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La guerra ucraina spiegata da Di Paola, Tricarico, Bertolini e Bozzo

In Ucraina, la Russia ha messo in campo tutte le componenti delle sue Forze armate, conducendo una guerra via terra, mare e aria. Tuttavia sono molti gli errori commessi da Mosca. Al live talk di presentazione della rivista Airpress Giampaolo Di Paola, Leonardo Tricarico, Marco Bertolini e Luciano Bozzo hanno analizzato le tattiche e gli strumenti impiegati nel conflitto per ricavare alcune lezioni utili anche per le forze militari occidentali

Le operazioni militari in corso in Ucraina stanno coinvolgendo tutti i domini operativi, dai classici terra, mare e aria, ai nuovi scenari spaziali e cyber, e Mosca ha impiegato sul terreno tutte le articolazioni delle sue Forze armate. Tuttavia, il Cremlino sembra aver dimostrato di non aver compreso fino in fondo i mutamenti introdotti dalle nuove tecnologie, anche per quanto riguarda l’impiego delle unità tradizionali. L’affondamento del Moskva, l’ammiraglia della flotta russa nel Mar Nero, l’incapacità dell’aviazione a conquistare la superiorità aerea, e l’inadeguato supporto alla manovra terrestre dato dagli elicotteri di vecchia concezione, sono tutti esempi di una pianificazione approssimativa fatta da Mosca rispetto all’utilizzo del suo strumento militare. A spiegarlo ad Airpress sono stati gli esperti, nel corso dell’evento organizzato dalla rivista “War room: la lezione del conflitto ucraino”. Giampaolo Di Paola, già ministro della Difesa e capo di Stato maggiore della Difesa, Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e Luciano Bozzo, professore di Relazioni internazionali e studi strategici all’università degli studi di Firenze.

Tecnologie innovative per una guerra tradizionale

Quella che si sta svolgendo in Ucraina è sicuramente una guerra che vede sul campo dinamiche tradizionali insieme ad assetti tecnologici innovativi. Accanto alle infinite colonne di mezzi russi, che richiamano i conflitti di un’epoca passata, c’è stato invece l’uso delle immagini satellitari; l’impiego di droni e mezzi a pilotaggio remoto; gli attacchi alle reti Internet per danneggiare l’avversario, e le azioni cyber che hanno coinvolto anche compagnie tech private e attori occidentali. In Ucraina, tra l’altro, si sta svolgendo anche un conflitto social, il primo del suo genere, e il primo in cui le fonti open source stanno giocando un ruolo cruciale sia a livello tattico sia strategico. Strumenti tecnologici all’avanguardia, dunque, che sono emersi quali veri e propri game changer dalle diverse analisi. Queste nuove tecnologie, tra l’altro, vanno al di là della tradizionale separazione dei domini operativi di terra, mare e aria, includendo anche i nuovi dello spazio e del cyberspazio, incidendo trasversalmente su tutti i livelli.

Il blocco navale

La neutralizzazione dell’ammiraglia russa da parte delle difese ucraine è stato sicuramente un colpo allo schieramento navale di Mosca, e ancor di più al suo orgoglio, ma, come spiega l’ammiraglio Di Paola, il pericolo della Marina russa non è scomparso: “La Marina ucraina non aveva capacità comparabili a quelle russe, e la flotta di Mosca ha potuto effettuare un blocco completo delle attività marittime dell’avversario, quello che in gergo operativo si chiama sea denial”, un duro colpo per l’economia ucraina. Ma al di là di questo, lo sforzo navale è stato soprattutto di appoggio alla principale manovra aero-terrestre. “Si era ipotizzato che i russi potessero tentare un’operazione anfibia verso Odessa, ma non sono mai riusciti a costituire una vera minaccia per la città”. L’affondamento dell’ammiraglia ha poi reso questa possibilità del tutto impossibile. L’impatto principale della perdita dell’unità, però, si è avuto nell’allontanamento dalla costa del resto della flotta, complicando il suo ruolo di supporto alla manovra sulla terraferma: “le forze navali russe sono tra le fonti primarie di lancio di missili contro bersagli terrestri, anche perché le forze aeree russe non hanno la libertà d’azione sui cieli dell’ucraina”.

Gli errori di Mosca nei cieli

E proprio sulla dimensione aerea della guerra è intervenuto il generale Tricarico: “In Ucraina le forze aeree russe stanno combattendo una guerra primordiale, come se il progresso in aeronautica non ci fosse stato”. In particolare il generale ha sottolineato la mancanza del ricorso ai sistemi di guida di precisione sugli ordigni sganciati dai velivoli di Mosca. “Addirittura abbiamo visto i bombardieri agire a bassa quota, dove sicuramente non vengono impiegati i sistemi di guida ‘intelligente’, esponendosi tra l’altro alla reazione della contraerea ucraina”. Anche dal punto di vista dottrinale, poi, le operazioni russe appaiono quantomeno superate, se non scorrette. “La prima fase di un’operazione militare deve essere destinata al conseguimento della superiorità aerea – ha spiegato ancora Tricarico – e la forbice capacitiva che esisteva fra l’Ucraina e la Russia avrebbe dovuto consentire il raggiungimento di questo risultato”. Il mancato obiettivo, dunque, si spiega solo con il fatto che Mosca non lo abbia ricercato, un errore che stanno pagando a caro prezzo.

Una guerra terrestre

Ma la guerra in Ucraina è combattuta soprattutto sulla superficie. “Ci troviamo di fronte a una guerra land-air” ha specificato il generale Bertolini “una guerra nella quale la componente navale e aerea hanno un ruolo non esposto rispetto alle unità di terra”. Per l’ex comandante del Comando operativo di vertice interforze, il conflitto è sostanzialmente “simmetrico”, con due eserciti dotati di armamenti simili che si combattono nella maniera più classica. Dopo decenni impegnati in guerre asimmetriche, ora l’occidente dovrà guardare con attenzione all’evoluzione della situazione sui campi di battaglia ucraini, in modo da recepirne lezioni che si riveleranno fondamentali per il futuro.

Lezioni per l’occidente

Sicuramente, un aspetto emerso dalla guerra che dovrà essere valutato anche dalle Forze armate occidentali è un ripensamento necessario degli elicotteri, che in un contesto ad alta intensità come quello ucraino sono risultati vulnerabili. “L’elicottero è un mezzo aereo, ma dal punto di vista militare è un mezzo terrestre” ha illustrato Bertolini, spiegando come i velivoli ad ala rotante riescano a combinare la velocità di spostamento con le necessità della manovra terrestre. L’elicottero è uno strumento estremamente versatile, vola a quote molto basse, può sfruttare gli elementi del terreno per nascondersi, può erogare fuoco di copertura, può effettuare missioni di ricognizione e rischierare velocemente le truppe sul campo di battaglia. Tuttavia, i sistemi attuali sono mezzi “soft skin”, ovvero, facilmente neutralizzabili con le armi adatte, e infatti “abbiamo visto che molti elicotteri russi sono stati colpiti e abbattuti nel corso della guerra”. Un monito anche per gli eserciti occidentali, che si apprestano a cambiare le tecnologie di queste macchine, come sta avvenendo negli Stati Uniti con i veicoli ad ala rotante di nuova generazione del programma Future vertical lift (Fvl), che viene guardato con interesse anche dal lato italiano.

Sei scenari

L’andamento incerto della guerra ha impattato anche sulle scelte strategiche di Mosca, che si ritrova sempre più impantanata in un conflitto che si preannuncia lungo e complesso. Secondo il professor Bozzo, adesso si aprono sei scenari possibili, “quattro improbabili e due più credibili”. Il primo vede la deposizione di Putin con un rivolgimento interno, ritenuta tuttavia difficile da Bozzo visto un sistema di potere autocratico molto potente messo in campo dal presidente della Federazione. Il secondo prevede una vittoria russa, cosa che al momento appare ancora molto lontana. Tuttavia Putin non può perdere “per un motivo molto semplice: è una legge storica che tutti gli autocrati, se perdono la guerra, perdono il potere e di solito anche la vita. Lo scenario più probabile, dunque, resta una guerra che si prolunga nel tempo, in cui Putin tenta di raggiungere un risultato accettabile per l’opinione interna russa e che gli permetta di rimanere al potere. Questa possibilità è più probabile dell’avvio di un negoziato in questo momento (quinto scenario), semplicemente perché nessuna delle due fazioni ha interesse a sedersi al tavolo della negoziazione.

Il pericolo nucleare

Ultimo scenario “possibile, e il più inquietante di tutti” è che Putin, in difficoltà, segua la scala dell’escalation. Questa può essere orizzontale, allargando dunque la guerra in senso geografico coinvolgendo aree fino ad oggi non coinvolte, o verticale, con il presidente russo che “nel tentativo di chiudere la partita decide di utilizzare armi più potenti”. Ciò non vorrebbe dire necessariamente ricorrere subito all’arma nucleare, però “ci si avvierebbe lungo una china al termine della quale c’è evidentemente anche la soglia nucleare”.

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