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Il futuro politico è nelle mani di Meloni. La postilla elettorale di Ippolito

Si spalanca una fase difficile ma estremamente interessante della nostra politica nazionale per il quinquennio 2023-28, la cui novità è data, in buona sostanza, dall’inedita presenza potenzialmente maggioritaria di una forza politica di destra, ben diversa sia dal centro e sia dalla sinistra, che definirà l’identità di tutti gli altri partiti di centrodestra e di centrosinistra. Il commento di Benedetto Ippolito

Le elezioni amministrative di domenica, in molti casi non ancora concluse per via dei ballottaggi, appaiono già un dato di fatto netto che svela la politica del futuro. Quello che emerge in vista delle elezioni nazionali del 2023 è un quadro tutto sommato previsto ed estremamente chiaro. Onde evitare lungaggini inutili, concentrerò alcune riflessioni suddividendole secondo la geografia degli schieramenti presenti.

DESTRA

Certamente se vi è una forza politica vincente, che ha confermato la sua linea di tendenza già nota da mesi, è Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni, infatti, non soltanto cresce e si consolida, fruendo dell’opportuna scelta di opposizione solitaria a Mario Draghi, ma compie perfino un sorpasso sulla Lega al nord, luogo economico e propulsivo del Paese.

L’affermazione della destra è certamente un principio da cui partire per ogni valutazione, un presupposto che contribuisce a stabilizzare il sistema di tutte le alleanze possibili di centrodestra e di centrosinistra. Come tutti i partiti limitrofi hanno dichiarato, una prevedibile coalizione andrà coagulandosi e consolidandosi muovendo da FdI che darà di sicuro una definita forma bipolare al sistema politico. La visione conservatrice di cui Meloni è guida pone, insomma, le redini dello Stato fuori da ogni tentazione trasformista di tipo parlamentare, contrassegnando una mappatura ruotante attorno a un soggetto politico stabile, democratico di tipo nazionale.

CENTRODESTRA

Di qui proviene un’inevitabile e consequenziale riforma del tradizionale centrodestra, che sarà caratterizzato domani dalla rafforzata alleanza di FdI con Lega e Forza Italia, all’insegna però di un centro tanto indispensabile quanto vincolato e subordinato alla destra. Anche quest’ultimo fattore molto positivo in termini di futura stabilità darà un colore nitido a quella parte moderata che si troverà obbligata a stare o con FdI come minoranza di una maggioranza di governo oppure fuori dai giochi. Non importano le percentuali relative, in questo caso, ma il quoziente finale che verrà raggiunto da tutto il centrodestra, e le cose che poi l’intera coalizione riuscirà a fare qualora governasse.

CENTRO INDIPENDENTE

Ben diverso è il discorso per il centro che si offre ormai come una consolidata entità distinta e terza rispetto ai due poli maggioritari. Questa area è bifronte, per la presenza di due leader che sono complementari ma differenti: Matteo Renzi e Carlo Calenda. Quanto possano fare insieme o separatamente dipenderà dal contesto generale dei risultati della prossima primavera, cioè dalle relative forze elettorali che saranno mietute da entrambi. Sicuramente l’identità elettorale di area c’è, e la capacità di determinare gli equilibri parlamentari nella prossima legislatura è certa per ambedue, sia in termini di possibile opposizione o di possibile maggioranza. Molto meno decifrabile è, invece, ad ora la logica di eventuali alleanze che non è detto siano identiche per ognuno dei due movimenti.

CENTROSINISTRA

Nel quadro del centrosinistra, invece, se si escludono appunto alleanze che potrebbero esservi con Calenda o Renzi, emerge come dato chiaro e sicuro il tracollo del Movimento 5 Stelle. Le ragioni non sono legate solo alle amministrative, solitamente punto dolente dei grillini, ma anche e soprattutto dalla fine di un progetto, e di un ciclo politico, che si presentava fin dall’origine dominato dal tratto protestatario, difficilmente compatibile con una lunga stagione di governo e con i tempi difficili del presente. In ogni caso, più perde forza il progetto grillino più cresce il centro indipendente nei riguardi delle altre forze politiche esterne al centrodestra.

SINISTRA

Diverso è il discorso sul Pd. Il partito di Letta, infatti, si attesta come forza guida dell’area progressista, la quale mette il partito nella difficile situazione di dover scegliere se metabolizzare e fagocitare quello che resta dei 5 Stelle, oppure optare per coniugarsi con il centro indipendente di Calenda e Renzi o con una delle sue parti. Quest’ultima scelta, ovviamente, è incompatibile, con la prima, data l’identità anti-populista del centro indipendente, e la totale incompatibilità di Renzi e Calenda con i grillini.

Per Letta è urgente trovare un nucleo ideale e programmatico di sinistra convincente da offrire ad elettori ed eventuali alleati, un’identità che per ora, tuttavia, non è facile intravvedere.

CONCLUSIONI

Quello che si può ricavare da questa breve nota è che il corpo elettorale potrà e dovrà scegliere nel giro di pochi mesi tra due proposte alternative, quella di destra e quella di sinistra. In tale dualità, il centro sarà molto importante, i 5 Stelle praticamente irrilevanti e Meloni in possesso di un evidente vantaggio sulla sinistra almeno ai blocchi di partenza, un beneficio creatogli da un’identità politica compatta e dall’essere l’unica forza di opposizione alla maggioranza draghiana che potrà costringere il centro a prendere una fisionomia di sinistra o di destra, secondo i casi, sulla base del programma che Meloni stessa proporrà in autonomia agli elettori. Si può concludere dunque che anche la politica del Pd, oltre a quella del centro indipendente, sarà conseguente al modo in cui il centrosinistra si presenterà come interprete dell’alternativa progressista al centrodestra meloniano, il quale potrà propiziare di un ordine complessivo del sistema che è e resta saldamente nelle proprie mani.

Si spalanca, in definitiva, una fase difficile ma estremamente interessante della nostra politica nazionale per il quinquennio 2023-28, la cui novità è data, in buona sostanza, dall’inedita presenza potenzialmente maggioritaria di una forza politica di destra, ben diversa sia dal centro e sia dalla sinistra, che definirà l’identità di tutti gli altri partiti di centrodestra e di centrosinistra.

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