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L’istruzione è la forza in più dell’Italia in Nordafrica

Uno dei ruoli che i Paesi del Mediterraneo allargato riconoscono all’Italia è quello di sponda nel mondo della formazione di alto livello. Roma, attraverso cooperazioni di vario genere – come quelle che sta strutturando Med-Or – riesce a intercettare le esigenze di crescita e sviluppo di Paesi partner come il Marocco.

L’Italia è vista dai Paesi del Nordafrica come attore con cui poter instaurare un dialogo a 360 gradi su temi di cooperazione e sviluppo, partnership economico-commerciale, sicurezza e politica. Come dimostra la recente visita a Roma del capo dello Stato algerino, come racconta l’attività italiana all’interno di contesti complessi come la crisi libica, o come esce dal Marocco, un Paese molto interessato all’Italia.

Una visione che arriva anche dal resoconto del recente viaggio del presidente della Fondazione Med-Or, Marco Minniti, a Rabat per incontri con le istituzioni del Paese, e avvenuto nel quadro delle iniziative a livello del Mediterraneo per premettere alla fondazione di concludere sempre maggiori accordi con vari Paesi interessati (sono già strette intese in Qatar, Libano, Somalia e si sta dialogando con Bahrein, Emirati e Arabia e appunto con il Marocco).

La cooperazione viaggia attraverso l’istituzionalizzazione dei memorandum che ruotano attorno a progetti di formazione e alta istruzione, che Med-Or facilita anche grazie alle collaborazione con alcune università italiane, andando a riempire ambiti in cui questi Paesi hanno lacune. Per esempio la sanità: oltre a erogare borse di studi, Med-Or fa da ponte per creare contatti anche in funzione dell’accordo con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.

La diplomazia sanitaria e dell’istruzione è uno dei veicoli per instaurare migliori rapporti di fiducia e cooperazione, rispondendo alle esigenze di certi Paesi. Questo rende l’Italia molto apprezzata nel contesto regionale.

Nella due-giorni di incontri catalizzati dall’ambasciata guidata da Armando Barucco, Minniti ha visto il ministro degli Affari Esteri, Nasser Bourita, che ha espresso interesse alla cooperazione con l’Italia nell’ottica della riforma dell’istruzione marocchina di secondo livello. La sponda di Roma è un modo per renderla più internazionale. Il Marocco punta ad avere almeno 2000 dottori di ricerca che possano essere la punta di lancia delle nuove tecnologie in tutti gli ambiti. Fondazione Med-Or in questo potrebbe diventare un partner per elargire borse di studio, ma anche per creare strumenti di dialogo con le università italiane.

Processi utili per implementare la riforma marocchina, come ribadito dal ministero dell’Istruzione Superiore, della Ricerca scientifica e dell’Innovazione, nella persona del segretario generale Mohammed Khalfaoui, che ha aperto il ventaglio della formazione tecnico-scientifica di cui il Marocco ha molto bisogno. Qui, visto l’eccellenza italiana (soprattutto nel campo manifatturiero) i marocchini puntano a poter intavolare accordi di cooperazione diretta sul know-how.

“Con i progetti di alta formazione, Med-Or si adopera per incoraggiare, in un’era di forte competizione e di grandi cambiamenti, il confronto e le interazioni tra mondi diversi. Nel pieno convincimento che la distanza possa diventare strumento di unità e dialogo e le differenze fonte di ricchezza reciproca”, spiega la Fondazione raccontando gli obiettivi della partnership sottoscritta con le università LUISS Guido Carli di Roma e Mohammed VI Polytechnic University di Rabat.

Concetti rafforzati da Minniti in un appuntamento in Parlamento con la presidente della Commissione Affari esteri della Camera dei Rappresentanti, Nadia Bouaida, e l’onorevole Laila Dahi. Tema in questo caso la promozione della lingua araba, che la Fondazione definisce lingua di dialogo a cavallo del Mediterraneo.

Il passaggio parlamentare, con le due figure politiche femminili, marca il senso profondo del ruolo che Med-Or intende interpretare. La cooperazione nella formazione e nella ricerca diventa infatti anche un via per spingere le nuove generazioni arabe a colmare il gender gap, e allo stesso tempo – con la distribuzione di borse di studio in egual misura tra uomini e donne – produce un messaggio positivo a uso interno ed esterno su come nella regione nordafricana il ruolo delle donne stia crescendo. Le esperienze di Bouaida e Dahi ne sono testimonianze.

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