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Contro il caro energia basta il mercato. Parola di Ibl

Inutile esercitarsi in interventi muscolari, come la tassa sugli extra-profitti o i tetti al prezzo del gas. Per fermare la corsa dell’energia serve applicare una semplice legge dell’economia, ovvero aumentare l’offerta e contenere la domanda

Contro il caro energia serve meno Stato e più mercato. Parola di Istituto Bruno Leoni, per il quale l’unico modo di risolvere la scarsità di materie prime, a cominciare dal gas, è contenere la domanda e aumentare l’offerta. “I rincari dei prodotti energetici stanno suscitando reazioni confuse in tutto il mondo”, è il preambolo di un editoriale dedicato alla potenziale crisi energetica europea e anche italiana, riconducibile alla guerra in Ucraina.

“L’Italia ha appena introdotto una tassa sugli extraprofitti (il prelievo sui margini extra delle grandi aziende dell’energia, ndr) che rischia di mettere in crisi molte aziende, incluse quelle che non hanno beneficiato degli aumenti dei prezzi. La Francia ha imposto un tetto ai prezzi praticati dal principale venditore di energia elettrica, Edf, mentre la Spagna ha introdotto un complesso meccanismo per contenere i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica. Ma forse nessuno si è finora spinto dove potrebbero arrivare gli Stati Uniti: la Camera ha appena approvato una norma, il Consumer Fuel Price Gouging Prevention Act, finalizzata a vietare qualunque incremento dei prezzi dei carburanti che sia eccessivo”, spiega il Bruno Leoni.

Per il quale la proposta “è discutibile sotto due profili. Il primo è generale: i prezzi dei prodotti energetici non stanno crescendo per effetto della avidità degli imprenditori. Crescono per ragioni legate alla dinamica di domanda e offerta. Non a caso, i segnali di cedimento della domanda globale di energia – trainato sia dal rallentamento dell’economia cinese, sia dalla reazione ai rincari – stanno anche cominciando ad avere un effetto moderatore dei prezzi”.

E, secondo, “cosa rende gli aumenti dei prezzi immotivati? Dove scatta la differenza tra i rincari ragionevoli e irragionevoli? Non esiste alcuna definizione giuridicamente vincolante di questi concetti né può esistere. Non è un caso se, negli Stati Uniti, nel corso degli anni siano state avviate numerose indagini per sgominare i presunti tentativi di gonfiare i prezzi dei carburanti, solo che non hanno quasi mai avuto esito. Iniziative simili si sono viste anche in Europa, con eguale risultato”.

Dunque, “è forse per questo che gli europei tendono a preferire interventi più muscolari, quali appunto i tetti ai prezzi o le imposte straordinarie. Il problema è che la matrice di queste misure, per quanto diverse, è la medesima: l’idea che ci sia un livello dei prezzi giusto e che sia compito dello Stato correggere il mercato quando trova equilibri diversi da quanto sperato”. Nulla di più sbagliato secondo l’Ibl.

“Purtroppo le cose non vanno così: l’unico modo di risolvere la scarsità è contenere la domanda e aumentare l’offerta. Gli interventi di contenimento forzoso dei prezzi, diretti e indiretti, vanno esattamente nella direzione opposta e per questo non rappresentano la soluzione al problema: rappresentano al problema”.

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