Due ore “in un clima di piena collaborazione”, spiega il presidente Urso. Attenzione sui vari fronti della guerra di Putin. Audizione completa, raccontano fonti a Formiche.net. Ma non si è parlato degli “aiuti” russi del 2020: il Comitato, deluso dall’incontro con Conte, sta per fissare appuntamenti con Miozzo (ex Cts) e i generali Vecciarelli e Portolano
Due ore di audizione al Copasir, la prima per Mario Draghi da quando, un anno e due mesi fa, è diventato del presidente del Consiglio. Ad accompagnarlo c’era Franco Gabrielli, Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica.
Adolfo Urso, presidente del Comitato e senatore di Fratelli d’Italia, ha spiegato in una nota che l’incontro è avvenuto “in un clima di piena collaborazione”. Il presidente del Consiglio si è reso disponibile a rispondere a tutte le domande dei commissari, con precisione e senza divagazione, raccontano alcune fonti a Formiche.net. Si è trattata, spiegano, di un’audizione completa sulla situazione in Ucraina. Come ha illustrato Urso nella sua nota, infatti, “sono state approfondite tutte le tematiche inerenti la invasione russa in Ucraina, anche in riferimento alla sicurezza energetica e cibernetica e alle misure predisposte dal governo in merito all’impatto delle sanzioni sul sistema sociale ed economico del Paese”. Particolare attenzione, recita ancora il comunicato, è stata rivolta “anche alla evoluzione della crisi e al ruolo che l’Italia può svolgere nel quadro europeo e atlantico, nella consapevolezza della gravità della situazione”.
Stando a quanto ricostruito da Formiche.net, non si è parlato direttamente dell’ipotesi di embargo energetico sulla Russia. Ma il presidente del Consiglio, che la prossima settimana sarà in Algeria, ha dato “rassicurazioni” sul lavoro del governo, con il ministero degli Esteri guidato Luigi Di Maio in prima fila, per diversificazione le fonti di approvvigionamento energetico e diminuire la dipendenza dalla Russia.
Si è parlato anche, seppur brevemente, di Cina. In particolare delle attività del governo di Pechino nel cyberspazio. Nei giorni scorsi, l’intelligence ucraina aveva denunciato che hacker legati alla Cina avrebbero condotto un cyber-attacco su vasta scala contro alcune strutture ucraine, anche militari e nucleari, fino a poche ore prima dell’attacco russo del 24 febbraio. “Il National Cyber Security Centre sta indagando su queste accuse con i nostri partner internazionali”, aveva dichiarato un portavoce del governo britannico al Times, il giornale che aveva rivelato le informazioni di Kiev. Se confermato, ciò dimostrerebbe la collaborazione tra Pechino e Mosca, come spiegato su Formiche.net.
Sono rimasti delusi i commissari che avevano pronta una domanda per il presidente sull’ipotesi di espulsione di diplomatici russi dall’Italia dopo le mosse di Francia e Germania di ieri. Il ministro Di Maio ha annunciato la decisione (30 dichiarati persona non grata) pochi minuti prima che Draghi arrivasse a Palazzo San Macuto.
Non si è parlato affatto, invece, sempre a quanto ricostruito da Formiche.net, degli “aiuti” russi all’Italia tra marzo e aprile del 2020 per il Covid-19. Su questa faccenda, a cavallo tra possibili attività di spionaggio condotte sul luogo e di disinformazione, il Copasir ha sentito recentemente Giuseppe Conte, presidente del Consiglio in quel periodo. Il Copasir, non soddisfatto, vuole fare chiarezza attorno a quella missione, sulle responsabilità politiche di ciò che è accaduto – non soltanto su che cosa hanno fatto i russi, ma anche su che cosa avrebbero potuto fare.
Per questo la scorsa settimana sono state deliberate, ma non ancora fissate in agenda, altre tre audizioni: quelle di Agostino Miozzo, allora membro del Comitato tecnico scientifico, del generale Enzo Vecciarelli, al tempo capo di Stato maggiore della Difesa, e del generale Luciano Portolano, che all’epoca guidava il Comando operativo di vertice interforze. Quest’ultimo avrebbe recentemente detto di “missione anomala da ogni punto di vista, ma quando lo segnalai venni preso per paranoico”.