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Sicurezza e democrazia. L’intelligence vista da Gabrielli, Gorelick e Pagani

Dal ruolo della politica all’uso del soft power e delle nuove tecnologie, nel corso della presentazione del Manuale di Intelligence e servizi segreti, scritto da Alberto Pagani, Franco Gabrielli, Robert Gorelick, Andrea Manciulli e Mario Caligiuri si sono confrontati sulla natura dei servizi informativi e sull’importanza che rivestono per la sicurezza e la tutela della democrazia

Un libro per accompagnare addetti ai lavori e semplici curiosi attraverso le diverse dimensioni del mondo dell’Intelligence e dei servizi segreti, dalla storia, alla geopolitica, alla strategia militare. È il tema delle 450 pagine e più del “Manuale di Intelligence e servizi segreti. Antologia per principianti, politici e militari, civili e gente comune: storia, organizzazione, tecnologia, strategia, geopolitica e metodologia” (Rubbettino), il libro di Alberto Pagani, capogruppo Pd alla commissione Difesa della Camera dei deputati, presentato a Roma insieme a Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza nazionale, Andrea Manciulli, presidente di EuropaAtlantica (autore della prefazione del libro insieme con Marco Minniti), Mario Caliguri, presidente della Società italiana Intelligence (autore della presentazione del libro) e Robert Gorelick, già capo della Cia in Italia.

Un manuale d’Intelligence

La complessità della relazione tra ciclo dell’Intelligence e decisioni politiche è solo uno dei numerosi argomenti trattati dal volume, un viaggio che non passa solo per date e avvenimenti storici, ma anche attraverso la letteratura e il cinema, dai richiami a Moby Dick alle citazioni di 007. Così la dimensione più tecnica e organizzativa delle agenzie di Intelligence si intreccia con le storie di spionaggio, fino a portare il lettore alle soglie delle prospettive future del settore, che vedono sempre più preponderanti le nuove tecnologie e il mondo cibernetico, dai big data all’Internet of things. Non solo, si parla anche di fragilità delle infrastrutture critiche e delle minacce di varia natura che possono derivare dalle fake news e dalla infowar (guerra dell’informazione), temi di attualità rivelatisi critici anche alla luce del conflitto ucraino.

Il ruolo della politica

Per l’autore stesso, tuttavia, il libro non è stato scritto per proporre delle istruzioni tecniche a chi opera nell’Intelligence, “ma una visione da politico di questo strumento, perché la politica è un pezzo essenziale del ciclo dell’Intelligence, la indirizza”. Secondo Pagani, proprio per questo motivo è fondamentale che la politica sappia come funziona il meccanismo dell’Intelligence per poter svolgere il suo compito: scegliere cosa si deve indagare. “Non dico che il politico debba essere un veggente – ha approfondito Pagani – ma nel momento in cui partecipa al ciclo dell’Intelligence ha il dovere di orientare l’organizzazione ad acquisire le capacità di analizzare lo scenario e non di raccontarne solamente il fatto” permettendogli di immaginare e pianificare sul lungo periodo. Una politica che guardi al domani, per “collegare quello che c’è, con quello che vorremmo ci fosse”.

L’importanza delle informazioni nel XXI secolo

“È un libro significativo, perché l’età che stiamo vivendo è segnata dalla disinformazione in maniera strutturale”, ha commentato Mario Caligiuri, che oltre a curare la presentazione del volume lo ha adottato come manuale di testo per il suo corso di Intelligence all’università della Calabria. “È un libro che dimostra come l’Intelligence rappresenti un sapere necessario per il XXI secolo – dice ancora Caligiuri – lo stiamo vedendo adesso con la guerra: oggi tutto è indistinto, e l’Intelligence è un’ancora di salvezza che può servire per fronteggiare i rischi permanenti all’interno dei quali noi siamo immersi”. Il vero potere, dunque, è ancora oggi l’uso che si fa delle informazioni “sapere quali informazioni ignorare”.

La riforma dei servizi

L’evento è stato l’occasione per parlare anche delle esigenze odierne dei servizi di informazione del nostro Paese. Sul tema è intervenuto Franco Gabrielli, scelto dal premier Mario Draghi per vigilare sul comparto un anno fa, che ha sottolineato la necessità di una riforma unitaria dei Servizi, oggi divisi nelle due agenzie, Aisi (interno) e Aise (estero) coordinate dal Dis, diretto dall’ambasciatrice Elisabetta Belloni. “Quando fui ascoltato all’epoca in Parlamento dissi che sarebbe stato preferibile un servizio unico a una pluralità di servizi”, ha spiegato il sottosegretario, aggiungendo che “nell’epoca in cui viviamo mi sfugge la distinzione tra interno ed esterno su materie come cybersecurity, ecofin, terrorismo”.

Uno strumento a tutela della democrazia

Per Robert Gorelick, il punto importante toccato dal volume di Pagani è la riflessione fatta sul concetto di democrazia: “Quando ho cominciato a lavorare era nel periodo della Guerra fredda, e l’idea di democrazia era veramente molto importante, si lottava per quello”. Dopo la caduta del muro di Berlino, per l’ex capo della Cia in Italia, questo concetto è andato un po’ perdendosi, e i servizi si sono concentrati su altri temi come la lotta al terrorismo: “Abbiamo forse perduto questa idea di democrazia, e questo è un peccato. Oggi c’è chi parla del sistema di Intelligence come un sistema occulto contro la democrazia, ma com’è scritto nel libro, l’Intelligence è uno strumento della democrazia, essenziale per difenderla e renderla più forte e credibile”.

L’importanza del soft power

Le sfide del futuro non potranno prescindere da una comunicazione strategica rivolta anche all’esterno, con un’azione profonda di soft power da parte dell’Intelligence diretta a tutelare la democrazia. “Come l’avvento della polvere da sparo cambiò non soltanto la guerra, ma anche la società, la stessa cosa accade oggi: la guerra che stiamo osservando sarebbe diversa senza la comunicazione, senza questo costante confronto con i social network, con l’informazione”, ha detto Andrea Manciulli, sottolineando quanto ancora non sappiamo misurare il peso della comunicazione nei conflitti e nella percezione dell’insicurezza nell’opinione pubblica, capace di cambiare i “comportamenti politici e gli orientamenti di vita”.


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