Parla Nathalie Tocci, direttrice dello Iai: ai talk con i propagandisti russi dico no, le fake news di Mosca in Italia sono un caso di scuola. Bravo Draghi, il governo non ha ambiguità e arriva a Washington con le carte giuste. Giappone? Fondamentale l’incontro con Kishida, vi spiego perché
Obiettrice di coscienza. Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto affari internazionali (Iai), è tra le massime voci italiane sulla politica estera, volto noto nei salotti tv e sui principali giornali qui e nel mondo delle relazioni internazionali. Ma adesso farà un po’ di cernita. Perché in diretta a dibattere con i propagandisti del governo russo non ci vuole più andare, dice a Formiche.net. La gran cassa delle fake news del Cremlino in Italia è “un fenomeno unico, incomprensibile”. Anche se il governo di Mario Draghi “sta tenendo la barra dritta”.
Partiamo dal gran rifiuto. Nei talk show italiani, sulla guerra russa in Ucraina, si fa informazione o infowar?
Più che infowar è spettacolarizzazione di una guerra, che forse è ancora meno etico. Il dramma che diventa show: un copione già visto con la pandemia.
Qual è il problema a invitare un ufficiale del governo russo? Non è pluralismo?
Dipende. Invitare Sergei Lavrov a tenere un monologo su Mediaset non è pluralismo né giornalismo. L’intervista di Christiane Amanpour a Peskov sulla Cnn sì. Se l’intervistato fa disinformazione, l’intervistatore la espone. Solo in Italia non funziona così. Perché?
Che immagine sta dando l’Italia da fuori durante la guerra in Ucraina?
Partiamo dal dibattito mediatico e politico: terribile. Giornalisti, esperti e politici chiedono cosa stia succedendo. E si diffonde l’idea che l’Italia, agli occhi della Russia, sia l’anello debole in Europa.
Lavrov si è detto deluso dalla posizione italiana…
Attenzione, sto parlando della bolla mediatica e del clima culturale. Dei collegamenti ideologici e perfino finanziari tra alcuni partiti italiani e il Cremlino sappiamo. A questo si aggiunge una distorsione ottica: gli italiani pensano che ad Est del loro Paese ci sia solo la Russia. Così sottovalutano o volutamente ignorano il peso storico e la dignità di Paesi come l’Ucraina, la Georgia e altri Stati minacciati da Mosca.
Veniamo al governo. Draghi sta tenendo la barra dritta nella crisi?
Senza dubbio, e più di tanti altri Paesi europei, Germania inclusa. Sul fronte valoriale, gli investimenti nella Difesa e la diversificazione energetica l’Italia è fuori da ogni zona d’ombra.
A breve Draghi volerà alla volta di Washington. Come si presenta l’Italia da Joe Biden?
Molto bene. Fortunatamente alla Casa Bianca il circo mediatico italiano sulla Russia è un rumore di sottofondo. Certo stupisce gli addetti ai lavori, tanto più alla luce della linea nettissima difesa da questo governo.
Prima di Biden è il turno di Kishida, il premier giapponese in visita a Roma. Perché è così importante?
Come Biden non smette di ricordare, la guerra russa in Ucraina è da inserire all’interno di uno scontro più ampio tra democrazie e autocrazie. Putin vuole presentare la resistenza ucraina come una grande crociata occidentale contro la Russia, West vs Rest. È fondamentale contrastare questa visione.
Come?
Costruendo un sistema di alleanze più ampio che faccia leva su valori e visioni comuni. Da parte sua, Draghi può fare leva sul capitale politico accumulato l’anno scorso con la presidenza del G20. In questo quadro il Giappone gioca un ruolo fondamentale. Perché è un Paese chiaramente schierato nell’alleanza occidentale e al tempo stesso cruciale per parlare con quegli Stati collocati nella cosiddetta zona grigia, a partire dall’India. In questa sfida Roma ha più interessi, più abilità e più pragmatismo perfino degli Stati Uniti e può cambiare le carte in tavola.