Nell’ultima bozza del Dl energia il riconoscimento della Difesa multidominio: spazio e cyber rientrano nella Difesa italiana e fra gli “ambiti di intervento dello strumento militare”. Il riferimento alla Nato e le implicazioni
Spazio e cyberspazio diventano ufficialmente domini della Difesa italiana. Il governo Draghi certifica la svolta impressa dalla Nato nel 2016. La guerra russa in Ucraina è l’ennesima riprova di quanto sottile sia oggi il confine tra minacce nel campo cyber, spaziale o fisico.
Ecco dunque la presa d’atto italiana con un articolo del nuovo Dl energia, il 52, nell’ultima bozza uscita dal Cdm. Da ora in poi, si leggeva in una versione precedente, la cybersicurezza e l’aerospazio entreranno di diritto “fra gli ambiti di intervento dello strumento militare connessi alla difesa nazionale”.
Il decreto modifica il Codice dell’ordinamento militare del 2010 (dl. 66), aggiungendo alle “unità terrestri, navali, aeree” di cui dispone l’esercito le unità “cibernetiche e aero-spaziali” e includendo tra i suoi compiti la tutela delle “infrastrutture spaziali e dello spazio cibernetico in ambito militare”.
Nel testo c’è anche un rimando alla legge-quadro dei Servizi segreti italiani, la 124 del 2007, e alla legge che l’anno scorso ha istituito l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) diretta da Roberto Baldoni. Specificando dunque che le Forze armate, “nel rispetto delle proprie attribuzioni” (art. 92 del dl. 66/2010) potranno collaborare con la neonata agenzia, inaugurata da Draghi e dall’autorità delegata Franco Gabrielli con la missione di presidiare la difesa cibernetica del Paese.
Un passaggio, quest’ultimo, che suscita qualche incomprensione tra gli addetti ai lavori, perché il lavoro dell’agenzia è strutturalmente diverso (e autonomo) dai compiti che spettano all’esercito in campo cyber. In sostanza però l’inclusione dei due domini nella difesa nazionale conferma un percorso avviato da tempo nella Difesa italiana in coordinamento con la Nato.
Nel documento programmatico pluriennale (2021-2023) pubblicato dal ministero della Difesa di Lorenzo Guerini la scorsa estate spazio e cyber-spazio sono infatti descritti come domini “abilitanti strategici trasversali”, entrambi collocati formalmente nell’ambito interforze. Non a caso Palazzo Baracchini ha all’epoca annunciato che sotto il nuovo Comando operativo di vertice interforze (Covi) sarebbero stato ricondotti il Comando per le operazioni in rete (Cor), inaugurato nel febbraio del 2020, e il Comando per le operazioni spaziali (Cos), assieme al Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali (Cofs).
Sulla necessità di una strategia multi-dominio era tornato il Capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in un’audizione in Parlamento di marzo sulla guerra in Ucraina, spiegando come “la competizione e i domini cyber e spazio hanno esacerbato il concetto di minaccia alla sicurezza, assumendo rilevanza e centralità”.