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I tre nodi della riforma Cartabia sciolti da Mirabelli

Il presidente emerito della Corte Costituzionale: “Sul sorteggio, il rischio che intravedo è che con questo sistema si possa rafforzare la presa delle correnti della magistratura”

È approdata in Aula alla Camera, portandosi dietro una pioggia di emendamenti (anche della maggioranza, e con non poca sorpresa dei 5 Stelle) e un uragano di polemiche. La riforma della Giustizia è un altro banco di prova per il governo. Il testo elaborato dalla guardasigilli Marta Cartabia scontenta un po’ tutti. I venti più turbolenti spirano in casa centrodestra, con la responsabile Giustizia del Carroccio Giulia Bongiorno intenzionata a confermare gli emendamenti ricalcando, di fatto, i quesiti referendari. Responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere e legge Severino. La cosa su cui molti concordano, invece, è “l’intempestività” dello sciopero dei magistrati indetto dall’Anm. Manifestazione dalla quale anche la corrente progressista dei togati, Magistratura democratica, si è dissociata. D’altra parte si tratta di istituti “a cui, i funzionari dello Stato, specie i magistrati, dovrebbero ricorrere solamente in casi eccezionali. In questo senso, mi pare che non sussistano i presupposti”. A dirlo è il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli.

Presidente, sposa la tesi di Magistratura democratica?

Ne faccio più che altro una questione di opportunità. Uno sciopero dei magistrati sarebbe condivisibile laddove si verificassero delle condizioni che potrebbero mettere a rischio l’indipendenza della magistratura o qualora si riscontrassero rischi seri per la democrazia. Non mi pare sia questo il caso. Ne per l’una ne per l’altra situazione.

I punti di scontro della politica, su questa riforma, sono essenzialmente tre. Ma vediamoli uno per uno. La separazione delle carriere secondo lei è auspicabile?

Questa è una battaglia antica. Paradossalmente però, se si arrivasse a separare le carriere si otterrebbero gli effetti opposti rispetto a quelli sperati da coloro che la caldeggiano.

Non la seguo. 

In questo processo, intravedo il rischio che si possa creare una sottogruppo corporativo dei pubblici ministeri, ancor più potente e indipendente. C’è addirittura chi paventava due Consigli superiori della magistratura, uno per i giudicanti e uno per i requirenti.

Come si potrebbe ovviare a questa impasse?

L’ideale sarebbe prevedere un periodo, precedente all’assegnazione delle funzioni nell’ambito degli uffici giudiziari, di formazione comune. Una formazione che si sostanzi in una dimensione di collegialità, che è un valore prezioso per la magistratura. Specie per quella giudicante.

Sul sorteggio nel Csm che idea ha?

La legge prevede il sorteggio dei distretti di Corte d’Appello per formare i collegi. Il rischio che intravedo, tuttavia, è che nelle circoscrizioni elettorali, con questo sistema, si possa rafforzare la presa delle correnti della magistratura.

Perché?

Perché i gruppi organizzati riescono a gestire meglio le “campagne” elettorali. Diciamo che, per i membri del Csm, sarebbe ideale essere il più distanti possibile dalle logiche correntizie. Tanto più che, senza mettere in dubbio la professionalità dei magistrati, spesso l’appartenenza a una corrente piuttosto che a un’altra può essere una condizione che concorre alla designazione in un ufficio direttivo.

C’è chi, anche a fronte dei vari scandali che hanno coinvolto il mondo della magistratura, chiede un sistema di valutazione dell’operato dei magistrati basato sulla meritocrazia. Che ne pensa?

Comprendo l’esigenza di una valutazione ma, a onor del vero, quella dei magistrati è una delle categorie più controllate.

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