La governatrice Nabiullina è pronta a sostenere la fusione dei tre principali istituti, ovvero Vtb, Otkritie e Rncb. Con il capitale sotto stress il consolidamento appare come l’unica chance di sopravvivere all’urto delle sanzioni. E non è la prima mossa disperata della banca centrale
Per aggirare le sanzioni dell’occidente e tentare di dare una chance a tre delle principali banche russe, la presidente della banca centrale Elvira Nabiullina – che poche settimane fa ha per la prima volta ammesso che le sanzioni imposte al Cremlino in seguito all’invasione dell’Ucraina stanno facendo male all’economia dell’ex Urss – si lancia in mosse che sanno di disperazione.
A metà aprile, infatti, Nabiullina era arrivata a minacciare di portare in tribunale i Paesi dell’Occidente che hanno messo sotto chiave le riserve russe in dollari, Stati Uniti in testa. Soldi senza i quali sarà sempre più difficile onorare i pagamenti delle cedole sui bond sovrani, rifinanziare il debito ed evitare un default. Adesso è il turno di un altro colpo di mano, sotto forma di risiko bancario: una fusione in fretta e furia per unire in nozze tre primari istituti del Paese: Vtb, Otkritie e Rncb.
Il motivo di tale operazione, che mira a creare il primo polo bancario russo? Le sanzioni stanno indubbiamente mettendo sotto pressione il capitale delle tre banche, erodendolo da settimane. Con l’economia russa in ginocchio e un Pil (dati del Fmi) che nel 2022 potrebbe crollare dell’8,5%, le banche dell’ex Urss stanno finanziando a suon di prestiti sia l’industria sia lo sforzo bellico in atto. Il risultato sono patrimoni sotto stress e pericolosamente vicini alla soglia di guardia.
Di qui la mossa della Nabiullina per il consolidamento tra le tre banche a controllo pubblico. Tra cui proprio quella Otkritie da cui il Cremlino voleva uscire, mettendo in vendita la quota di maggioranza, dopo il delicato salvataggio del 2017. Una preda che aveva attirato l’attenzione di Unicredit e del suo ceo Andrea Orcel che però, al primo cenno di tensioni tra Occidente e Russia e forse già con il rumore dei cannoni in sottofondo, aveva fatto retromarcia, abbandonando il progetto di acquisizione.
Nel motivare la fusione, che creerebbe una grande banca dal capitale più solido e più “resistente” alle sanzioni, Nabiullina ha ribadito che l’intenzione di Mosca è comunque quella di uscire da Otkritie, anche se i tempi potrebbero essere molto lunghi. “Per il prossimo futuro, non vediamo la possibilità di vendere Otkritie al mercato. Ma comprendiamo che noi, come regolatori, non possiamo essere i proprietari della banca per molto tempo”. Nelle more, in queste condizioni, “il consolidamento è una decisione ragionevole”.
Intanto, la Russia sembra aver scongiurato, ancora una volta, il default tecnico del suo debito in valuta estera. Secondo quanto riporta Bloomberg tre investitori si sarebbero visti accreditare sui rispettivi conti le cedole di due eurobond (in dollari), con scadenza 2022 e 2042, alla vigilia del termine del periodo di grazia di 30 giorni scattato ad inizio aprile, quando le cedole sono venute a maturazione. Il pagamento, al termine di una gimcana tra le sanzioni che ha costretto il regime ad attingere alle riserve valutarie in dollari, per ora evita alla Russia il primo default della sua storia dalla cacciata degli zar da parte dei Bolscevichi.