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L’importanza della giornata mondiale della biodiversità

Quale occasione migliore per ricordare l’urgenza delle tematiche ambientali se non la Giornata mondiale sulla Biodiversità, indetta dall’Onu per il 22 maggio

Il rapporto 2022 del World Economic Forum sui principali rischi che la nostra società  dovrà affrontare nei prossimi anni, indica tra i primi quelli ambientali: la lentezza nell’affrontare la crisi climatica; gli eventi meteorologici estremi; la perdita di biodiversità; la crisi delle risorse naturali; i danni ambientali causati dalle attività umane. Siamo ormai nel pieno di quel “Decennio di azione” per trasformare il mondo, come indica l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. E quale occasione migliore per ricordare l’urgenza delle tematiche ambientali se non la Giornata mondiale sulla Biodiversità, indetta dall’Onu per il 22 maggio.

Che il 2022 potrebbe essere un anno decisivo per adottare finalmente quel “quadro globale della biodiversità post-2020” alla prossima COP 15, in presenza,  in Cina nella seconda metà dell’anno, se lo augurano in molti. La Convenzione sulla Biodiversità, è il caso di ricordarlo,  fu adottata al primo Summit della Terra organizzato dall’ONU a Rio de Janeiro nell’ormai lontano 1992.

L’ultimo documento approvato lo scorso ottobre dalla Conferenza delle Parti, peraltro non vincolante per i Paesi, parla di un generico “futuro in armonia con la natura”, che dovrebbe essere tradotto in concreti e quantificabili obiettivi sulla biodiversità. Obiettivi che lo stesso documento elenca in 17 impegni di cui i Paesi firmatari dovrebbero farsi carico. Si va dalla biosicurezza alla riduzione degli effetti negativi delle attività umane sulla vita marina e terrestre; un maggiore impegno dei governi nelle pratiche per la conservazione della natura; eliminare gli incentivi dannosi alla biodiversità; partecipazione attiva delle comunità indigene alla tutela dei patrimoni locali; aiuti ai Paesi in via di sviluppo; migliorare la comunicazione per la sensibilizzazione di tutti i cittadini. Particolarmente interessante l’obiettivo “30×30”, ossia la protezione di almeno il 30% del Pianeta, sia dette terre emerse che di quelle marine, entro il 2030.

Quest’anno  il tema della giornata è “Il nostro cibo, la nostra salute, la nostra biodiversità”. L’obiettivo è di far conoscere l’importanza della biodiversità per tutti gli abitanti del pianeta e le conseguenze che la mancanza della tutela della natura può avere sulla sicurezza alimentare e sulla nostra salute.

L’attuale sistema alimentare mondiale è sempre più squilibrato. Miliardi di persone non hanno accesso ad una alimentazione corretta. I metodi di coltivazione, trasformazione, trasporto, consumo e spreco del cibo sono le principali cause dell’attuale allarmante perdita di biodiversità . Occorre agire subito per invertire questa tendenza. Le soluzioni esistono. Basta metterle in pratica. “Arrestando le pratiche dannose per l’ambiente, diversificando i nostri sistemi alimentari e promuovendo modelli di produzione e consumo più sostenibili, migliorando le diete e la salute riproduttiva possiamo migliorare anche la salute globale, aumentare la sicurezza alimentare e rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici”.

Ci sono molte cose che ognuno di noi può fare per conservare e utilizzare in modo sostenibile la biodiversità, fondamento per il nostro cibo e la nostra salute. Alcune pratiche: ridurre il consumo di carne; acquistare prodotti stagionali e locali; ridurre lo spreco di cibo; evitare plastiche monouso (bandite ormai per legge); promuovere la biodiversità locale e indigena.

Tra l’altro, come ci ricorda Legambiente, quest’anno compie trent’anni la Convenzione sulla Biodiversità, sottoscritta proprio il 22 maggio a conclusione del Summit della Terra di Rio de Janeiro, voluto dalle Nazioni Unite, e la Direttiva Habitat che, insieme al programma finanziario Life, ha garantito la messa in atto delle rete Natura 2000, la più importante infrastruttura europea a tutela della natura. “Questi strumenti europei, scrive l’associazione ambientalista, se ben applicati a livello territoriale, possono essere uno strumento importante ed efficace nella conservazione e valorizzazione della natura e della biodiversità”.

Nel report di Legambiente sono indicate anche alcune azioni da mettere in campo per accelerare la tutela della biodiversità e colmare i ritardi costati all’Italia anche una procedura di infrazione, aperta lo scorso giugno dalla Commissione europea. Tra le azioni urgenti: “dare gambe alla rete Natura 2000 per potersi dire veramente realizzata, prevedere una maggiore tutela per la biodiversità marina, incrementare al 2030 le aree protette e le zone di tutela integrale, promuovere la gestione della costa e rafforzare la tutela degli ecosistemi marini”.

I prossimi dieci anni, ricorda Legambiente, saranno cruciali per la biodiversità in Europa. La nuova strategia europea per la biodiversità al 2030 fornisce una rinnovata volontà politica di garantire il ripristino della natura attraverso la piena attuazione delle direttive Habitat e Uccelli e di rendere rete Natura 2000 più resiliente dal punto di vista ecologico, più connessa e più coerente. Una sfida importante e un obiettivo da raggiungere quanto prima, visto che stiamo parlando della rete europea di aree protette dall’alto valore ambientale e paesaggistico.

Anche il governo si sta muovendo sulla strada tracciata dalla Commissione europea, con la Strategia nazionale per la Biodiversità al 2030. Il documento nazionale prevede una serie di obiettivi specifici relativi ad aree protette, agricoltura, foreste, acque interne e marine. Per ciascuno obiettivo vengono indicate azioni specifiche e indicatore per verificarne il raggiungimento.

La legge costituzionale del febbraio scorso inserisce tra i principi fondamentali della “Carta”, all’articolo 9, “la tutela dell’ambiente, delle biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. E fra i diritti e i doveri dei cittadini, all’articolo 41, nell’ambito della libera iniziativa economica privata, la previsione che debba svolgersi “in modo da non arrecare danno alla salute e all’ambiente”. Con questa modifica costituzionale, si sottolinea nella Strategia, l’Italia ha posto una pietra miliare nel percorso di cambiamento e consapevolezza da parte della pubbliche amministrazioni e della società civile sui valori della biodiversità.


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