Viva Lavrov, la straordinaria, incalzante intervista su Mediaset, la propaganda in diretta, la ribalta del giornalismo italiano e della credibilità dell’Italia nel mondo. Radiografia al contrario di una figuraccia in mondovisione
Molto rumore per nulla.
Ci sentiamo in dovere di frenare la bufera di polemiche contro l’intervista scendiletto di Mediaset a Sergei Lavrov, ministro degli Esteri di Vladimir Putin, zar di tutte le Russie (e dell’Ucraina, nei suoi sogni).
Perché gridare contro la “propaganda” russa in prima serata, come fa ora stracciandosi le vesti buona parte della politica? Perché indignarsi per quaranta minuti di sproloquio in diretta sull’ “operazione speciale” di Putin contro il “nazista” Volodymyr Zelensky, paragonato a “Hitler” che “aveva origini ebraiche”?
Tafazzismo all’italiana in action.
E pensare che ci sarebbe invece da festeggiare un primato. In alto i calici: dopo l’Eurovision ai Maneskin e gli Europei tinti di azzurro, l’Italia svetta ancora in Europa!
Quella a Zona Bianca (o Zona Russa?) è infatti la primissima intervista che Lavrov, gran capo della diplomazia di Mosca, concede a un media occidentale da quando le armate di Putin hanno iniziato a passeggiare per l’Ucraina riducendola in macerie, due mesi fa.
Ci immaginiamo la pila di richieste sulla scrivania del gran ministro. Le chiamate affannate di Christiane Amanpour dalla Cnn o di Bob Woodward dal Washington Post, tutte rifiutate. Nulla da fare: dopo una lunga e attenta disamina, Lavrov ha fatto semplicemente la cosa più logica. Scegliere la testata più autorevole, il giornalista di politica estera più esperto.
Eccolo dunque in diretta su Mediaset, incalzato dalle domande infingarde di Giuseppe Brindisi. Watchdog all’italiana. “Ci sono mercenari occidentali in Ucraina?”. “A Bucha c’è stata una strage di civili?”. “La Russia vuole la resa di Zelensky per la pace?”. Poi il colpo finale, roba da cardiopalma: “Buon lavoro ministro”.
Di fronte a una così straordinaria dimostrazione di giornalismo (Fallaci chi?), è una vergogna assistere a tanta violenza e indignazione.
Peraltro contro una rete che mai e poi mai ha fatto da megafono del Cremlino. E tantomeno ha fatto da tappeto rosso alla propaganda sovranista e anti-europea che da quelle stanze a Mosca prendeva ossigeno.
Fondata da un politico, Silvio Berlusconi, che in questi mesi ha dato prova di leadership atlantica e coraggio inusitati, tuonando contro l’aggressione e il massacro dei civili ucraini da parte dell’esercito di Putin.
No, non ci uniremo a questo coro.
NB: QUESTO ARTICOLO VA LETTO AL CONTRARIO