Skip to main content

Meloni egemone. Le difficoltà di Salvini all’ombra di Putin secondo Magatti

“Il fatto che Salvini si candidi a fare il mediatore del conflitto in Ucraina mi pare un po’ fuori luogo. Tanto più che la Lega in questo momento è in difficoltà e, viste le posizioni del passato, non sarebbe molto credibile”. Conversazione con Mauro Magatti, sociologo, docente universitario ed editorialista del Corriere della Sera e Avvenire

“Le difficoltà tra Salvini e Meloni sono del tutto evidenti, è inutile negarle”. Il sociologo e politologo Mauro Magatti analizza le tensioni interne al centrodestra da un angolo di prospettiva che in un certo senso mette in discussione le rassicurazioni sulla bontà dei rapporti rilasciate dal leader del Carroccio. In un’intervista a Radio Capital, infatti, il segretario della Lega ha detto a chiare lettere che tra lui e Giorgia “il problema non si pone: governiamo regioni e comuni assieme. E governeremo assieme”. Eppure la sua assenza dalla convention meneghina di FdI non è passata inosservata. Ma Salvini ha fatto capire di aver ascoltato il consiglio di “qualcuno vicino a Meloni” che gli avrebbe fatto intendere di non andare a Milano. “Se fossi andato – così il leghista – avrei fatto la figura dell’imbucato”.

Magatti, Salvini avrebbe fatto davvero la figura del convitato di pietra a Milano?

Quella di Salvini di non andare a Milano è stata una decisione chiara e netta, che denuncia come in realtà la sua volontà sia quella di tenersi le “mani libere”. Tra Fratelli d’Italia e Lega ci sono non pochi problemi di posizionamento, che si riverberano sugli equilibri della coalizione. Anche solo il fatto che Forza Italia e il Carroccio siano in maggioranza e FdI saldamente all’opposizione la dice lunga.

Prevede che questi dissidi possano portare a una spaccatura?

A mio modo di vedere Meloni sta tentando di conquistare l’egemonia del centrodestra, accorpando parte dell’elettorato che in questi mesi la Lega ha perso. Penso ad esempio a quello delle piccole imprese. In più, in Fratelli d’Italia trovano casa le frange della destra più “aggressiva”. In questo scenario che vede la Lega in caduta libera, si è innestata anche la questione del conflitto.

Il Carroccio sta pagando le antiche infatuazioni putiniane?

Diciamo che Salvini è uno di quegli attori politici che sta cercando di trovare una posizione presentabile, dopo che negli ultimi anni ha risentito non poco del fascino che sul suo movimento e su di lui ha esercitato Putin. Detto questo, pare che si stia anche riscoprendo pacifista e che a più riprese si sia speso per il cessate il fuoco.

Pensa che Salvini possa avere un qualche ruolo come mediatore del conflitto in Ucraina, come pare a lui interessi?

Il fatto che lui si candidi a fare il mediatore mi pare un po’ fuori luogo. Tanto più che la Lega in questo momento è in difficoltà e, viste le posizioni del passato, non sarebbe molto credibile.

Il fascino verso Putin ha colpito anche in casa 5 Stelle. E il caso Petrocelli ne è un esempio. 

Il Movimento 5 Stelle soffre il fatto di essere una realtà estemporanea. Soffrono di non avere radici storiche: sono come canne al vento. Anche loro hanno sofferto delle sirene che Putin ha messo in giro per anni. Dunque ora, con la guerra in corso, si trovano in profondo imbarazzo. Ma questo denuncia anche un altro grosso problema: la totale perdita di identità.

E la prospettiva del campo largo col Pd?

Credo che attualmente sia un punto di grande scontro. È chiaro che elettoralmente, seppur ridimensionati, fanno gola. Detto questo, mi pare che il loro approdo al campo del centrosinistra sia molto immaturo.

×

Iscriviti alla newsletter