Tra poco più di un mese Francoforte avvierà la prima stretta monetaria in dieci anni. I debiti sovrani, Italia in testa, potrebbero finire nuovamente sotto pressione, con un costo di finanziamento fuori controllo. E allora meglio preparare uno scudo anti-spread, a base di acquisto titoli. E subito
Perché non scrivere Christine Lagarde e leggere Mario Draghi? Se il filo conduttore è il whatever it takes che proprio l’ex presidente della Bce ha coniato, ormai quasi 10 anni fa, la sostituzione potrebbe funzionare. I tassi sui debiti sovrani, non è una notizia di oggi, hanno ricominciato a correre, con gli spread in risalita e il rendimento sui titoli decennali italiani costantemente oltre il 3%. E allora, se è vero che il mese prossimo la Banca centrale europea comincerà ad alzare, gradualmente e per la prima volta in dieci anni, il costo del denaro, è altrettanto vero che sul versante degli spread e del finanziamento al debito, Francoforte non resterà a guardare.
La prova, come rivelato dal Financial Times, è nell’impegno concreto a sostenere il debito dei Paesi più in difficoltà, qualora il percorso di normalizzazione della politica monetaria dovesse far scattare vendite troppo forti su Btp&Co.
Perché, va chiarito, se è vero che l’innalzamento dei tassi potrà in qualche modo raffreddare la corsa dell’inflazione (ma c’è chi ha qualche dubbio, come l’ex ministro dell’Economia, Vincenzo Visco, intervistato da Formiche.net pochi giorni fa), oggi all’8,1% nella zona euro, è altrettanto vero che la stretta aumenterà la pressione sui debiti sovrani, soprattutto quelli più pesanti, come nel caso dell’Italia.
E spread e rendimenti potrebbero portarsi sui livelli di guardia. Per questo i governatori del board Bce, che mercoledì e giovedì si incontreranno ad Amsterdam, potrebbero avallare e sostenere una proposta che prevede la creazione, se necessario, di un nuovo programma di acquisto di obbligazioni per impedire che i costi di finanziamenti degli Stati membri possano andare fuori controllo. Non poteva mancare l’immediata reazione, positiva, dei mercati finanziari che premiano in particolare il comparto bancario, tradizionalmente legato a doppio filo con l’andamento del debito sovrano di cui è grande sottoscrittore.
Che la Lagarde sia disposta a tutto pur di non mandare a gambe all’aria i debiti dei Paesi membri lo dimostra anche quanto scritto sul blog della Bce, la scorsa settimana. “Se necessario, possiamo progettare e implementare nuovi strumenti per garantire la trasmissione della politica monetaria mentre ci muoviamo lungo il percorso della normalizzazione delle nostre politiche, come abbiamo dimostrato in molte occasioni in passato”. Tra i Paesi citati dal quotidiano britannico come potenziali beneficiari di un simile approccio c’è ovviamente l’Italia. E non può stupire.