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Putin come Xi, svegliamoci dal sonno cinese. Parla Delmastro (Fdi)

Il responsabile Esteri di Fratelli d’Italia: idee chiare sulla guerra, inviare armi alla resistenza ucraina serve a fermare la carneficina. Biden in Asia? Qui la Cina sparita dai radar, un errore fatale, noi siamo per un 5G occidentale. Orban? Non siamo cheerleader di nessuno

China first. Il viaggio asiatico del presidente americano Joe Biden, prima in Corea del Sud, poi in Giappone, lancia un segnale al mondo. La guerra di Vladimir Putin in Ucraina non cambia le priorità dell’agenda: per gli Stati Uniti la Cina resta il primo rivale strategico. Di Cina invece si parla poco e niente nel dibattito politico italiano. A tre anni dalla cotta cinese del governo gialloverde, dichiarata con un memorandum che ha messo l’Italia sulla Via della Seta, tutto tace. Per Andrea Delmastro, deputato e responsabile Esteri di Fratelli d’Italia, “è un grosso problema”.

Perché?

Lo spiego subito: solo uno sprovveduto può pensare che la guerra in Ucraina non c’entri con la visita di Putin alle Olimpiadi di Pechino a febbraio. Che se crolla l’Ucraina crolla anche Taiwan. Che dalla battaglia per l’Ucraina determineremo se saremo uomini liberi o adotteremo il modello cinese.

Bene. Quindi il governo che dovrebbe fare?

Riaccendere i riflettori sulla difesa delle infrastrutture strategiche, come il 5G, dalle infiltrazioni cinesi. Se la Cina continua a penetrare economicamente in Europa è anche per quell’improvvido memorandum sottoscritto dall’Italia tre anni fa: abbiamo recitato il ruolo di Efialte della civiltà occidentale.

Non le sembra esagerato?

Guardi, i fatti parlano da soli: siamo l’anello debole. Come allora, oggi l’Italia crede di poter vivere di neutralismo attivo, siamo fuori dal mondo. Gli italiani hanno capito da che parte stare, altri tentennano inseguendo la favola dell’export democratico verso la Cina

Ha citato il 5G: il Canada ha messo al bando le cinesi Huawei e Zte, in Italia un rapporto del Copasir del 2019 chiedeva di fare altrettanto ma tutto è rimasto fermo.

Noi non rimaniamo fermi: per Fdi quell’indicazione rimane valida. Con la guerra in Ucraina stiamo scoprendo la permeabilità dell’ecosistema digitale, ci ricordiamo che la guerra ibrida passa dalle reti. Come si fa a consegnarle a Pechino? Dai sedicenti “migliori” nessun segnale..

Per Silvio Berlusconi Zelensky deve fare qualche concessione a Putin. È la vostra posizione?

No, nel mondo non esiste il diritto a pretendere la resa altrui. L’Ucraina è una nazione libera e sovrana e tale deve restare. L’Italia deve aiutare nei negoziati e cercare uno spiraglio di pace, e lo deve fare continuando nel frattempo a inviare armamenti a un popolo che cerca di resistere.

Quindi i rifornimenti non intralciano le trattative, come dicono i Cinque Stelle?

È vero il contrario: le trattative si aprono perché l’Ucraina è stata messa in condizione di difendersi. Ai geni che sostengono l’opposto ricordo che bloccare i rifornimenti militari non arresta la carneficina, la accelera.

Delmastro, avete le idee chiare. Perché allora in Europa Fdi va a braccetto con Viktor Orban, che strizza l’occhio a Pechino e blocca le sanzioni Ue contro Putin?

Premetto che noi non siamo la cheerleader di nessuno. Orban ha governato bene sotto una serie di profili, economico, sociale, valoriale. Sulla posizione di fronte all’aggressione russa in Ucraina segniamo una notevole differenza. Ricordo però che in Europa Giorgia Meloni presiede i Conservatori. E non è quello il partito di Orban..

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