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Il Marocco si mobilita per il gas ma punta alle rinnovabili

Il governo ha avviato un piano di rafforzamento infrastrutturale per gli approvvigionamenti di gas, da integrare con il grande gasdotto che parte dalla Nigeria, ma in prospettiva punta sempre alle rinnovabili

La crisi energetica, legata al conflitto in corso in Ucraina, ha spinto anche il Marocco a mobilitare le proprie risorse e ad accelerare i suoi progetti, per raggiungere al più presto l’autonomia in questo settore, soprattutto per quanto riguarda gli approvvigionamenti di gas. Nel novembre 2021 l’Algeria aveva infatti chiuso il gasdotto Maghreb-Europa, operativo dal 1996, che attraversa il Marocco e riforniva di gas la Spagna, mettendo le autorità marocchine in allarme.

Per questo il Regno si sta mobilitando già da alcuni mesi per dotarsi di adeguate infrastrutture: gasdotti, porti e unità di stoccaggio e rigassificazione.

Il ministro della Transizione energetica e dello sviluppo sostenibile, Leila Benali, ha recentemente affermato che il Marocco aspira a creare un’infrastruttura del gas degna del 21° secolo. Il ministro ha inoltre insistito sull’importanza della costruzione di unità di rigassificazione, spiegando che l’effettiva attuazione della sovranità energetica in termini di gas naturale richiede la trasformazione del gas liquefatto (Gnl) che deve essere effettuata sul territorio nazionale e nello spazio marittimo marocchino, sia tramite una base galleggiante o di un terminal terrestre.

Benali ha invitato gli industriali a svolgere i loro calcoli economici e finanziari per decidere la soluzione più immediata, aggiungendo che i porti relativamente pronti a ricevere Gnl sono quelli di Mohammedia e Nador. Inoltre, ha sottolineato la necessità di non limitarsi a un porto e di prepararne altri sui 3.500 km di costa tra cui quello di Jorf, di Tangeri e Dakhla, destinato a diventare una regione industriale verde.

Se sul breve periodo quindi si punta sul gas liquefatto, sul lungo resta in piedi l’ambizioso progetto di gasdotto che dalla Nigeria arriverà fino in Marocco e che ha lo scopo di rifornire anche altri paesi africani. Il tentativo della vicina Algeria di isolare Rabat, anche dal punto di vista energetico, ha spinto le autorità marocchine a mettere in campo diversi piani. Uno di questo riguarda quello di costruire con la Nigeria il gasdotto offshore più lungo del mondo per il trasporto di gas tra i due Paesi, attraversandone altri 11 nell’Africa occidentale. Il progetto è iniziato con una partnership, che è stata conclusa tra la Nigerian National Petroleum Company (NNPC) e l’Ufficio nazionale degli idrocarburi e delle miniere (ONHYM) del Marocco, siglata nel giugno 2018.

Al momento il progetto, che è un’estensione del gasdotto dell’Africa occidentale e che già porta il gas dalla Nigeria al Ghana, è in fase di studio e ricerca di finanziamenti e di partner.

“Vogliamo continuare questo stesso gasdotto verso il Marocco lungo la costa. Per il momento, siamo a livello di studi e, naturalmente, siamo a livello di garantire il finanziamento di questo progetto e molti enti stanno mostrando il loro interesse”, ha affermato il ministro nigeriano per le risorse Petrolifere, Timipre Sylva.

Il megaprogetto del gasdotto Marocco-Nigeria, il cui studio di fattibilità è iniziato a maggio 2017 per un costo di diversi miliardi di dollari, è stato lanciato durante la visita ufficiale del re Mohammed VI nel dicembre 2016 ad Abuja, e il 10 giugno 2018 è stato firmato un relativo accordo, durante un viaggio a Rabat del presidente nigeriano, Muhammadu Buhari.

Il Marocco e l’Opec Fund for International Development (Opec Fund) hanno firmato la documentazione legale relativa al finanziamento di parte della seconda fase degli studi di progettazione preliminare di dettaglio (FEED –Front End Engineering Design) del progetto del gasdotto.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze del Marocco, Nadia Fettah Alaoui, ha proceduto, mediante scambio di corrispondenza, con Abdulhamid Al Khalifa, direttore generale del Fondo Opec, e Amina Benkhadra, direttore generale dell’ONHYM, alla firma della documentazione relativa al finanziamento, per l’importo di 14,3 milioni di dollari, concesso dal Fondo Opec a ONHYM, nell’ambito del suo contributo al finanziamento della seconda fase dello studio di progettazione preliminare di dettaglio (FEED – Front-End engineering design) del gasdotto.

Lo studio, cofinanziato con l’Islamic Development Bank (IDB), consiste nella predisposizione della documentazione per l’esecuzione del progetto del gasdotto Nigeria-Marocco e nel finalizzare le relative analisi tecniche, finanziarie e legali, precisa la stessa fonte.

Rabat è cosciente però che la vera soluzione è quella delle rinnovabili. Lo è dal 2009 quando è stata siglata la Strategia energetica nazionale per la diversificazione delle fonti energetiche. Il piano del 2009 era molto ambizioso, prevedeva di garantire il 42% della capacità elettrica totale grazie all’energia rinnovabile entro il 2020. Nonostante non sia riuscito a rispettare l’obiettivo, il Paese ha fatto importanti passi avanti e sembra determinato a fare ancora di più.

Nell’ultimo decennio, il Marocco ha speso oltre 5 miliardi di dollari in progetti sull’energia rinnovabile. I progressi sono stati notevoli: dal 2000 la produzione di elettricità rinnovabile è cresciuta dal 6% del 2000 al 19% del 2020, per un totale di 3685 Megawatt rinnovabili così ripartiti: 700 MW di energia solare, 1.215 di eolico e 1700 di idroelettrico. Oltre al sollievo ambientale, il comparto ha creato molti posti di lavoro e attratto diversi investimenti stranieri. Con le rinnovabili, grazie al suo Sahara e alle sue coste, il Marocco può addirittura esportare energia pulita verso l’Europa.

In quest’ambito si inserisce un altro ambizioso progetto energetico di Rabat, che è quello che riguarda la Gran Bretagna. Le relazioni tra i due Paesi si sono notevolmente rafforzate, in particolare dopo la Brexit. Si parla ora della realizzazione di un cavo sottomarino che collegherà il Marocco al Regno Unito. Se verrà lanciato entro la fine di quest’anno, potrebbe fornire elettricità già nel 2027. A rivelarlo è Sir Dave Lewis, presidente della società specializzata in energia pulita Xlinks.

Intervenendo al “Business podcast” di Ian King su Sky News, Sir Lewis ha affermato che il cavo sarà collegato alla rete nazionale nel North Devon, affermando che “se il progetto verrà lanciato entro la fine di quest’anno, l’elettricità inizierà a circolare nel 2027 e il progetto potrà funzionare al massimo delle sue potenzialità nel 2030”.

Le relazioni commerciali con il Marocco sono tra le più antiche del Regno Unito, ha osservato, aggiungendo che l’esportazione di energia verde fa parte della futura strategia economica del Marocco. Il Sahara marocchino è “uno dei posti migliori al mondo per generare energia verde” poiché gode di un sole splendente ma anche di molto vento a fine giornata che consente di aumentare notevolmente il periodo di produzione di energia fino a a 18 ore al giorno”, ha detto.

Questo cavo sottomarino fornirà energia a un prezzo più interessante di quello che il Regno Unito pagherà per la sua futura centrale nucleare di Hinkley Point C. “L’energia che arriverà dal Marocco nell’ambito del progetto Xlinks sarà di 48 libbre per megawattora, contro i 92,5 libbre / MWH previsti per l’energia da Hinkley Point C”, ha spiegato in dettaglio.

“Il cavo che collegherà i due Paesi sarà di 3.800 km e, nell’ambito del progetto, costruiremo tre nuovi stabilimenti nel Regno Unito per la sua produzione”, ha proseguito, sottolineando che il completamento del progetto dovrebbe richiedere quattro anni e costava circa 16 miliardi di sterline, di cui la metà per la fabbricazione del cavo e dei collegamenti. “Ciò consentirà al Regno Unito di avere una nuova catena di produzione nel settore delle energie rinnovabili”, ha concluso.

 

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