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Nessun nuovo bipolarismo. Le prove di coalizione secondo l’Istituto Cattaneo

Secondo l’Istituto Cattaneo le coalizioni di centrodestra e centrosinistra sono ancora in rodaggio. Infatti nei comuni al voto non sempre i partiti di riferimento (Pd e M5S da una parte, Lega e Fratelli d’Italia dall’altra) si presentano come alleato o appoggiano lo stesso candidato sindaco

La Lega sta perdendo la sua vocazione nazionale, o perlomeno l’idea di Salvini di portare il suo partito dal Nord al Sud non ha più il successo di qualche anno fa. A dirlo sono i dati dell’Istituto Cattaneo che nel suo ultimo report, “Prove di coalizione – Il formato delle alleanze nei comuni al voto”, ha fatto i conti sui simboli delle liste presentate nei vari comuni al voto in giro per l’Italia. Quindi non solo Lega: le liste del Movimento 5 Stelle si fanno sempre più rare (sia a Nord sia a Sud), si intensifica la presenza di Fratelli d’Italia, mentre il Partito democratico è il partito più radicato su tutto il territorio nazionale.

Ad essere considerati per l’elaborazione, non tutti i 978 comuni al voto questo 12 giugno, ma “solo” 142, quelli con più di 15.000 abitanti (22 capoluoghi di provincia, 4 capoluoghi di regione), perché, si specifica nell’analisi di Salvatore Vassallo (direttore Istituto Cattaneo) e Rinaldo Vignati, nei comuni con meno di 15.000 abitanti si può presentare una sola lista a sostegno di ciascun candidato a sindaco.

Allora, il primo dato a saltare all’occhio è che sebbene le liste che fanno riferimento alla coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia e Lega) nel Nord siano molto presenti, al Sud l’assenza è molto più consistente: “I comuni senza il simbolo di FdI sono il 34%, quelli senza il simbolo della Lega sono il 71%”, si legge nell’analisi dell’Istituto, “un chiaro indizio che l’obiettivo coltivato da Matteo Salvini di trasformare la Lega in un partito nazionale sta regredendo o comunque stenta ad essere realizzato”.

Per quanto riguarda invece la coalizione progressista, composta da Movimento 5 Stelle e Partito democratico, grande è l’assenza del partito fondato da Beppe Grillo e ora guidato da Giuseppe Conte: “In ben 41 comuni su 75 (il 55%) al CentroNord e in 30 su 67 (il 45%) al Sud non sono presenti liste del M5S”. A confermarsi partito più radicato sul territorio, invece, il Pd, assente solo all’8% al Nord e al 16% al Sud.

Rispetto alla solidità delle alleanze, a reggere maggiormente al Nord sembra essere la coalizione di centrodestra: nell’84% dei comuni, 63 su 75, Lega e Fratelli d’Italia sono alleati, mentre al Sud viaggiano assieme solo in 17 comuni su 67 (25%), anche a causa di una maggiore assenza di liste di riferimento di uno dei due partiti. Eppure i partiti guidati da Giorgia Meloni e Matteo Salvini sostengono esplicitamente lo stesso candidato sindaco solo in 10 comuni in tutta Italia, appena il 7%.

La coalizione progressista, invece, sostiene “esplicitamente candidature unitarie a sindaco in 20 comuni su 75 al Nord (il 27%) e in 25 su 67 (il 37%) al Sud. Appaiono invece contrapposti, sostenendo candidati a sindaco alternativi, in 24 comuni su 142 (17%, sotto questo profilo non si notano differenze tra Nord e Sud)”.

Insomma, un quadro disomogeneo, che secondo Vassallo e Vignati offre anche un indizio sul nuovo bipolarismo, che non sembra aver attecchito troppo, se si considera che solo nel 18% dei comuni c’è uno scontro diretto tra centrodestra (FdI e Lega) e progressisti (Pd e M5S). Tenuto conto però dell’assenza di alcune sigle di area, nonché la poca chiarezza di alcune liste nel richiamare le aree di riferimento, la dinamica bipolare potrebbe superare il 50%. “È certo – si legge in conclusione – che in almeno un comune su quattro il ‘nuovo bipolarismo’ non ha attecchito, in quanto una, l’altra o entrambe le coppie dei principali partiti sono esplicitamente in contrasto tra loro”. E poi il caso limite: “Carrara, dove ciascuno dei quattro partiti sostiene un candidato a sindaco diverso”.

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