Nell’Indo-Pacifico, Pechino esegue una serie di esercitazioni aeronavali intorno all’isola di Taiwan come reazione al supporto dimostrato a Taipei dal presidente Usa Biden in occasione del vertice del Quad. La Cina, inoltre, prosegue il suo programma di potenziamento della flotta, mettendo in servizio una nuova unità di supporto agli assalti anfibi
La Cina ha lanciato una serie di manovre aeronavali nelle acque e nello spazio aereo che circonda l’isola di Taiwan, in risposta all’attività di “collusione” portata avanti da Washington con Taipei. A rivelarlo è stato lo stesso portavoce del Comando orientale dell’Esercito popolare di liberazione, Shi Yi, che ha affermato come le forze armate di Pechino stiano eseguendo delle esercitazioni di “prontezza al combattimento interforze”. Sempre secondo il portavoce, queste manovre sarebbero una reazione all’intervento del presidente Joe Biden, che al vertice del Quad con Giappone, India e Australia a Tokyo ha affermato che gli Usa sarebbero pronti a intervenire nella difesa di Taiwan da un’aggressione cinese. “È ipocrita e inutile che gli Stati Uniti dicano una cosa e ne facciano un’altra su Taiwan, e che incoraggino le forze indipendentiste di Taiwan”.
Un messaggio diretto ai Paesi del Quad
Le manovre di Pechino seguono quelle effettuate ieri insieme alla Russia, che hanno visto dei bombardieri strategici russi Tu-95Ms e cinesi Xian H-6K, scortati da caccia Su-30 Sm russi, effettuare un pattugliamento sul Mar del Giappone, come confermato anche dal ministero della Difesa russo in una nota. Il volo della formazione è stato anche seguito da degli F-2 dell’aeronautica sudcoreana e F-15 della Forza di auto-difesa giapponese. Sebbene il ministero della Difesa cinese abbia dichiarato in una nota che l’esercitazione “non era correlata alle attuali situazioni globale o regionale”, indicando invece come obiettivo quello di “testare e migliorare il livello di cooperazione tra le forze aeree dei due Paesi e promuovere la fiducia reciproca e la cooperazione concreta tra le due forze armate”, la coincidenza con la riunione dei leader del Quad non è stata certo un caso.
La reazione nipponica
La risposta di Tokyo non si è fatta attendere, con il portavoce del governo, Hirozaku Matsuno, che ha espresso “profonda preoccupazione” per quella che è stata percepita come una dimostrazione di forza condotta contro il Giappone, e il fatto che sia avvenuta durante il vertice ha contribuito ad aumentare il livello della provocazione. “Non possiamo trascurare azioni che aumentano le tensioni in Asia orientale in un momento in cui la Russia ha già aumentato le tensioni in Ucraina”, ha incalzato Matsuno, ricordando che il governo nipponico “ha chiesto con forza alla Cina di svolgere un ruolo responsabile nel mantenimento della pace e della sicurezza nella comunità internazionale”.
Le nuove unità di trasporto navale
Le esercitazioni navali cinesi rappresentano, inoltre, un’ulteriore conferma dell’attenzione posta dalla Repubblica popolare nel dominio marittimo, con Pechino che è da tempo impegnata in un robusto programma di riarmo navale, con un focus particolare proprio nel settore delle operazioni anfibie. Secondo quanto pubblicato dal sito ufficiale delle forze armate cinesi, China Military Online, Pechino avrebbe messo in servizio una nuova unità da trasporto militare semi-sommergibile capace di lanciare dei mezzi da sbarco marittimo. Secondo il sito cinese, l’unità, identificata come Yinmahu, stava trasportando un hovercraft anfibio Type 958, inserito nelle unità del Comando del teatro meridionale dell’Esercito popolare di liberazione, come la maggior parte delle moderne unità della flotta anfibia di Pechino.
La proiezione anfibia di Pechino
Questa unità, identificata dall’Ufficio dell’intelligence navale della Marina Usa come “classe Hansa Sonderberg modificata”, misura 175,5 metri per 32,4, e un dislocamento di circa 20mila tonnellate. Questa unità è pensata per lanciare i mezzi da sbarco Type 958, pensati per permettere operazioni da sbarco in aree prive di strutture portuali. I mezzi sono stati acquistati da Pechino all’inizio dall’Ucraina, ma dal 2014, dopo l’annessione russa della Crimea dov’erano prodotti, il contratto è passato a Mosca. Questi natanti sono in grado di portare a pieno carico tre carri armati da battaglia o 500 soldati, più o meno un battaglione. Dal momento che la Cina ne dovrebbe possedere circa una mezza dozzina, Pechino è in grado di proiettare una forza notevole nelle regioni costiere dell’area.