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Diciamo no alla propaganda in tv. Appello di Gilli e Mikhelidze

Doppia intervista a Nona Mikhelidze (Iai) e Andrea Gilli (Nato Defence College) che rifiutano l’invito di una trasmissione La7 per non sedersi accanto ai propagandisti del governo russo, “questo non è dibattito”. Appello per mettere alla porta la propaganda (e le fake news)

C’è chi dice no. Forfait di gruppo a DiMartedì, il programma di La7 condotto da Giovanni Floris. Su twitter Nathalie Tocci e Nona Mikhelidze, direttrice e ricercatrice dello Iai, e Andrea Gilli, Senior researcher del Nato Defence College, hanno annunciato di aver declinato l’invito. Con i propagandisti del governo russo non si può dibattere, qui il pluralismo non c’entra, dicono a Formiche.net Gilli e Mikhelidze.

Perché dire no?

Ci hanno invitato, ma non c’erano le condizioni. Il problema non è tanto condividere il palco con uno come Fulvio Grimaldi che non si vergogna a fare affermazioni sessiste, e non è neppure discutere con uno, come il prof. Andrea Zhok, che ha idee estremamente forti su temi che non ha mai studiato. Il problema è Nadana Fridrikhson, “giornalista” della TV del ministero della difesa russo.

Qual è il problema a sentire l’altra campana?

Ci sono più problemi. Il primo, più evidente, è che la Fridrikhson non è una giornalista. È una propagandista. Uno di noi (Andrea Gilli) ha condiviso lo schermo con la Fridrikson a Otto e Mezzo. Non era un confronto: leggeva comunicati stampa pieni di falsità, direttamente preparati dall’ufficio propaganda. Ad un certo punto ha preso il foglio sbagliato e ha iniziato a leggere la risposta sbagliata.

Ma se la Fridrikhson dice falsità, non è proprio partecipando al dibattito che la si smentisce?

Qui arriviamo al secondo problema. Ci si può confrontare sulle opinioni, sulle interpretazioni e sulle soluzioni: non ci si può confrontare con chi diffonde dati falsi. Facciamo un esempio. Se vado in tv a dire che 2+2 fa 5 e Lei va in tv a dire che 2+2 fa 4, la sintesi del dibattito è che 2+2 fa 4,5. Questa non è una sintesi, è una falsità che, come tale, avvalora e legittima la parte faziosa.

Qualcuno però potrebbe accusarvi di tirarvi indietro, di temere il confronto?

Se vado al casinò e scopro che il croupier è un baro, non ci torno, perché non c’è modo di vincere. Un dibattito televisivo serio presuppone che ci si confronti ad armi pari. Se una persona fornisce sistematicamente dati falsi, l’interlocutore ha due scelte: smentire quei dati, ma così facendo non può sviluppare il suo ragionamento; o non smentirli, rischiando invece di avvalorarli.

Così però lasciate il fronte scoperto. O no?

Come dicevo prima, se partecipando al dibattito si torna a casa con 2+2=4.5 si è perso lo stesso. Credo che le TV possano scegliere: se vogliono i propagandisti, dovranno fare a meno di altre persone.

C’è altro?

Sì, c’è un’ultima questione: si tratta di rispetto e solidarietà verso giornalisti, ricercatori e docenti russi perseguitati dal loro Governo: mentre si vuole dare spazio in Italia alla propaganda russa, in Russia si rischia il carcere per esporre del semplice dissenso. Ciò è vero sempre, ma ancora di più nella giornata mondiale della libertà di stampa.

Le opinioni espresse da Andrea Gilli sono da considerare come strettamente personali e non riflettono quelle della Nato o del Nato Defense College


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