Tre anni fa la media internazionale dello studente top performer era del 9%. L’Italia si collocava al 5%. Uno studente italiano su 20 riusciva a comprendere un testo nella sua interezza. Questo era il preoccupante rapporto PISA dei Paesi Ocse nel 2018. Un recente rapporto di Save the Children, maggio 2022, ci dice che “il 51% dei quindicenni italiani non è in grado di comprendere un testo scritto”. L’analisi di Eusebio Ciccotti, preside e docente universitario
Oramai, da diversi anni, sia i dati PISA (Programme for International Student Assessment), che di altri organismi nazionali e internazionali, lanciano l’allarme sulle carenze formative degli adolescenti italiani che poi permangono anche nella fase adulta. In matematica, per esempio, uno studente su quattro non raggiunge le competenze base (ma, coraggio, siamo scarsi insieme a Stati Uniti, Federazione Russa, Australia e Portogallo). Ancora più preoccupante la comprensione di un testo in lingua standard. Nel 2018 i dati PISA, riferiti ai quindicenni dei 37 attuali Paesi Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ci avvertivano: solo uno studente italiano su venti comprendeva un testo articolato scritto in italiano. Mentre uno su quattro comprendeva appena l’idea di un testo di media lunghezza.
Rimpallo di responsabilità e ballo teorico
Per anni si è cercato di individuare l’anello debole della scuola italiana. Sino a ieri la scuola primaria pare che superasse egregiamente i test compartivi internazionali. Si è detto che i ragazzi della secondaria di primo grado e poi quelli della “superiore” non aumentassero le competenze di base (nella lettura e nella scrittura; in questa sede non ci occupiamo delle discipline scientifiche) acquisite nel ciclo della primaria. Da qui le varie proposte di riforma dei programmi e dei cicli. Meglio aumentare di un anno la scuola “media”, da tre e quattro anni, come in diversi Paesi, oppure, proporre un biennio unico alle superiori di rinforzo delle presunte acquisizioni con cui gli alunni iniziano il ciclo della secondaria di secondo grado? Nel dibattito, spesso ridotto a scarico di responsabilità, un ciclo si autoassolveva a discapito del ciclo successivo. Oggi vi è qualcuno che vede nella attuale primaria poca attività teorico-pratica nel settore logico-linguistico, e insegnanti stressati da una esagerata burocrazia valutativa nei riguardi degli alunni, chiamati a definire “livelli” e “obiettivi”. Insomma, molto tempo a coniare giudizi logorroici.
La liquidità digitale
Naturalmente, dobbiamo tener conto del rapido, da anni, grazie a Zigmunt Baumann, “liquido”, cambiamento della vita quotidiana dettata dalla rivoluzione del digitale, audio e video. Il costrutto linguistico che si curava, in classe e a casa, attraverso la lettura e la scrittura, riceve oggi meno attenzione da parte delle nuove generazioni. Se gran parte del mio monte tempo è occupato nel seguire “storie” dal cellulare, riduco il mio tempo di lettura e di creazione nei riguardi di testi linguistici verbali articolati. Se quarant’anni fa scrivevo una lettera, impegnandomi con carta e penna o con la macchina da scrivere, e poi la inviavo tramite posta o fax, ora risolvo tutto con mini frasi, simboli ed emoticon pronti nel dispositivo.
Il tempo scuola è insufficiente
Nell’era pre-digitale il tempo scuola, 8.00 -14.00 era un tempo “reale” e sufficiente. In classe si leggeva e tutti seguivano (naturalmente vi era quello che si distraeva: veniva richiamato e doveva “riconnettersi”). Ora, mentre il prof fa lezione, o sta interrogando, o vi sono tempi morti del cambio di lezione, prima dedicati al ripasso, non si resiste alla tentazione di smanettare. Poi, se si va al bagno, i minuti sono mediamente aumentati: si usa il cellulare soprattutto lì.
Inoltre, le scoperte scientifiche, le letterature, in altre parole, la conoscenza in generale, è decuplicata, nell’ultimo mezzo secolo. Tutti i ventuno secoli adesso sono insaccati, come abnormi salsicce, nei libri di testo. Ma, il tempo scolastico è rimasto il medesimo.
Il pomeriggio, la sera e la notte: tutta fiction
Anche il tempo “fuori” dalla scuola, quello libero dagli sport, una volta dedicato alla lettura e alla scrittura “libera”, è diminuito. Inutile nasconderci che molti adolescenti, segnatamente la fascia low performer passa dalle tre alle cinque ore al giorno tra cellulare, giochi digitali e serie tv. Se seguire le serie tv, per esempio, è utile per capire come cambia la vita quotidiana e il mondo degli adolescenti, d’altro canto essa non può offrire la completezza formativa. Un testo audiovisuale, lungometraggio o short che sia, non è in grado di sostituire un testo linguistico articolato e settoriale. Questo perché il film comunica soprattutto attraverso il visivo, il musicale, il linguaggio non verbale.
Rivedere i programmi. A scuola fino al 30 giugno.
Non è pensabile ancora mantenere lo stesso tempo-scuola della società italiana degli anni Cinquanta, quella pre-industriale e contadina. Non si può “tornare a casa” alle 14.00. Sono ancora pochi gli istituti scolastici che adottano il tempo pieno. Le scuole debbono essere attrezzate (mense e luoghi per lo sport) per essere vissute oltre le 36 ore di lezione a settimana (in questo caso mi riferisco alla secondaria, di primo e secondo grado). Va rivisto, contemporaneamente, il tempo lungo della primaria. Ridurre le ore di “libere attività” per intensificare le ore dedicate all’acquisizione di competenze nelle aree dei codici linguistico-artistici e nell’ambito matematico- scientifico.
Non è mai troppo tardi?
Davanti ai dati del rapporto di Save the Children cosa proporre? Ecco alcuni suggerimenti che, per carità, non intendono essere esaustivi. Va intensificata la pratica della lettura e del riassunto nella primaria. Va introdotto la lettura obbligatoria del quotidiano, nei due cicli della secondaria. Andrebbe sdoppiata, sin dalla secondaria di primo grado, la cattedra di “Italiano”, aumentandone le ore, in due cattedre: “Letteratura italiana” e “Scrittura”. Due ore di “Filosofia” in tutti gli indirizzi delle superiori, come materia non solo orale, non sarebbe male. Infine, prolungamento dell’anno scolastico sino al 30 giugno (dotando gli istituti di tecnologie per affrontare le temperature estive).