Intervista a Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale alla Cattolica di Milano. Il mercato si suggestiona facilmente dinnanzi alle minacce di giornata, ma il vero problema è che l’Italia stocca troppo a rilento e affrontare il prossimo inverno potrebbe essere difficile. Bravo Draghi alla convention Verso Sud, ha capito che la via maestra sono le infrastrutture
Il caldo è ormai arrivato, avvolgendo l’Italia. Ed è facile dimenticarsi di quanto il gas russo sia per l’Italia essenziale, almeno fino a quando la transizione energetica da una parte e l’ingresso di nuovi fornitori dall’altra non permetteranno di staccare il tubo da Mosca. Nei giorni in cui Gazprom riduce di un terzo l’afflusso di gas all’Europa (da oggi dalla stazione di Soudja dovrebbero transitare 50,6 milioni di metri cubi di gas, rispetto ai 72 milioni normali) portandone il prezzo a 102,5 euro, qualcuno si chiede come l’Italia affronterà il prossimo inverno.
Formiche.net ne ha parlato con Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano. Il quale ha affrontato anche un altro tema all’ordine del giorno: il Sud.
Il prezzo del gas sta salendo, la Russia ha cominciato a chiudere i rubinetti. A questo punto l’emancipazione energetica diventa ancora più urgente?
Cerchiamo di andare oltre il singolo evento odierno. Ci sono eventi giornalieri, minacce di varia natura e provenienza, che lasciano il tempo che trovano e che al massimo suggestionano i mercati, provocando oscillazioni di prezzo, tutto qui. Ma il vero problema è un altro, il prossimo inverno. Ora fa caldo, arriva l’estate e l’estate la passiamo tranquillamente, anche con i consumi elettrici in aumento. Ma il vero buco nero è la stagione fredda.
Quali sono i rischi principali per l’Italia in previsione del prossimo inverno?
Essenzialmente due. Primo, il fatto che gli stoccaggi proseguono ma a rilento. Secondo, che la guerra vada per le lunghe e che il conflitto non si esaurisca con un negoziato. Vede, ora assistiamo a un braccio di ferro virtuale con la Russia, ma in autunno potremmo avere un braccio di ferro vero, uno scontro frontale. E allora sarebbe austerità, un po’ per tutta Europa.
Fortis, sta dicendo che stiamo stoccando troppo poco?
Stocchiamo, ma non abbastanza. Ai prezzi attuali non ci sono incentivi a stoccare, perché se uno ce l’ha lo vende invece che metterlo da parte. E allora servono degli incentivi allo stoccaggio.
Torniamo per un attimo alla guerra e alla sua durata. Un conflitto di lungo termine produrrà la tanto temuta stagflazione?
Direi di sì. Nel momento in cui vi fosse un avvitamento in senso negativo del conflitto, nella sua durata, nella sua intensità o ampiezza geografica, si verrebbe a creare una situazione molto negativa per l’Europa: una recessione accompagnata da una persistente inflazione da costi esterni, non da domanda, che ci farebbe entrare in stagflazione. Sarebbe ovviamente un disastro.
Cambiamo argomento. Alla grande manifestazione di Sorrento “Verso Sud” Draghi ha rilanciato la questione meridionale. Sud polmone d’Italia e destinatario di un grande pezzo di Pnrr. Un buon programma per rilanciare l’industria del Meridione?
Io credo che l’idea di Draghi sia questa: partire dalle infrastrutture per seguire gli investimenti. Pensiamo al progetto del gasdotto israeliano, il progetto Poseidon che dovrebbe portare il gas in Puglia. Ecco, questo è un buon modo per rendere cruciale il Meridione, perché avere il gas vuol dire avere l’energia vicino.
E questo quali vantaggi comporta?
Più manifattura, più investimenti, più capitali dall’estero. Vede, l’infrastruttura porta ricchezza, anche a pioggia. Più gas in Puglia vuol dire fare della regione e dunque del Sud un hub degli investimenti. La via delle infrastrutture, stradali, ferroviarie, energetiche, sono strategiche per il Mezzogiorno, perché equivalgono a investimenti che danno immediati vantaggi a cascata. E questo Draghi lo sa.