondo la testimonianza rilasciata dall’ammiraglio, il mezzo ipersonico avrebbe volato per 40mila chilometri per più di cento minuti, “la distanza più grande e il tempo di volo più lungo mai coperta fino ad oggi da un qualsiasi sistema d’arma di attacco terrestre in dotazione alle nazioni”.
Il potenziamento strategico cinese
La Cina, inoltre, starebbe investendo non solo nella tecnologia ipersonica, ma anche nello sviluppo di diversi sistemi d’arma all’avanguardia: dalle armi ad energia diretta offensive e difensive, capaci di mettere in difficoltà i sistemi di difesa missilistica occidentali, a nuovi sistemi anti-satellite, anti-missile e anti-drone. Pechino starebbe anche incrementato la costruzione di basi missilistiche nucleari nella Cina occidentale, ciascuna delle quali in grado di ospitare un centinaio di silos, dotando il Paese della capacità di raggiungere con i propri Icbm anche gli Stati Uniti continentali.
I test americani
Naturalmente, gli Stati Uniti non sono rimasti a guardare, e hanno incrementato da tempo il proprio livello di investimenti nella ricerca e nello sviluppo di sistemi ipersonici. A metà marzo, inoltre, la Difesa a stelle e strisce ha testato con successo un missile ipersonico, risultato tenuto nascosto per settimane per evitare l’escalation delle tensioni con la Russia alla vigilia del viaggio presidenziale di Joe Biden in Europa. Secondo la Cnn, il sistema denominato Hypersonic air-breathing weapon concept (Hawc), sviluppato dalla Lockheed Martin, sarebbe stato lanciato da un bombardiere B-52 al largo della costa occidentale degli Stati Uniti. Il missile avrebbe volato a circa venti chilometri di quota per circa 500 chilometri in meno di cinque minuti, a una velocità di circa seimila chilometri all’ora. Il test sarebbe stato effettuato qualche giorno dopo la dichiarazione di Mosca di aver usato un proprio missile ipersonico in Ucraina per colpire un magazzino di munizioni.