L’industria italiana del vetro, a due anni dalla crisi pandemica, fa il check up del suo stato di salute e sui progressi produttivi e ambientali, con uno sguardo al futuro, offuscato dalla crisi delle materie prime e dalla guerra in corso, con l’anticipazione del nuovo Rapporto di Sostenibilità di Assovetro. Il commento di Gianni Scotti, presidente del Consorzio recupero vetro
La produzione di bottiglie in vetro, il packaging Doc per i prodotti di eccellenza del made in Italy, nei primi mesi del 2021 ha registrato una crescita del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: le sole bottiglie sono arrivate a 3 milioni di tonnellate ed è prevista la realizzazione di nuovi forni per ampliare la capacità produttiva, confermando così la posizione dell’industria italiana dei contenitori in vetro al primo posto in Europa con il 21,3% di valore di produzione, (la Francia è al 18%, la Germania al 17,6%).
Ma non è solo la produzione ad aver raggiunto risultati incoraggianti. Anche le performance ambientali e sociali hanno realizzato avanzamenti: le emissioni di CO2 per tonnellata di vetro fuso evidenziano una costante diminuzione e, tra il 2016 e il 2020, sono diminuite del 6,2% e del 50% negli ultimi 50 anni. Il tasso di riciclo a raggiunto il 78,6% e l’efficienza dell’utilizzo delle risorse risulta particolarmente elevata.
L’industria italiana del vetro, a due anni dalla crisi pandemica, fa il check up del suo stato di salute e sui progressi produttivi e ambientali, con uno sguardo al futuro, offuscato dalla crisi delle materie prime e dalla guerra in corso, con l’anticipazione del nuovo Rapporto di Sostenibilità di Assovetro, l’Associazione Nazionale degli Industriali del Vetro di Confindustria.
È la prima delle numerose iniziative che l’Associazione ha in programma per il 2022, dichiarato dall’Onu “Anno Internazionale del Vetro”. Nella risoluzione delle Nazioni Unite si ricorda “il ruolo tecnologico, scientifico, economico, ambientale, storico e artistico del vetro nella nostra società, mettendo in luce le ricche possibilità di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale contributo per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile e delle società inclusive, raggiungere la ripresa economica mondiale e ricostruire meglio dall’epidemia di coronavirus”.
“Il settore, seppur sottoposto a fortissime pressioni a causa del rincaro delle materie prime, dei trasporti e dell’energia – , ha affermato Marco Ravasi, presidente della sezione vetro cavo di Assovetro, – è impegnato a garantire bottiglie e vasetti ai produttori delle eccellenze agroalimentari italiane e, per questo, abbiamo confermato investimenti nell’ampliamento di capacità produttiva e nella progettazione di nuovi forni. Il vetro, inoltre, garantisce anche la sicurezza alimentare: dopo la pandemia, infatti, il 67% degli italiani si è detto preoccupato per la sicurezza alimentare e l’igiene dei contenitori”.
In Italia abbiamo 14 aziende con 39 stabilimenti che producono packaging in vetro: 27 al Nord, 7 al Centro, 5 al Sud. Contano 7 mila 800 addetti con un fatturato annuo di 2,4 milioni di euro. Le previsioni dell’industria del vetro nel nostro Paese parlano di un trend di crescita, tra il 2020 e il 2024, con più 500 posti di lavoro, la messa in opera di ulteriori 5 forni di fusione con un investimento di 400 milioni di euro e un aumento della produzione di 500 mila tonnellate di contenitori l’anno e investimenti di 250 milioni di euro l’anno in impianti e macchinari.
Un’industria che nel campo del riciclo ha fatto registrare risultati eccellenti, passando dal 73,3% del 2019 al 78,6% del 2020, superando con molti di anni di anticipo quel 75% che la direttiva europea prevede al 2030. E questo grazie al lavoro svolto da Co.Re.Ve., il Consorzio Recupero Vetro aderente a Conai. Grazie all’Accordo con Anci, l’Associazione dei Comuni Italiani, il Consorzio garantisce “il ritiro e l’avvio al riciclo di tutti i rifiuti di imballaggio raccolti dai Comuni” e “il riconoscimento agli stessi di un corrispettivo in funzione di quantità e qualità dei rifiuti consegnati”: 86 milioni di euro erogati ai Comuni nel 2020 e 320 milioni di euro risparmiati per i mancati costi di smaltimento in discarica.
“Il consorzio ormai convenziona più del 95% dei Comuni italiani – ha dichiarato a Formiche.net Gianni Scotti, presidente di Co.Re.Ve – e raccoglie più di 2mila 500 tonnellate di rottame di vetro che viene trasformato in materia prima seconda con grandi benefici di risparmio energetico e di emissioni di CO2 rispetto all’utilizzo di materie prime vergini. Questo pone l’Italia al primo posto in Europa per il riciclo del vetro superando i target europei per il 2025 e prossimi a quelli fissati per il 2030. Obiettivo del Consorzio è migliorare la raccolta nel sud, oggi ancora inferiore al nord e per questo stiamo lanciando importanti investimenti”.
Il vetro è un materiale “modello” per l’economia circolare. Può essere considerato un “materiale permanente”; mantiene, infatti, inalterate le proprie caratteristiche chimico-fisiche nel tempo, può essere riutilizzato e riciclato infinite volte senza alcuna perdita di qualità. Grazie a un efficace sistema di raccolta che garantisce un’adeguata qualità del rottame, il vetro può essere immesso nel ciclo produttivo senza perdere le caratteristiche originarie.
L’impiego di rottame di vetro nella composizione della “miscela vetrificabile” consente importanti risparmi energetici, sia indiretti con la sostituzione di materie prime ad alto contenuto energetico, sia diretti legati ad una riduzione dell’energia di fusione. Alta anche l’efficienza nell’utilizzo delle risorse: per una tonnellata di vetro fuso, è necessario un input di 1,1 tonnellate di materiali.
Il Rapporto di Sostenibilità di Assovetro ha coinvolto 19 aziende, 15 produttrici di vetro cavo e 4 di vetro piano, che rappresentano il 90% dell’industria vetraria italiana e ha rilevato tutte le prestazioni ambientali, economiche e sociali del settore. Sotto il profilo ambientale, l’andamento delle emissioni di CO2 equivalenti per tonnellata di vetro fuso, evidenzia la costante diminuzione del valore considerato per unità di prodotto, in calo del 6,2% dal 2016 al 2020. Valori, questi, che confermano come l’industria del vetro abbia migliorato le sue performance negli ultimi decenni riducendo le emissioni di gas serra.
Lo stesso rapporto evidenzia l’ “alta sostenibilità sociale” dell’industria vetraria italiana. A fine 2020 le aziende di vetro cavo e di vetro piano impiegavano, complessivamente, 11 mila 738 addetti, con una crescita di quasi il 4% rispetto al 2016. Sotto il profilo contrattuale, i due comparti si caratterizzano per la predominanza (93,6%) di contratti a tempo indeterminato.