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Sostenibili, digitali e connessi. Aci e Adr per gli aeroporti di domani

A Fiumicino si sono raccolti, ospitati da Aeroporti di Roma, i principali stakeholder ed esperti del settore aeroportuale europeo, in occasione del 32simo Congresso di Aci Europe, l’associazione che riunisce oltre seicento operatori si scali aerei. Un’occasione per fare il punto sulle difficoltà e sulle ricette per la ripresa del comparto

Tutte le strade portano a Roma, anche quelle aeree. Il settore europeo (e non solo) dell’aviazione e degli aeroporti si incontra allo scalo di Fiumicino, ospiti di Aeroporti di Roma, per il congresso annuale di Aci Europe. “Svoltare l’angolo: plasmare la nostra nuova normalità”, questo il tema del 32simo Congresso che ha visto i vertici dell’industria aeronautica portare le loro analisi incentrate sulle strategie e sulle sfide da affrontare per ridare slancio al settore e su quali investimenti sono necessari per continuare sulla strada della ripresa. “È stata la crisi più dura che il nostro settore abbia mai affrontato – ha commentato il padrone di casa, l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone – una crisi che abbiamo fatto del nostro meglio per superare, stando insieme”.

Un nuovo modello di aeroporto

La scelta della location, tra l’altro, non è casuale, con il Terminal 5 di Fiumicino, che sta ospitando la due giorni di Aci Europe, che nel periodo della pandemia è stato utilizzato per i voli umanitari e i corridoi sanitari, soprattutto nei primi mesi critici. “È lo spirito di resilienza e resistenza che ci porta oggi qui” ha proseguito Troncone, che ha anche ribadito come ora la volontà sia “di ripartire, di favorire il recupero. Sono i nostri stessi passeggeri che ora ci stanno sorprendendo con la loro voglia di tornare a viaggiare”. Per affrontare questa nuova fase, tuttavia, “dobbiamo lanciare un messaggio di fiducia nel futuro”, ha proseguito il manager. “Gli ultimi due anni abbiano impattato drammaticamente sul futuro del nostro settore”, ha spiegato, sottolineando come ora ci sia la necessità di una prospettiva più ampia, di un “nuovo modello di aeroporto che dia priorità alla sicurezza e alla qualità” attraverso “innovazione, digitalizzazione e, soprattutto, sostenibilità”. Rivolgendosi ai presenti, Troncone ha sottolineato come gli aeroporti siano soprattutto “ponti tra persone e culture”, e che “ogni passeggero visita almeno due dei nostri scali, per questo dobbiamo lavorare insieme verso la ripresa”.

Serve il sostegno degli Stati

Secondo Olivier Jankovec, direttore generale di Aci Europe, “la grande sfida per gli aeroporti è reinventare il modello economico per poter ritrovare la capacità di investire con una focalizzazione su sostenibilità, digitalizzazione e qualità”. Secondo i dati riportati da Jankovec, un recupero totale del settore si avrà solo nel 2024, e per il momento permangono le difficoltà legate agli alti costi e ai bassi ricavi “perché il traffico è molto concentrato sui periodi di picco”. Il comparto, secondo il direttore, soffre in particolare della mancanza di aiuti da parte degli Stati “come invece hanno avuto le grandi compagnie aeree che hanno ricevuto 38 miliardi di euro di aiuti contro i quattro avuti dagli aeroporti”. Questo ha portato l’indebitamento degli scali a crescere di sessanta miliardi di euro. “La nostra preoccupazione è quindi quella di capire come fare per ritrovare la capacità ad investire”.

L’importanza dei voli a corto raggio

Sul tema del sostegno che i governi dovrebbero riservare al comparto è intervenuto anche Javier Marin, presidente di Aci Europe, che ha ribadito come “non è solo responsabilità del gestore aeroportuale se in alcuni scali europei si stanno registrando difficoltà operative perché la carenza di personale, dovuta a mercati del lavoro molto ristretti in Europa, si registra in vari ambiti del settore dell’aviazione: dagli operatori di terra alle compagnie aeree”, un problema reso ancora più grave dalla revoca con poco preavviso e senza coordinamento che ha interessato i vari Paesi europei. Marin è intervenuto anche sulla proposta di divieto dei voli a corto raggio per ragioni di sostenibilità ambientale: “Rappresentano meno del 2% delle emissioni di CO2 del trasporto aereo e sono fondamentali per le comunità regionali perché permettono loro di collegarsi con il resto d’Europa e del mondo”. Tra l’altro, ha aggiunto il presidente Marin, l’Unione europea ha stanziato 1,7 miliardi di euro per sviluppare aerei puliti a corto raggio che dovrebbero entrare in servizio entro il 2030. “Saranno i primi a entrare nel processo di decarbonizzazione, e vietarli pertanto non ha senso”, ha detto ancora Marin.

Un settore pronto al futuro

Presente alla conferenza anche il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, che ha ricordato come in un momento come questo, caratterizzato dagli effetti della pandemia e dal conflitto in Ucraina, il settore debba “prepararsi ad affrontare shock futuri dovuti a fattori come la tecnologia, la globalizzazione e i cambiamenti di prospettive da parte dei passeggeri”. Soprattutto per quanto riguarda i consumatori, uno degli aspetti ricordati dal ministro è quello dell’intermodalità: “È necessario rendere gli aeroporti accessibili attraverso trasporto su ferro e su gomma per servire al meglio tutti i segmenti di utenti nella maniera meno inquinante”. In questo senso, quello a cui si assiste è un “cambio di cultura” di tutti i settori del trasporto, con “nuove opportunità di business e nuove relazioni”. Nel contesto difficile in cui si muove il settore, tuttavia “l’Italia è riuscita a imporsi con un modello positivo, avendo fatto ricorso a meccanismi sociali per non licenziare le proprie risorse”. Tuttavia, resta ancora molto da fare “affinché il settore del trasporto aereo, centrale per lo sviluppo economico, sociale e ambientale della società, sia pronto ad affrontare il futuro”.



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