Zack Cooper, esperto dell’American for enterprise institute (Aei): Xi rimane in bilico sulla guerra, non potrà farlo a lungo. Covid e crisi economica priorità del partito. Nucleare e Aukus? L’Indo-Pacifico per Biden è una priorità
Due fronti aperti sono tanti, troppi, perfino per gli Stati Uniti. La scoperta di un nuovo arsenale nucleare nella regione cinese di Gansu, fotografato dalle immagini satellitari del Wall Street Journal, segnala una preoccupante accelerazione nella corsa agli armamenti di Pechino e aggiunge benzina sul fuoco della guerra russa in Est Europa. Zack Cooper, senior fellow dell’American enterprise institute (Aei), crede che dietro l’apparente equilibrismo cinese sulla crisi ucraina nasconda in verità una netta scelta di campo.
Come valuta le mosse di Pechino?
Sono piuttosto sorpreso. Non mi aspettavo che sostenesse così apertamente Mosca. Xi ha chiarito due cose. La prima: se deve scegliere tra Stati Uniti e Russia, sceglie la Russia. La seconda: è convinto che l’Europa non è davvero così critica dell’invasione russa.
Perché?
È una convinzione diffusa. Molti cinesi pensano che in Ucraina sia in atto uno scontro tra Stati Uniti e Russia, nient’altro. Un errore di giudizio che può avere costi significativi.
La Cina sceglierà definitivamente da che parte stare?
Spera di poter restare con il piede in due scarpe, nel lungo periodo non è sostenibile. La guerra durerà mesi, forse di più, la Cina non potrà rimanere in bilico tra Europa e Russia. Finora è riuscita a evitare una scelta definitiva: non si è schierata al cento per cento con i russi, ha in parte rispettato le sanzioni occidentali e le sue aziende sono molto caute.
Per Xi e il Partito comunista cinese ci possono essere ripercussioni?
Sì. Questo equilibrismo darà un duro colpo alla reputazione globale della Cina. Credo che a Pechino non ne abbiano capito la gravità. Il summit con l’Ue è stato eloquente: i cinesi credevano di poter proseguire nelle relazioni con i partner europei come nulla fosse. A Bruxelles gli hanno spiegato che non è così.
Taiwan rischia più di prima?
Difficile dirlo, tenderei a rispondere no. In vista del Congresso di autunno con ogni probabilità la priorità per il partito è garantire la stabilità. Dunque anzitutto uscire dalla stagnazione economica e uscire dalla morsa della pandemia che a Hong Kong e altrove mostra la sua violenza. Mi aspetto che nei prossimi mesi Xi e il partito si concentrino su questioni di politica interna: la guerra in Ucraina sarà derubricata a un dossier di second’ordine.
Intanto continua l’escalation militare. Da una parte le testate nucleari cinesi, dall’altra Aukus, l’alleanza tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia che ora coinvolgerà il programma di missili ipersonici.
Aukus è un’alleanza militare significativa, probabilmente cambierà il volto alla competizione con la Cina nella regione Asia Pacifico, ma non è un passaggio epocale. Da tempo per gli Stati Uniti l’Asia e partner come l’Australia sono in cima all’agenda, non lo scopriamo oggi.