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Non solo Ucraina. Tutte le ansie di Scholz e di un semaforo a due cilindri

La crisi energetica, il blocco del Nord stream 2 e le sanzioni decise dall’occidente non trovano sempre una fluidità, di azione e di pensiero, nel cancelliere socialdemocratico che soffre anche per una coalizione poco omogenea. Ora arrivano elezioni che possono causare altre tensioni

Non c’è solo la guerra in Ucraina a creare tesioni nel governo di Olaf Scholz: il fattore bellico si somma ad una serie di temi che lo stanno caratterizzando sin da suo insediamento, in primis la difficoltà di raccogliere il testimone dopo il quindicennio merkeliano. Circostanza su cui stanno impattando come un macigno l’inflazione e la crisi energetica, che nel gasdotto Nord Stream 2 ha un punto focale preciso, oltre che le fibrillazioni nella maggioranza “semaforo”.

Semaforo e gas

L’ultima polemica riguarda i bonus per far fronte alla crisi energetica. La coalizione ha già deciso di attuare misure ad hoc, come uno sconto sul carburante, ma ora stanno emergendo una serie di problemi per via dei distinguo di parlamentari e stati federali. Il momento legato all’impennata dei prezzi è complesso e si riverbera anche nelle relazioni con gli alleati e in alcuni rilievi fatti dagli analisti sulla stampa di casa. Ancora due giorni fa, il cancelliere ha detto pubblicamente che il governo federale intende sì ridurre a zero le importazioni di gas e petrolio russi il più rapidamente possibile, “tuttavia un’uscita immediata non gioverebbe a nessuno”.

Controsanzioni

Le controsanzioni russe stanno avendo anche un impatto nervoso sul paese, oltre che economico. Come ribadito dal ministro dell’Economia Robert Habeck, ogni giorno vengono consegnati alla Germania circa dieci milioni di metri cubi di gas in meno: “Oggi non dichiareremo il livello di allerta. Le filiali di Gazprom in Germania devono firmare nuovi contratti di fornitura a prezzi potenzialmente più elevati. Per pagare questi prezzi sono necessarie garanzie finanziarie. E noi le daremo”.

Mosca ha imposto sanzioni a Gazprom Germania e ad altre ex filiali della sua compagnia statale del gas: la società lo scorso aprile era stata posta sotto il controllo statale tedesco. Ma nonostante le sanzioni decise dall’Occidente, le importazioni dalla Russia in Germania sono cresciute del 78 per cento a 4,4 miliardi di euro. Il perché è da ritrovarsi nell’aumento dei prezzi delle materie prime. Di contro le esportazioni sono diminuite di quasi il 60 per cento.

I casi spinosi

Nel mezzo la polemica tutta interna alla Spd sull’invio di armi e il caso Bayer le cui azioni sono crollate di oltre il 6% dopo che l’amministrazione Biden ha chiesto alla Corte Suprema degli Stati Uniti di non prendere in considerazione il ricorso dell’azienda per respingere le affermazioni dei clienti secondo cui un suo diserbante sarebbe cancerogeno.

Ma non è tutto perché, sempre sul fronte interno, il 15 maggio si terranno le elezioni nella Renania settentrionale-Vestfalia che eleggerà il suo nuovo parlamentino e quindi il Primo Ministro. CDU e SPD sono i contendenti, con i democristiani che sarebbero in vantaggio (il primo ministro in carica Hendrik Wüst arriva al 32%). Stasera ci sarà anche il confronto televisivo tra Wüst e il suo sfidante Thomas Kutschaty, quest’ultimo finito sotto i riflettori per le relazioni della SPD con Mosca, passaggio che sta provocando non pochi grattacapi al partito che esprime il Cancelliere.

“Il fatto che l’SPD abbia un problema con la Russia, in particolare con Schwesig e Schröder, non è un’invenzione della CDU – ha affermato Wüst in un’intervista a Zeit online – Praticamente l’intero Occidente è soggetto a giudizi errati in rapporto con la Russia e valuta Putin oggi diverso da prima. Ciò che conta è se essere troppo vicini oggi impedisce alla politica del governo di prendere le decisioni giuste”.

Berlino-Mosca

Il riferimento fatto dall’esponente della CDU è duplice: da un lato all’ex cancelliere Gerhard Schröder (SPD) che da sempre è considerato molto vicino al presidente russo, oltre che essere presente nel board di diversi colossi di peso come Gazprom. In occasione dell’invasione dell’Ucraina non ha rotto questi stretti legami con il Cremlino. Dall’altro c’è il caso di Manuel Schwesig (SPD), Primo Ministro del Meclemburgo-Pomerania occidentale, che è stato invece fino a poco tempo fa un fervido sostenitore del gasdotto Nord Stream 2, nonostante la decisione presa dal governo federale di fermarlo, come prima conseguenza della guerra.

@FDepalo

(Foto:  Initiative D21/Michael Setzpfandt)

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