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Giallo russo. La fuga di Chubais tra Italia e Israele

Si infittisce il mistero su Anatoly Chubais, il padre delle privatizzazioni russe dimessosi dal governo di Putin e fuggito all’estero in mezzo alla guerra in Ucraina. Dalla Turchia all’Italia fino a Israele, cosa non torna sulla fuga dello scomodo funzionario di Mosca

Dove sta Anatoly Chubais? Il giallo sul più alto funzionario di Vladimir Putin che ha detto no alla guerra in Ucraina e ha lasciato la Russia si infittisce.

Un mese fa era stata l’agenzia del governo russo Tass ad annunciare che l’ex inviato speciale per il Clima di Mosca era fuggito in Italia. Da allora si sono rincorse notizie e indiscrezioni – non verificate – sulla presenza dell’oligarca russo nei pressi di una sua residenza in Toscana, a nord di Carrara. Un presunto soggiorno di alcune settimane per sfuggire alle rappresaglie del Cremlino e poi spostarsi altrove. Oggi arrivano nuove notizie, e una foto, dalla stampa israeliana. Chubais sarebbe atterrato all’aeroporto di Tel Aviv. Un’istantanea riportata dal Jerusalem Post sembra ritrarre il funzionario russo all’aeroporto Ben Gurion insieme alla moglie Avdotia Smirnova.

Chubais non è un funzionario qualunque. È tra i volti più riconoscibili del potere russo tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, quando nel passaggio dall’era di Boris Eltsin a quella di Putin è stato l’architetto delle riforme e delle privatizzazioni che hanno aperto l’ex Urss ai capitali occidentali.

Già economista all’Università di Leningrado, è stato capo del partito liberale e ha guidato la Rusnano, l’azienda pubblica che si occupa di ricerca in tecnologie avanzate. Chubais è un pezzo da 90 del vecchio sistema ma è anche uno dei pochi sopravvissuti alla transizione. L’ultimo incarico governativo, abbandonato ufficialmente a metà marzo, quello di inviato per i rapporti con le organizzazioni internazionali, affidatogli personalmente da Putin nel marzo del 2020. Nulla che basti a farne un insider delle stanze del Cremlino. Anche se il caso Chubais, scomparso dalla Russia a fine marzo, continua a fare molto rumore a Mosca.

Nella cerchia del potere putiniano l’ex numero due di Eltsin non godeva di buona fama già prima della fuga. È stato infatti un tassello chiave di quella trasformazione economica e sociale nata dalle macerie dell’ex Urss che ha dato vita a una classe di oligarchi arricchiti con i capitali occidentali e che oggi Putin descrive come la causa di un’umiliazione storica e identitaria del Paese.

Ignote ufficialmente le ragioni che hanno spinto Chubais ad abbandonare il Paese. Il Cremlino ha confermato le sue dimissioni “volontarie” senza aggiungere altro. Da settimane circolavano voci sulla sua presunta opposizione alla guerra di invasione russa in Ucraina. Con questa lente è stata letta la scelta di postare sui social una foto, nell’anniversario della morte, di Boris Nemtsov, l’oppositore di Putin assassinato nel 2015 a colpi di pistola nei pressi del Cremlino.

Una lettura, quella di obiettore di coscienza alla guerra, che non convince affatto l’oppositore incarcerato Alexei Navalny e il suo team, convinti che dietro la fuga di Chubais si celino preoccupazioni assai più materiali. Fra le altre, il timore per un processo che lo vede coinvolto per una truffa da 70 milioni di rubli. Chubais è parte lesa, ma di questi tempi entrare in un’aula di tribunale per chi non gode delle grazie del Cremlino può rivelarsi una mossa falsa.

Di certo c’è che il governo russo non è entusiasta della vicenda. Giovedì Nail Mukhitov, segretario aggiunto del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, ha definito i russi che hanno abbandonato il Paese durante la guerra “traditori” che “confondono l’eroismo con l’apostasia”. Sui media nazionali non sono mancate dure stoccate al padre delle privatizzazioni. È il caso di Tsagrad tv, la macchina mediatica del tycoon e oligarca ortodosso Konstantin Malofeev, negli anni scorsi balzato agli onori delle cronache italiane per contatti vicini alla Lega di Matteo Salvini. Chubais, si legge sul sito in un recente articolo, è “scappato senza pagare il suo debito con le persone semplici del nostro Paese”.

In questo clima l’arrivo dell’ex numero uno di Rusnano a Tel Aviv, se confermato, non è indifferente. Dal Cremlino nelle scorse settimane hanno fatto sapere che il governo “non ha modo né intenzione” di cercare il suo scomodo funzionario fuggito all’estero. Il soggiorno israeliano potrebbe comunque non essere l’ultima tappa dell’esodo. Nella vicina Turchia, dove Chubais è stato avvistato subito dopo aver lasciato la Russia, l’oligarca ha contatti e proprietà.


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