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Arrivano i lanciamissili a Kiev. Perché gli Usa alzano l’asticella degli aiuti militari

Gli Stati Uniti hanno pronto un nuovo pacchetto militare per inviare a Kiev lanciarazzi multipli Himars e M270. L’Ucraina sta arretrando nel Donbas e Washington vuole fornirle nuove armi per cercare di contenere l’avanzata delle forze del Cremlino. Il cruccio: e se gli ucraini li usassero per attaccare il territorio russo?

L’amministrazione Biden potrebbe essere pronta a soddisfare una delle principali richieste tecnico-militari che l’Ucraina sta avanzando: sistemi lanciamissili a medio raggio. Kiev si trova in una fase di difficoltà dinamica nel Donbas, e nelle ultime due settimane ha subito lenti quanto inesorabili arretramenti. Secondo i militari ucraini, e secondo diversi analisti e funzionari militari occidentali, la fornitura di Multiple Launch Rocket System (MLRS) potrebbe essere un aiuto determinante nel respingere l’aggressione – che si abbinerebbe alle nuove armi di artiglieria a più corto raggio che stanno arrivando dai Paesi del blocco Nato.

Un pacchetto di rifornimenti che potrebbe essere approvato già la prossima settimana includerebbe gli Himars o gli MLRS M270, che hanno munizioni intercambiabili. La decisione dell’invio sembra aver superato un cruccio avanzato dal Consiglio di Sicurezza nazionale, che aveva messo in guardia la Casa Bianca sulla possibilità che una volta inviate quelle armi, l’Ucraina avrebbe potuto utilizzarle per attaccare all’interno del territorio russo (è già successo). Una condizione che complicherebbe la situazione in corso.

Fin dove rafforzare Kiev?

Washington ha comunicato nelle scorse settimane che Kiev decideva in modo indipendente sul se e come colpire gli obiettivi (compresi i vari generali uccisi), sebbene gli Stati Uniti fornissero strumenti per individuare i bersagli. In questo caso fornirebbero anche quelli per colpirli. Di fondo c’è la necessità di evitare che la Russia percepisca – o racconti – la situazione come un aumento di coinvolgimento americano, e che questo rischi di portarsi dietro potenziali rappresaglie di Mosca. Un dibattito simile riguarda da mesi la fornitura di aerei da combattimento a Kiev.

Di fatto, quello sui caccia è l’unico scoglio non superato. Qualcosa di simile è infatti successo già con i pacchetti di armi contenenti i missili anticarro Javelin e su quelli antiaerei a corto raggio Stinger, e poi alla fine ne sono arrivati migliaia. Anche gli obici M777, più nuovi ed efficaci di quelli in dotazione all’Ucraina, rappresentavano un significativo aumento delle capacità di gittata e potenza rispetto ai sistemi precedenti che davano pensiero agli Usa, ma anche questi sono arrivati sul campo di battaglia.

Ora a quanto pare i sistemi lanciamissili segneranno un nuovo aumento delle capacità operative ucraine permesso dalle forniture statunitensi. Gli Himars e gli M270 (che sono meno agili perché cingolati) sparano proiettili calibro 227, razzi o missili MGM-140 ATACMS, contenuti in pod intercambiabili con capacità di gittata fino a 300 chilometri. Ogni pod contiene sei razzi standard o un missile ATACMS guidato; i due tipi di missili non possono essere mescolati.

Tutti i dodici razzi o i due missili ATACMS possono essere lanciati in meno di un minuto. Un lanciatore che spara dodici razzi può coprire completamente un chilometro quadrato con le submunizioni. Una tipica salva di cluster MLRS consiste in tre veicoli M270 che sparano tutti e 12 i razzi. Con ogni razzo contenente 644 granate M77, l’intera salva è in grado di sganciare 23.184 granate nell’area del bersaglio.

Il contesto e il campo di battaglia

Nell’ultima settimana, le dichiarazioni dei funzionari di Kiev sono diventate più allarmanti, come se la leadership ucraina stesse preparando la nazione a una grande sconfitta. La perdita di Severodonetsk (una delle ultime grandi città del Donbas ancora sotto il controllo ucraino), tagliata dal saliente di Popasna, è stata raccontata da Zelensky come una “nuova Mariupol”. “Stanno massacrando la gente e cercando di distruggere ogni forma di vita. Nessuno ha mai causato così tanti danni al Donbas come i soldati russi stanno facendo in questo momento”, ha detto il presidente ucraino nello statement sull’89esimo giorno di guerra.

La Russia ha effettivamente lanciato buona parte dell’intera forza d’attacco rimasta a sua disposizione per l’offensiva nel Donbas, da cui potrebbe ottenere guadagni territoriali da capitalizzare quando un reale negoziato si aprirà. Il consigliere presidenziali ucraino Oleksiy Arestovych ha dichiarato che i russi “hanno una superiorità nell’artiglieria e nell’aviazione”. “Per usare un eufemismo, siamo a malapena a galla”, ha detto.

C’è un coro di funzionari militari e politici ucraini che chiedono all’Occidente di fornire ulteriore supporto tecnico alle forze armate di Kiev, in particolare proprio sistemi di artiglieria come i lanciarazzi multipli, sistemi di difesa aerea, carri armati e jet da combattimento. Senza una maggiore parità sul campo di battaglia, l’Ucraina si troverebbe in difficoltà indicibili e questo è l’elemento su cui il battage politico ed emotivo alzato dal governo Zelensky sta ruotando la propria comunicazione.

Si tratta di argomenti particolarmente recepiti a Washington, dove l’obiettivo è sostenere Kiev finché ciò è fattibile e credibile – perché l’Ucraina ha il diritto di poter vincere la guerra, qualsiasi cosa significhi “vittoria”. È su questo che l’asticella statunitense si è costantemente alzata: dai dubbi su Javelin e le mitragliatrici si è passati all’invio di artiglieria a lunga gittata. Prossimo step potrebbe essere quello degli assetti aerei, su cui il Cremlino ha già sparato accuse minacciose.

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