Ricordando Marilyn, la relazione più importante è quella che si ha con se stessi. Il naufragio di una vita senza approdi, quando si inabissa nel buio della solitudine, è capace di travolgere bellezza, successo, amore. Una condizione di profonda umanità che, in ogni caso, merita rispetto. Tutte le celebrazioni a 60 anni dalla sua scomparsa nel racconto di Elvira Frojo
A 60 anni dalla sua scomparsa, Marilyn è sempre mito. La dea senza tempo. Icona di stile e bellezza. Frontiera di sensualità. Tutto di Marilyn è stato detto. Arduo provare ad accedere al segreto della sua immagine ma davvero impossibile entrare nella sofferenza e nella solitudine della sua esistenza, sin nell’infanzia, orfana infelice tra case famiglia affidatarie e orfanotrofi.
Un desiderio di riscatto attraverso l’amore e il successo. “Quel che ho dentro nessuno lo vede. Ho pensieri bellissimi che pesano come una lapide”, ha detto la diva. Inimitabile, nel personaggio e nella donna, è la forza e, insieme, la fragilità di una vita tragicamente interrotta, a soli 36 anni, tra congetture e misteri. Travolta da un passato doloroso e da un presente difficile, come ricostruito dal docufilm I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti con le testimonianze di chi ha conosciuto la donna al di là dei riflettori.
Un fascino che ha qualcosa di vulnerabile e commovente. La fragilità nella voce sussurrata, nello sguardo e nel tono delle parole, anche dietro il sorriso, sempre presente. Nella New York che cattura con la sua energia, garante di libertà e diversità, nella città del lusso e della moda che fa comunque tendenza per il resto del globo, gala, mostre ma anche disagi, fallimenti, povertà e violenza svelano le contraddizioni di un mondo sospeso tra sogno e realtà.
E l’intramontabile Marilyn incarna ancora la sintesi del sogno americano. Quest’anno, ancor più, New York celebra la star universale, la ragazza d’oro di Hollywood. Duramente provata dalla pandemia e nell’incertezza dei mercati finanziari globali alimentata dalla guerra russo-ucraina, la metropoli punta sull’arte. Partendo da Marilyn. Il ritratto serigrafico di Andy Warhol, ripreso dal film Niagara, dal titolo Shot Sage Blue Marilyn (1964) ha conquistato, in meno di quattro minuti, con 195 milioni di dollari, il record mondiale da Christie’s durante la vendita della 21st Century Evening Sale. Non è l’immagine più audace della sex symbol ma è l’opera d’arte più costosa del XX secolo e di un artista americano venduta all’asta.
Un’opera realizzata dopo la scomparsa dell’attrice per testimoniare la sofferenza e il dolore dietro la celebrità, come per altre donne famose raffigurate da Warhol. Replicata in più esemplari, con diversi sfondi, manifesta la bellezza che incanta e, insieme, sfugge, dietro il sorriso enigmatico di Marilyn. Il provento della vendita sarà destinato a progetti sanitari e educativi per bambini di tutto il mondo.
Alex Rotter, presidente della casa d’aste, ha commentato: “La Marilyn di Andy Warhol è l’apice assoluto della pop art e la promessa del sogno americano che racchiude ottimismo, fragilità, celebrità e iconografia tutti insieme.” “Uno dei più grandi dipinti di tutti i tempi”.
È ancora Marilyn protagonista dell’evento più glamour dell’anno di New York, al Met Ball, che segna il vernissage della mostra del “Costume Institute” dal tema “Gilded Glamour”, ovvero l’epoca d’oro della storia americana.
Tra decori, ruches, pizzi e ori della serata, Kim Kardashian, attrice, modella e imprenditrice, nota influencer, “fenomeno della cultura pop” come definita da Vogue, dopo dieta ferrea e capelli tinti in biondo platino, ha sfilato sul tappeto rosso con uno degli abiti più iconici della storia americana. Quello che indossò la Monroe, nel 1962, per cantare Happy Birthday al compleanno di John Fitzgerald Kennedy. Un abito, dalla linea a sirena con oltre 6.000 cristalli, battuto all’asta, nel 1999, da Christie’s per oltre un milione di dollari e assegnato (per 4,8 milioni di dollari) al Museo Ripley’s Believe it or not!, custodito in un caveau a temperatura e umidità fissa. Dopo una breve apparizione, per evitare di danneggiare l’abito più costoso del mondo, tuttavia, è stata indossata da Kim una copia dell’abito.
Una scelta duramente criticata da Bob Mackie, lo stilista di Marilyn Monroe, che disegnò l’abito appositamente per la diva. Un vestito è solo un vestito e la bellezza non può essere ‘indossata’. Mentre, a sottolineare i limiti della promessa della moda, è il ricordo della sensualità animata dall’irraggiungibile venere del XX secolo. Ma qual è la Marilyn Monroe di oggi? Donne in equilibrio tra casa e lavoro, pregiudizi e aspettative deluse, in grado di difendersi da violenze fisiche e psichiche, con quali orizzonti di felicità? Mentre New York celebra la sua star, in Italia, Firenze, ricorda Wanda Miletti, moglie di Salvatore Ferragamo.
Tra le clienti più famose del “calzolaio delle dive”, Marilyn Monroe “mito di bellezza irraggiungibile e tormentata” come definita dallo stilista, ha indossato decine di calzature di Salvatore Ferragamo, tutte di linea essenziale e rigorosamente con tacco a spillo. Esposte al Museo Salvatore Ferragamo, in occasione di una mostra per i 50 anni dalla sua scomparsa, 30 paia di scarpe e oltre 50 abiti del guardaroba dell’attrice. Indossati sul set dei principali film della sua carriera, nella vita privata, in pubblico, accessori e capi di abbigliamento, diventati oggetti di culto ricercatissimi da collezionisti di tutto il mondo.
E anche Roma, nel 2017, ha dedicato una grande mostra Imperdibile Marilyn, con 300 oggetti appartenuti alla star. Quest’anno, il museo fiorentino dedica Donne in equilibrio a Wanda Miletti, moglie del fondatore del marchio Ferragamo, e ad altre donne della stessa epoca pioniere nell’imprenditoria, cultura e scienza.
Donna e imprenditrice di successo. Moglie felice, con sei figli e 23 nipoti. Vedova a 38 anni, nel 1960. Esempio di equilibrio e di talento. Con la capacità, la dedizione e la forza dei sentimenti alimentati dalla passione e dall’amore familiare, ha realizzato il progetto operoso di una donna visionaria di successo, dolce e tenace, che ha affrontato ogni sfida con il sorriso e l’impegno quotidiano, fino alla sua fine, nel 2018.
“Come vorrei essere ricordata? Soprattutto come mamma, una mamma prestata all’imprenditoria”, diceva la signora Ferragamo che ha trasformato il brand in una delle aziende più importanti e prestigiose del made in Italy e della moda internazionale. Il racconto della mostra si sviluppa negli spazi di un’ipotetica casa mettendo in luce il ruolo di imprenditrice affiancato a quello della donna legata a valori e famiglia.
Un’ampia illustrazione del ruolo di tante donne degli anni tra il 1955 e il 1965 per riflessioni più che mai attuali.
“C’è la necessità per il nostro Paese di partire da questa storia per rilanciare la bellezza”, ha sottolineato la ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti alla cerimonia di inaugurazione. E ancora: “Vi è una dimensione individuale della storia, che appartiene alla ricostruzione biografica, alle vicende personali, alle scelte effettuate, che può aiutare a comprendere la natura multiforme del passato. La vicenda di Wanda Ferragamo, in questa prospettiva, rappresenta per la sua ricchezza e complessità, un modello esemplare che offre molteplici spunti per allargare l’orizzonte di riflessione all’incrocio tra la dimensione soggettiva e la storia della società e dell’economia italiana nel periodo del cosiddetto miracolo economico”.
Ricordando Marilyn, la relazione più importante è, dunque, quella che si ha con se stessi. Il naufragio di una vita senza approdi, quando si inabissa nel buio della solitudine, è capace di travolgere bellezza, successo, amore. Una condizione di profonda umanità che, in ogni caso, merita rispetto.
Il grande regista Pier Paolo Pasolini dedicò a Marilyn Monroe, nel 1963, una poesia (che riporto in stralcio), affiancandole immagini del film La rabbia.
“…e così la tua bellezza non fu più bellezza.
Ma tu continuavi ad essere bambina,
sciocca come l’antichità, crudele come il futuro,
e fra te e la tua bellezza posseduta dal potere
si mise tutta la stupidità e la crudeltà del presente.
La portavi sempre dentro come un sorriso tra le lacrime,
impudica per passività, indecente per obbedienza.
Sparì, come una bianca colomba d’oro.
La tua bellezza sopravvissuta dal mondo antico,
richiesta dal mondo futuro, posseduta dal mondo presente, divenne un male mortale…”