La penetrazione della Russia in Africa è una realtà con cui i Paesi occidentali, che vedono nel continente opportunità di sviluppo anche per l’approvvigionamento energetico, devono fare i conti
Quanto è presente la Russia in Africa? Una domanda da porsi se si considera che il continente è parte della scommessa strategica europea di sganciarsi dalla dipendenza energetica da Mosca. Di seguito si proverà a ricostruire un quadro sulle attività attuali e le relazioni esistenti, che vanno dalla cooperazione commerciale a quella politico-diplomatica, fino al livello delle partnership militari — che in contesti a moderata stabilità sono un fattore centrale perché le armi sono parte dell’azione politica reale o potenziale di certi Paesi.
Partendo dalla fascia settentrionale, un ruolo di primo piano ce l’ha l’Algeria, dove il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, è stato recentemente in visita. Algeri è un partner commerciale privilegiato e un alleato per la cooperazione militare di Mosca. Nel Paese da cui l’Italia comprerà la più alta aliquota di gas naturale per staccarsi dalle forniture russe, Gazprom, Transneft e Stroytransgaz sono le tre corporate che hanno contratti in essere e in divenire con la controparte algerina Sonatrach.
Prima di andare avanti, un breve focus sulle tre società perché le ritroveremo: Gazprom è la famosissima multinazionale di San Pietroburgo che si occupa soprattutto di estrazione di gas naturale e in minor mondo di altre attività minerarie, ed è a controllo statale; Trasneft è una società statale che si occupa di infrastrutture per idrocarburi, gasdotti e oleodotti per un totale di 70mila chilometri gestiti; Stroytransgaz è una società di ingegneria applicata al settore energetico. Tutte e tre sono state sottoposte a diversi round di sanzioni Usa-Ue, che colpiscono anche i management, sin dall’annessione della Crimea e che adesso sono state collegate anche alla guerra russa in Ucraina.
Nel Nordafrica la Russia è presente anche in Marocco, con accordi commerciali e con Trasneft. Poi in Libia, dove mercenari del Wagner Group hanno partecipato alla guerra che la milizia di Bengasi dichiarò al governo onusiano di Tripoli tre anni fa (Mosca nega collegamenti con la società di contractor, che però viene considerata un asset ombra del Cremlino); sempre in Libia sono attive Transneft in settori estrattivi di petrolio e gas e Gazpromneft (produzione di lubrificanti). Infine l’Egitto, partner economico-commerciale e militare storico; nel 2015 è stato firmato dal Cairo l’accordo con Rosatom per la costruzione della centrale nucleare di Dabaa (la prima nel Paese); Rosneft, Lukoil e Zarubehzneft — tre società petrolifere di cui la prima più volte sotto sanzioni — portano avanti affari nei giacimenti egiziani.
Scendendo più al centro, in Mali, Sudan e Repubblica Centrafricana sono presenti mercenari della Wagner che forniscono sicurezza alle amministrazioni locali e intessono relazioni finalizzate alla crescita di influenza russa. In Sudan la Stroytransgaz ha lavorato all’oleodotto che porta il greggio dal bacino di Melut, nella provincia interna di Palouge, fino a Port Sudan, sul Mar Rosso, dove Mosca voleva costruire una base navale. In Burkina Faso i russi stanno lavorando sull’estrazione di metalli rari. Nel marzo 2014, Lukoil è entrata nel progetto Deepwater Tano/Cape Three Points, situato al largo del Ghana, nel Golfo di Guinea, al confine con la Costa d’Avorio (uno dei giacimenti più profondi al mondo, con una profondità d’acqua di 2600 metri). Qualcosa di simile avviene in Camerun, dove sempre nel 2014 (a giugno) ancora la Lukoil ha firmato un accordo per l’acquisizione di una quota del progetto di sviluppo del lotto offshore di Etinde, e ad aprile i due Paesi hanno firmato un accordo per la cooperazione geopolitica ad ampio raggio.
Lukoil è presente nell’estrazione dai giacimenti nigeriani, e Mosca con Abija ha accordi commerciali e interessi nel mondo nucleare: la Rosatom (anche questa in odore di sanzioni) ha deal per la fornitura di reattori e per la progettazione di una centrale. Sempre attorno al nucleare ruotano le principali relazioni con l’Etiopia, e Mosca ha anche approfondito le connessioni con il governo di Abiy Ahmed. Russia e Zambia sono in accordo per la costruzione di un reattore nucleare nel paese sudafricano, e di nucleare si parla anche con l’Uganda — che però ha un progetto con la China National Nuclear Corporation — dove la Russia è già dentro al business dell’uranio, così come in Tanzania.
Nella Repubblica democratica del Congo ci sono altre unità della Wagner e Lukoil sul settore estrattivo; un contesto simile c’è pure in Mozambico, con Rosneft attore principale. L’Angola è un partner militare della Difesa russa e fornitore di metalli rari; il Sudafrica ha un accordo commerciale con la Russia e fornisce nichel.
(Foto: Rosatom, al Dabaa)