Con Svezia e Finlandia pronte a entrare nella Nato si chiude l’ultima finestra europea della Russia di Putin. Ma lo zar se l’è cercata. Già otto anni fa, con la Crimea invasa, Helsinki e Stoccolma dicevano: never again. Il commento del generale Mario Arpino
Sulla stampa, in televisione e sui social in questi ultimi giorni abbiamo visto e sentito commenti divergenti circa la recente richiesta di Svezia e Finlandia (già nell’Unione Europea) di entrare a far parte anche della Nato. Perché tanta fretta nel voler rinunciare ad una neutralità da molti ormai data come vocazione immutabile? Perché Vladimir Putin, che sta cominciando a sbagliare toppe cose, è riuscito a compiere anche questo miracolo.
Ma è una questione con radici nei secoli: che tra Russia e Stati Baltici non sia mai corso buon sangue ce lo racconta la Storia. Nei primi anni dl ‘700 la rapida ascesa russa costituì una sgradevole sorpresa per i Paesi del Nord, sino ad allora dominati dalla potenza svedese o, comunque, sotto l’influenza diretta della corona di Svezia. Dopo la dura sconfitta inflitta nella battaglia di Poltava (1721) ad opera di Pietro il Grande, con il trattato di Nystad la Russia mise saldamente entrambi i piedi nel Baltico, sostituendo la Svezia nel ruolo di potenza dominante nel nord del continente.
A questa “finestra sull’Europa”, (ricordiamo Danzica, ma anche l’enclave di Kaliningrad (già Kornigsbrg, la patria di Kant) la Russia non ha mai voluto rinunciare. Tanto meno la Russia d Putin (ormai ci ha posizionato i missili Iskander), che a tutt’oggi non tollera di vedere Stati baltici e dintorni nell’orbita occidentale. Sei anni orsono, nell’agosto 2016, ero stato invitato a Linkoping (c’è la fabbrica dei moderni caccia Gripen) assieme ad altri anziani colleghi ed amici già al vertice di aeronautiche europee e della Nato. L’occasione dell’incontro era il 90° anniversario dell’Aeronautica svedese.
Ricordo che nel corso della cerimonia ufficiale il ministro della difesa Peter Hultqvist – alla presenza del Sovrano – dava pubblica e puntuale lettura dell’indirizzo di saluto del governo. Lo conservo ancora.Confesso che mai, abituato da anni ai nostrani interventi “politicamente corretti”, avevo udito un discorso così diretto, schietto, senza veli da parte di un ministro. Mancava solo una dichiarazione di guerra alla Russia…. I colleghi svedesi ci avevano molto carinamente fornito il testo scritto, che ancora conservo. C’era con noi anche il collega finlandese, che ha dato il via agli applausi. In questo momento mi sembra possa essere di interesse riportare, in libera traduzione, almeno alcune frasi della parte iniziale.
“La sicurezza europea è severamente messa a repentaglio dall’annessione illegale della Crimea e dall’aggressione nell’est dell’Ucraina. Con il crescente coinvolgimento in Siria, è evidente una sempre maggiore volontà politica russa di usare la violenza per conseguire i propri obiettivi. Oggi, si accresce il significato della Regione baltica per la sicurezza europea.” (……) “ La tensione è in continuo aumento e la situazione strategico-militare nell’area si va deteriorando, rendendo la Regione meno sicura. Da parte russa, continuiamo ad osservare esercitazioni militari su larga scala e attività provocatorie molto vicine ai nostri confini ed a quelli finlandesi, mentre continuiamo a udire da parte delle Autorità russe una retorica irresponsabile. Parlano ormai della Regione baltica come loro cortile di casa e propria sfera di interesse”. (…..)
“Con ampio supporto del Parlamento, il governo svedese ha quindi deciso di incrementare sostanzialmente il bilancio della difesa per la prima volta dopo alcune decine di anni. Questo è un chiaro segno di come noi interpretiamo il deterioramento della situazione nell’area di nostro interesse strategico-militare”. (…..) “La priorità chiave è incrementare la capacità di combattimento delle nostre forze armate, come pure sviluppare un nuovo concetto di Difesa Totale, che includa la difesa civile e quella contro la guerra psicologica”. (…..)
“È necessario focalizzare l’attenzione sulla Regione, ridare enfasi alla difesa nazionale e pianificare per scenari di guerra”. (…..) “Per questo, il nostro Governo sta ora perseguendo una politica di difesa che si basa su due concetti: la tradizionale politica di non allineamento va integrata con l’approfondimento della capacità di collaborazione con i nostri partner.
La Svezia ritiene che le sfide alla sicurezza europea possano essere fronteggiate solo con la cooperazione e l’azione comuno. Costruire assieme agli altri la nostra sicurezza è ormai una dei principi-guida della nostra politica. E’ assieme ai nostri vicini dell’Unione Europea e della Nato che noi costruiremo la sicurezza nella regione del Baltico. Lo stiamo facendo con la Finlandia, con gli Stati Baltici, con l’Europa, la nato e gli Stati Uniti. La cooperazione con la Finlandia è, al momento, quella che sta progredendo più velocemente”.
Il ministro aveva proseguito ancora a lungo, ma ai nostri fini è sufficiente fermarci qui. Ora sono trascorsi sei anni, ed i propositi stanno giungendo a maturazione. È bene dar modo al lettore di concentrarsi e fare, in autonomia, le proprie considerazioni. Ma una cosa è certa: non è più il caso di guardare alla Svezia come ad una nazione che, pur avendo una capacità tecnologica e di produzione di armamenti assai avanzata, si limita a mandare in giro per il mondo ambasciatori di pace, medici, infermieri ed ospedali da campo.