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Armare Kiev. Jean sul surreale dibattito italiano

La distinzione tra armi difensive e offensive è l’ultimo colpo di coda del surreale dibattito italiano sugli aiuti a Kiev. L’Italia non può fare la differenza, a meno che… L’analisi del generale Carlo Jean

Il dibattito in Italia sugli aiuti militari all’Ucraina è quasi surreale. È ispirato a interessi di partito volti a racimolare qualche voto e da una scarsa conoscenza della realtà. Inizialmente, si è polarizzato sulla differenza fra armi offensive e difensive.

Oggi riguarda quella fra armi “pesanti” e non, nell’assunto che con le prime si rischia l’escalation del conflitto o che si voglia modificarne l’obiettivo: dalla difesa dell’Ucraina alla sconfitta della Russia. Con le seconde invece l’obiettivo sarebbe limitato alla sola difesa dell’Ucraina, senza comportare però la riconquista del Donbas né, tanto meno, quella della Crimea.

La cosa buffa è che qualche “Napoleone” italico, pensa di potere, con l’invio di armi italiane, modificare la strategia di Kiev, quando gli aiuti militari italiani si aggirano sul 2-3% del totale di quelli che l’Ucraina riceve dall’Occidente.

Stranamente, il dibattito non ha riguardato un fatto tecnico: nei primi due mesi della guerra in Ucraina è risultata evidente la superiorità tattica della difesa sull’attacco (che c’entra poco o nulla con la differenza fra armi offensive e difensive).

Oggi i russi sono tornati ad adottare nella battaglia del Donbas la loro tradizionale tattica del logoramento e del fare terra bruciata, con la potenza di fuoco d’artiglieria, missilistico e aereo, prima di dare l’ordine d’attacco alla fanteria e forze corazzate. In questa prevalenza della difesa sull’attacco ha giocato un ruolo essenziale la sorprendente capacità e inventiva ucraine nella guerra elettronica. Esamineremo tale fatto dopo aver approfondito la questione della contrapposizione fra armi offensive e difensive, e fra quelle “pesanti” e quelle che non andrebbero considerate tali.

L’utilizzo più diffuso della differenza fra armi offensive e difensive è nella propaganda. Le prime sono quelle (cattive) del nemico; le seconde sono quelle buone, cioè le nostre. Sotto il profilo tecnico, la differenziazione ha significato solo in due casi.

Intanto, nella valutazione della stabilità reciproca dei deterrenti nucleati strategici. Per essi, la differenza fra sistemi offensivi e sistemi difensivi è netta, poiché i secondi incidono sulle capacità di sopravvivenza dei primi a un attacco di sorpresa e sulle loro capacità distruttive di “secondo colpo”, cioè “anti-risorse” o anti-città. In secondo luogo, vanno considerate difensive le armi delle fortificazioni permanenti, quando non possono essere smontate per assegnarle a forze mobili. Non sono questi i casi dell’Ucraina. Per essa un’arma è un’arma. Diviene offensiva o difensiva a seconda dell’uso che ne viene fatto, cioè a seconda dell’obiettivo politico che si persegue.

L’altra differenziazione, quella fra armi pesanti e armi che non lo sono (per calibro, peso, gittata, ecc.) mi sembra poco applicabile al caso dell’Ucraina. Lo sarebbe solo se si pensasse di fornirle missili che possano colpire Mosca (farlo durante la parata del 9 maggio sarebbe un bel colpo per Kiev!). Ma fortunatamente nessuno pensa di dargliene. Ogni dibattito al riguardo è quindi solo accademico.

Un’altra distinzione, molto dibattuta in Germania, ma non in Italia, riguarda la differenza fra le armi letali e non letali. Le prime possono uccidere o ferire soldati e civili o distruggere risorse e infrastrutture, come depositi, abitazioni e vie di comunicazione. Le seconde servono per la protezione individuale dei combattenti (giubbotti anti-proiettili, elmetti, ecc.), per accrescere le loro capacità (visori notturni, radio, apparati per la guerra elettronica o di GPS), ecc.

La massa delle armi non letali è utilizzata per rendere più efficace l’uso di armi letali. Discussa è l’appartenenza a una delle due categorie delle apparecchiature per attacchi cibernetici. In taluni casi, come l’immissione di Trojan horses o di malware nei sistemi informatici avversari, in particolare nei dispositivi di sicurezza, può provocare danni analoghi a quelli di un bombardamento, come incendi e autodistruzioni. Può giungere a paralizzare componenti essenziali per i sistemi di warning e di comando e controllo nemici, come avvenuto in Ucraina nella prima fase dell’aggressione russa.

La netta inferiorità russa nella “guerra elettronica” ha costituito un importante fattore del successo ucraino nella battaglia a nord di Kiev. Con grande sorpresa di tutti, i russi rivelarono enormi vulnerabilità proprio in un settore, in cui veniva attribuita loro, dalla Nato, una schiacciante superiorità. Rapidamente le loro radio furono bloccate e i russi per collegarsi dovettero ricorrere alla rete di telefonia mobile ucraina.

Non solo i messaggi non più cifrati divennero interpretabili con immediatezza, consentendo di conoscere gli ordini impartiti lungo la rigida catena di comando russa, ma fu possibile la radiolocalizzazione dando vantaggio alla tattica della difesa (allo Starlink fornito da Elon Musk gli ucraini rimasero invece collegati con le loro radio L-3-Harris, fornite dagli Usa, quasi impossibili da intercettare).

La superiorità elettronica ha costituito uno degli elementi cruciali del successo ucraino. Di certo lo stato maggiore russo è corso ai ripari. Non è quindi detto che tale inferiorità rispetto agli ucraini abbia un’importanza altrettanto rilevante nella battaglia del Donbas, anche per l’adozione da parte russa di una strategia più basata sulla potenza di fuoco che sulla manovra.

Infine, in Ucraina, si è constatata la superiorità tattica della difesa sull’offesa. La storia militare registra un’alternanza di tale superiorità, dovuta in talune circostanze alle caratteristiche degli armamenti, in altre a mutamenti nelle concezioni tattiche adottate.

La “linea”, superiore nella difesa ha ceduto la sua superiorità alla “colonna”; il sistema “trincea, reticolato, mitragliatrice” alla blitzkrieg “carro armato-aereo” e così via. L’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e dell’Intelligenza Artificiale ha consentito la produzione di sistemi d’arma – Javelin, Stinger, drones, ecc. – interconnessi con un sistema di allertamento, ricognizione e designazione obiettivi globale e permanente, a cui sono connessi i vari sistemi d’arma. L’attaccante non può più realizzare la sorpresa. Può essere colpito a distanze maggiori del passato. Ne conseguono disastri del tipo di quello subito alla lunga colonna di mezzi corazzati russi bloccata per giorni a Nord di Kiev.

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