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Svezia e Finlandia, uno scacco per Putin. Parla il gen. Zuliani

Intervista al generale dell’Aeronautica, già numero due del comando Nato Act a Norfolk: Svezia e Finlandia cambieranno volto alla Nato, Erdogan dirà di sì e Putin non attaccherà. Si apre la partita dell’Artico, loro sono in vantaggio. Italia? Tenga accesi i riflettori sul fianco Sud

La Nato cambia, e “bisogna agire di conseguenza”. L’adesione di Svezia e Finlandia all’Alleanza atlantica sposta il baricentro di sicurezza europeo a Nord e segna uno scacco matto per la campagna di Vladimir Putin in Ucraina, dice a Formiche.net il generale Mirco Zuliani, già vicecomandante supremo del Nato Act, il Comando alleato per la Trasformazione a Norfolk, in Virginia.

Generale, è una svolta epocale?

È una svolta dettata dall’invasione di Putin in Ucraina: fino a pochi mesi fa in entrambi i Paesi l’opinione pubblica era contraria all’ingresso nella Nato. Svezia e Finlandia sono già da anni in sinergia con l’Alleanza, dalle esercitazioni congiunte al comando per la trasformazione che ho guidato: integrare le loro forze armate non sarà un problema.

Che tempi immagina per l’adesione?

Dipende dalla volontà politica, possono essere rapidi o il limbo può durare mesi come in passato. L’opposizione della Turchia sta già crollando, è un’arma negoziale di Erdogan. Certo una riflessione è opportuna.

Quale?

L’allargamento comporta dei rischi, inutile nasconderlo. Aumenta i chilometri di confine con la Russia. Ed estende l’articolo 5 sulla difesa collettiva a una Nato composta da 32 Paesi.

Quindi?

La Nato dovrà muoversi con attenzione. Svezia e Finlandia vantano una grande organizzazione militare, calibrare il dispiegamento delle forze sarà fondamentale. Peraltro spariscono così due degli ultimi Paesi neutrali che permettevano all’Onu di dispiegare forze in Europa in caso di una crisi. Rimangono ormai solo Svizzera e Austria, e anche loro traballano.

Tempo di riformare la struttura dell’Alleanza?

È nell’interesse europeo farlo. L’Europa pesa poco sul piano politico, dove gli Stati Uniti, anche grazie al prevalente contributo economico, hanno l’ultima parola. Sul fronte militare, tranne Francia e Regno Unito che hanno il nucleare, gli altri Paesi europei non competono con gli americani per l’arsenale, l’intelligence, la tecnologia satellitare, il trasporto e il rifornimento in volo.

Durante il procedimento di adesione c’è il rischio di un attacco russo contro Helsinki o Stoccolma?

Ne dubito, non mi aspetto azioni di forza eclatanti, sono due Paesi militarmente ben organizzati. Nel periodo di transizione la Nato metterà in campo una dissuasione militare per proteggere i Paesi aderenti. Anche se dalle dichiarazioni di Putin sembra che Mosca voglia osservare concretamente le mosse dell’Alleanza.

Che expertise portano i due Paesi nella Nato?

Un’esperienza senza eguali nelle operazioni in Europa del Nord. E la conoscenza del Circolo artico, del suo traffico marittimo e delle nuove rotte aperte dallo scioglimento dei ghiacci: un asset fondamentale.

L’asse della Nato si sposta a Nord. Per l’Italia è anche un rischio?

Il rischio c’è, dobbiamo dirlo. L’Italia deve far sentire la sua voce e assicurarsi che la Nato mantenga risorse e uomini sul fianco Sud, nel Mediterraneo, dove la potenza russa è sempre più forte e non meno pericolosa.

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