La presidente del Parlamento europeo non ha dubbi, l’Italia ha la leadership “per creare finalmente l’Unione dell’energia di cui parliamo da anni”. Intanto Di Maio dall’India scrive al Sole 24 Ore per tranquillizzare gli imprenditori e Gentiloni chiarisce la road map per il ban del petrolio russo
Sarà l’Italia guidata da Mario Draghi a prendere in mano la questione energetica europea? Forse sì, almeno a leggere le parole di Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, intervistata oggi dal Corriere della Sera e in visita a Roma ieri (5 maggio, ndr) dopo aver ospitato nei giorni scorsi a Strasburgo proprio il presidente del Consiglio italiano. Il problema energetico non è iniziato con l’invasione russa dell’Ucraina, ma lo scoppio della guerra ha messo nero su bianco una dipendenza già problematica ma forse sottovalutata per troppo tempo.
E allora la sfida non è solo quella di trovare un’alternativa al gas e al petrolio russi, ma anche la ricerca di una via unitaria per tutti i Paesi dell’Unione europea. Lo crede la presidente del Parlamento europeo, che infatti sottolinea che “dobbiamo usare questa crisi, per creare finalmente l’Unione dell’energia di cui parliamo da anni: connettere i Paesi oggi staccati dal punto di vista energetico, trovare Paesi terzi affidabili e non ultimo, come ha suggerito il presidente Draghi, stipulare contratti d’acquisto e avere riserve comuni”. Per farlo, aggiunge, “ci vogliono leadership e decisioni difficili”, e l’Italia potrebbe essere leader in questo.
Nessuna timidezza sulle decisioni difficili da prendere in Italia e in Europa era appunto trapelata dalle parole di Draghi a Strasburgo: “La politica energetica è un’area in cui i Paesi del Mediterraneo devono – e possono – giocare un ruolo fondamentale per il futuro dell’Europa”, aveva detto il presidente del Consiglio. “L’Europa ha davanti un profondo riorientamento geopolitico destinato a spostare sempre di più il suo asse strategico verso il Sud”.
Sul petrolio, invece, è Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, a tracciare la road map dei 27: la proposta dell’Unione “è arrivare a un embargo, a seconda dei diversi prodotti petroliferi, entro 9 mesi. Farlo in tempi più brevi potrebbe avere conseguenze sui prezzi internazionali del petrolio paradossalmente contraddittori con i nostri obiettivi”. Insomma, ha detto Gentiloni al Messaggero, le nuove sanzioni che vorrebbero interessare anche le esportazioni di petrolio dovranno essere graduali.
Di concerto con il presidente Draghi (che ha incontrato il primo ministro giapponese Fumio Kishida a Palazzo Chigi nei giorni scorsi), anche Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, è impegnato in queste settimane in una serie di viaggi in Paesi potenziali partner energetici, sia nel Mediterraneo allargato sia in Asia. Proprio in questi giorni Di Maio è in visita in India, per incontrare, come ha sottolineato lo stesso in una lettera pubblicata questa mattina sul Sole 24 Ore, Piyush Goyal, il ministro del Commercio e dell’industria indiano: “Un’occasione privilegiata di dialogo e confronto, in grado di coinvolgere eccellenze italiane con progettualità attive o concreti interessi prospettici nel mercato indiano”. Energia quindi, ma non solo. Anche nuovi orizzonti per gli scambi commerciali.
Insomma, se “l’obiettivo della dipendenza zero dev’essere la priorità, poiché Mosca ha sfruttato troppo a lungo divisioni potenziali fra di noi”, come ha dichiarato la presidente Metsola, l’Italia sta facendo la sua parte. Che sia in grado di trainare anche il resto dell’Europa è un’altra storia.