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Draghi a Washington è game changer. Parla Bremmer

Intervista a Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group: a Washington Draghi compatta la Nato, Italia allineata e con Biden rapporti ottimi. Dite a Macron che con Putin non si tratta: dal massacro ucraino non torna indietro e sa solo mentire

“Putin non ascolta, mente”. Ian Bremmer, politologo e presidente di Eurasia Group, è convinto che dialogare con Mosca sulla guerra russa in Ucraina sia un’impresa inutile finché Vladimir Putin non ritira le sue truppe. Inutile non è invece il viaggio a Washington DC del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, “con Joe Biden la sintonia è massima”.

Quanto pesa questo viaggio sulle sorti della crisi?

Molto. Gli Stati Uniti e la Nato hanno dimostrato grande leadership nella risposta all’invasione russa e per questo serve un punto di contatto tra leader per allineare le politiche.

Sono allineate?

Non c’è dubbio che da parte americana abbiamo sentito dichiarazioni più aggressive di quelle del governo italiano. Penso alla frase del segretario Austin sull’obiettivo di indebolire la Russia e distruggerne le capacità militari. Ma sui fondamentali Roma e Washington sono al 100% sulla stessa frequenza. Draghi è un leader straordinariamente forte e ha ottimi rapporti con Biden.

Quali sono le priorità in agenda?

Ovviamente la partita del gas e delle sanzioni contro l’energia russa. Le sorti del conflitto dipendono da quanto velocemente i Paesi europei diversificheranno le importazioni di gas. In questo momento stanno versando un’enorme quantità di denaro nelle casse della guerra russa.

In Italia la politica è divisa. Sul gas e anche sulle forniture militari a Kiev.

Trovo normale che il governo italiano tenti di coniugare la fuga dal gas russo con gli interessi economici in gioco, sarebbe ideale trovare una posizione unitaria fra Paesi Nato. Per quel che riguarda le armi, non penso sia tanto essenziale che l’Italia invii materiale bellico pesante e offensivo quanto che partecipi attivamente, come fa, alle missioni Nato e fornisca supporto umanitario a Kiev.

I rapporti tra Europa e Russia sono definitivamente compromessi?

Con questa Russia sì: non si può riparare lo strappo, il decoupling occidentale è un biglietto di sola andata. La violenza russa in Ucraina, i crimini di guerra, lo stupro e la tortura dei civili: Putin non può tornare indietro da tutto questo.

Da dove partire per una trattativa?

L’Europa deve partire da una condizione minima: la Russia deve ritirarsi da tutti i territori occupati. Comunque vada, Putin si trova oggi in una posizione molto peggiore rispetto a due mesi fa. La Nato si rafforza con Svezia e Finlandia, la Germania spende di più nella difesa, Bulgaria, Romania, Polonia e Baltici si compattano contro il gas di Mosca.

Emmanuel Macron sembra voler lasciare aperto uno spiraglio con Mosca. Cosa pensa del discorso del presidente francese?

Macron è stato il leader della Nato con il contatto più diretto con Putin da quando è iniziata la guerra. Si è voluto presentare come il leader europeo per eccellenza, convinto che le sue idee personali possano cambiare le cose. Non lo biasimo, ma finora il suo successo è pari a zero. Putin non ascolta, mente. E continuerà a farlo.

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