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Anche la Grecia sceglie l’F-35. Una squadriglia entro il 2030

Il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, in vista negli Stati Uniti ha confermato la volontà di Atene di acquistare gli F-35 e di metterli in servizio entro la fine del decennio. Aumenta così il numero di nazioni europee dotate del caccia di quinta generazione della Lockheed Martin

Entro la fine del decennio l’Aeronautica militare greca potrebbe mettere in servizio una squadriglia di F-35. A rivelarlo lo stesso primo ministro ellenico, Kyriakos Mitsotakis, a margine dell’incontro con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, durante la visita del premier greco a Washington. Atene, dunque, starebbe valutando l’acquisto dei caccia di quinta generazione: “Inizieremo la procedura per l’acquisizione di una squadriglia di velivoli F-35”, ha detto Mitsotakis, aggiungendo la propria soddisfazione per il fatto che “venerdì Lockheed Martin abbia ufficialmente espresso il suo interesse a investire nell’aerospazio ellenico”.

Gli F-35 europei

La potenziale adesione di Atene segna un ulteriore successo per il programma Joint strike fighter. Con le partecipazioni di Germania, Finlandia e Svizzera al programma, l’F-35 si sta attestando come il miglior caccia a livello di vendite, in particolare in Europa. L’interesse della Grecia nell’acquisizione degli F-35 per l’aviazione militare greca, mira a rafforzare ulteriormente le capacità di difesa elleniche, garantendo al tempo stesso l’interoperabilità con le altre forze armate europee oltre che statunitensi.

Il rafforzamento dell’aviazione ellenica

Il ministero della Difesa della Grecia sta procedendo con il rafforzamento della propria componente aerea fin dal 2020, con l’acquisto dei caccia Rafale francesi, nonché con velivoli senza pilota e l’aggiornamento complessivo dei sistemi esistenti. L’obiettivo finale è la creazione delle condizioni per la trasformazione della Polemikí aeroporía in una forza aerea in grado di supportare una vasta gamma di operazioni in tutto il Mediterraneo orientale, un’area estremamente delicata anche a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina

L’attenzione dell’Italia

La questione è di estremo interesse anche per l’Italia, dal momento che nel nostro Paese è ospitato, a Cameri, uno dei due soli stabilimenti d’assemblaggio dell’F-35, le Final Assembly and Check-Out (Faco), fuori dagli Stati Uniti (l’altra è in Giappone), e l’unico in Europa, il centro di assemblaggio e verifica finale del programma del caccia della Lockheed Martin. Qui già vengono assemblati i velivoli destinati all’Olanda, e a marzo anche la Svizzera ha deciso di far assemblare i suoi F-35A presso lo stabilimento piemontese. Con l’aggiunta anche di Germania e Finlandia al programma Jsf, l’Italia già si trova in una posizione privilegiata per inserirsi nella linea di produzione anche dei caccia destinati alle nazioni del Vecchio continente. L’adesione anche di Atene al progetto potrebbe rappresentare per le nostre industrie coinvolte un ulteriore momento di partecipazione.

Gli F-35 italiani

L’Italia ha partecipato al programma F-35 fin dall’inizio e l’Aeronautica militare e la Marina militare utilizzano attualmente gli aerei in versione convenzionale (versione A) e a decollo corto e atterraggio verticale (versione B). Il valore del programma F-35 è stato ribadito anche dal Documento programmatico pluriennale (Dpp) della Difesa per il triennio 2021-2023, firmato ad agosto del 2021 dal ministro Lorenzo Guerini. Gli impegni per il caccia di quinta generazione sono stati tutti confermati, con la divisione tra Fase 1 e 2. Il Dpp ha anche spiegato che “nell’ambito dell’opportuna strategia di compressione temporale del programma, nel 2022 si perfezioneranno gli atti negoziali preliminari all’avvio della Fase 2B”, per acquisire 35 velivoli per un onere complessivo fino al 2031 dell’ordine di sette miliardi.

L’impegno del ministro

Il ministro Guerini, tra l’altro, dando via alla seconda fase del programma F35, aveva affermato che la decisione avrebbe offerto “indubbie opportunità di ulteriore sviluppo per Cameri, anche in relazione alla possibile adesione di nuovi partner europei al programma, su cui stiamo lavorando con grande impegno, a patto che il nostro stabilimento sia pienamente operativo con le commesse nazionali e sia sempre più in grado di lavorare, garantendo i tempi di consegna e gli standard qualitativi richiesti”. La fase 2 del programma ha rappresentato la condizione imprescindibile per l’auspicabile salto di qualità per il sito di Cameri, al fine di renderlo pienamente complementare allo stabilimento americano di Fort Worth, che è vicino al limite di saturazione della produzione.

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