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Così la Russia naviga verso il default secondo Moody’s

Il prossimo 4 maggio scadrà il periodo di grazia legato a 2 miliardi di pagamenti in rubli relativi ai bond rimborsati ai primi di aprile. Ma per l’agenzia di rating il Cremlino ha violato i contratti che prevedono versamenti in dollari. E ora potrebbe pagarne il conto, a pochi giorni dal default delle ferrovie russe

A dispetto delle rassicurazioni di facciata, l’economia russa cominciava a perdere i suoi primi pezzi pregiati e un po’ tutti lo sapevano o almeno lo intuivano. Giusto pochi giorni fa, il primo vero default, quello delle ferrovie statali, le Russian Railways. E ora la sensazione è che si sia scoperchiato il classico vaso di Pandora e che un default della Russia non sia uno scenario così remoto.

Certo, l’Occidente e l’Europa comprano ancora tanto gas e petrolio dall’ex Urss, tenendone nei fatti in piedi le finanze. Eppure c’è chi, come l’agenzia di rating Moody’s, ha già cerchiato una data sul calendario con il rosso: il 4 maggio. Quel giorno, come raccontato tre settimane fa da Formiche.net, scadrà il periodo di grazia legato al mancato pagamento in dollari di alcuni bond sovrani per un ammontare di 2 miliardi, lo scorso 4 aprile. Soldi versati da Mosca ai creditori, ma in rubli, dunque in una moneta che gli stessi investitori, contratto delle obbligazioni statali alla mano, non sono tenuti ad accettare. E che per giunta si apprezza sul dollaro a quota 81.

Quindi secondo l’agenzia di rating, i recenti pagamenti in rubli effettuati da Mosca su obbligazioni in dollari saranno dunque considerati default se la situazione non venisse sanata entro 30 giorni dalla scadenza delle tranche, ovvero il 4 maggio.

La decisione del governo russo di effettuare due pagamenti dovuti il 4 aprile in valuta locale modifica infatti i termini dei contratti originari delle obbligazioni. “I contratti obbligazionari non prevedono il rimborso in altra valuta diversa dal dollaro”, spiega Moody’s. Per la quale alcuni eurobond russi, emessi dopo il 2018, consentono pagamenti in rubli a determinate condizioni, mentre per quelli emessi prima di quella data, con scadenza nel 2022 e nel 2042, non è previsto. “Il punto di vista di Moody’s è che gli investitori non hanno ottenuto quanto scritto nel contratto, in valuta estera, alla data di scadenza del pagamento”, tuona l’agenzia di rating.

Nell’attesa di capire se default sarà, qualcuno intanto a gambe all’aria c’è finito per davvero. La compagnia statale Russian Railways, è stata dichiarata inadempiente da una commissione di controllo sui derivati dopo aver mancato il pagamento di interessi su un bond. Il danno è grosso, visto che si tratta del principale datore di lavoro del Paese, con oltre 700mila dipendenti e una delle tre più grandi aziende di trasporto ferroviario al mondo.

Secondo Bloomberg il pagamento della cedola sarebbe dovuto avvenire entro il 14 marzo, con un periodo di tolleranza di 10 giorni, secondo il Credit Derivatives Determinations Committee britannico, organismo che regola i termini internazionali di gestione dei crediti sui derivati. Il mancato pagamento sarebbe conseguenza delle sanzioni internazionali inflitte alla Russia per il conflitto in Ucraina, dal momento che le ferrovie avrebbero tentato il pagamento, ma sarebbero rimaste bloccate da “obblighi di conformità all’interno della rete bancaria”.
Il default delle ferrovie russe tira persino in ballo anche l’Italia. La scorsa estate, Unicredit ha concesso a Russian Railways un finanziamento internazionale legato alle performance ambientali, prima azienda del settore dei trasporti in Russia ad assicurarsi questo tipo di finanziamento. Nel dettaglio, si è trattato di una linea di credito legata alla sostenibilità da 585 milioni di franchi svizzeri (circa 545 milioni), a 7 anni, con interessi correlati al raggiungimento degli obiettivi annuali di sviluppo sostenibile dell’azienda, in base alla strategia ecologica fino al 2030 (riduzione delle emissioni, del consumo di acqua e della percentuale di residui da smaltire).


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