Intervista al nuovo ambasciatore degli Stati Uniti ad Helsinki: Finlandia e Svezia nella Nato in un momento storico, rafforzeranno tutta l’alleanza. Turchia? Si troverà un accordo, va rispettata. Putin? È l’unico responsabile, si guardi allo specchio. E sarà l’Ucraina, non noi, a decidere della sua sovranità
“Se Putin cerca un colpevole, non deve far altro che guardarsi allo specchio”. Douglas Hickey è il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Finlandia e sulla guerra russa in Ucraina ha le idee chiare. Ha presentato le sue credenziali lo scorso 11 maggio ad Helsinki. Una capitale che, in tempi di pace, potrebbe sembrare lontana dall’epicentro della politica euroatlantica. E invece il presidente americano Joe Biden lo ha scelto per una delle missioni più delicate. Insieme alla Svezia, la Finlandia ha scelto di entrare nella Nato davanti all’aggressione di Mosca contro un Paese libero e sovrano, lo scorso 24 febbraio. Intervistato da Formiche.net Hickey, già inviato di Barack Obama per l’Expo 2015 a Milano, spiega perché siamo di fronte a “un momento storico”.
È arrivato ad Helsinki in un passaggio epocale per la Finlandia e l’Europa. Che clima si respira nella capitale?
Concordo, è un momento storico, i finlandesi lo attendono da tempo. Una svolta decisa dalle azioni di Putin: non solo a febbraio, ma già otto anni fa, quando ha invaso la Crimea e galvanizzato il desiderio del popolo finlandese di unirsi alla Nato. L’invasione ha accelerato tutto: oggi circa il 75% dei finlandesi sostiene l’adesione, c’è una sintonia inedita tra governo e cittadini.
Missione compiuta?
È necessario l’assenso dei 30 membri della Nato. Finora, tranne la Turchia che ha chiesto chiarimenti, tutti hanno accolto con favore l’adesione. Sono consapevoli che questa missione deve andare in porto in tempi brevi. La stessa percezione è diffusa a Washington DC: la scorsa settimana il leader dei Repubblicani al Senato Mitch McConnell è stato qui e ha garantito un supporto bipartisan.
La Turchia continua a opporsi all’entrata dei due Paesi scandinavi. C’è margine per trattare?
Credo di sì. Dobbiamo avere rispetto delle richieste turche come di qualunque altro alleato nella Nato. Sono in corso dialoghi molto seri su questo punto. E, come ho detto, qui c’è la percezione che alla fine tutte le parti troveranno un accordo.
Putin ha minacciato reazioni e ha tagliato i rifornimenti del gas ad Helsinki. Un colpo che non sembra inferire gravemente sulla strategia energetica finlandese. C’è una lezione per l’Europa?
La resilienza del sistema finlandese è d’esempio. Il Paese si prepara da anni all’autonomia energetica. Ha deciso di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2035, quindici anni prima dell’obiettivo fissato dagli Stati Uniti. Quando Mosca ha tagliato i rifornimenti di gas, il governo finlandese ha stretto un accordo con un’azienda americana, Excelerate, che garantirà i flussi in entrata per il prossimo autunno e mitigherà le perdite russe negli anni a venire.
Gli Stati Uniti sono pronti a fare la loro parte per supplire alle carenze energetiche europee?
Il presidente Biden è stato molto chiaro: gli Stati Uniti hanno intenzione di aiutare i loro alleati a gestire la crisi energetica. Sia sul piano governativo sia sul mercato: ci sono decine di aziende americane pronte a investire nelle rinnovabili e a stringere accordi con controparti europee.
Come cambia la Nato con l’entrata di Svezia e Finlandia?
L’adesione è una risorsa fondamentale per la Nato. Entrambi i Paesi vantano un’aeronautica e una marina molto efficaci. La Finlandia ha appena siglato un accordo per 64 jet F-35 con Lockheed Martin, ha una delle forze aeree più impressionanti in Europa. Per questo, ci tengo a sottolinearlo, l’entrata di Helsinki e Stoccolma rafforzerà tutti gli alleati della Nato.
Per Putin è una sconfitta?
È una grande notizia per il mondo. E sì, forse è una pessima notizia per Putin, ma è stata da lui voluta in ogni modo. Se Putin cerca un responsabile, non deve far altro che guardarsi allo specchio. L’aggressione contro uno Stato sovrano ha accelerato la costruzione di una più solida architettura di sicurezza europea in un modo prima impensabile.
Che bilancio fa della guerra finora?
Posso solo dire che ora più che mai è fondamentale che i Paesi alleati rimangano risoluti nel fermare Putin e ho fiducia che sia così. La quantità di rifornimenti inviati all’Ucraina è impressionante e questo processo deve continuare. Nei giorni scorsi gli Stati Uniti hanno approvato un pacchetto da 40 miliardi di dollari in aiuti militari e umanitari.
In questi giorni si discute di un piano di pace. L’Ucraina deve scendere a compromessi sui territori occupati?
Non spetta a noi deciderlo ma solo al governo e al popolo ucraino. Un popolo sovrano che ha diritto a decidere del suo destino. A noi resta il compito di sostenerlo in ogni modo possibile nella sua battaglia per la libertà.