La Cina teme la collaborazione tra i satelliti e il Pentagono e c’è chi a Pechino suggerisce di distruggerli. La preoccupazione riguarda anche la possibilità che Starlink possa aiutare Taiwan come oggi fa con l’Ucraina. La tensione tra il tycoon e le autorità del PCC torna a salire nonostante l’imprenditore spenda belle parole per la capacità industriale cinese
I rapporti tra Elon Musk e la Cina continuano a rimanere tesi. Non bastano le belle parole spese dal numero uno di Tesla a favore delle aziende cinesi a frenare i dubbi di Pechino sul suo operato. Dubbi che interessano soprattutto il progetto Starlink, con cui è in grado di diffondere la rete via satellite ma che, se letto da un punto di vista geopolitico, ha notevoli implicazioni. Soprattutto per il Partito Comunista cinese, appunto, timoroso che da quel filo che lega Musk agli Stati Uniti possano nascere problemi di sicurezza nazionale.
A confermare i timori cinesi è stato anche Blaine Curcio, fondatore di Orbital Gateway, un gruppo di ricerca specializzato in tecnologia spaziale, e sarebbero dovuti al fatto che SpaceX e Starlink sono considerati dal Dragone come parti critiche del “complesso industriale militare spaziale statunitense”. In soldoni, i duemila satelliti di Starlink che si trovano nell’orbita bassa – che Musk vorrebbe aumentare ancora con un progetto che vale 30 miliardi – sono visti da Pechino come un pericolo in quanto potrebbero sorvegliare la Cina o, forse ancor peggio, schierarsi a favore di Taiwan. Dopo l’invasione di Vladimir Putin, infatti, Musk ha subito preso le difese dell’Ucraina e, quando le telecomunicazioni sono state messe fuori uso, ha garantito l’accesso alla rete attraverso i suoi satelliti. Una scena simile (in un futuro più o meno realista) potrebbe dunque replicarsi per Taipei.
È stato il China Military Online, pubblicato dall’Esercito popolare di liberazione, a porre in evidenza i legami tra SpaceX e le forze armate statunitensi, le cui potenzialità nel combattimento sarebbero aumentate anche grazie a Starlink. Addirittura più in là si è spinto il gruppo di ricerca PLA, l’Istituto di tracciamento e telecomunicazioni a supporto dell’Esercito cinese, che due mesi fa suggeriva ai funzionari del Partito Comunista di ideare “metodi di distruzione soft e hard” per abbattere i satelliti e mettere il suo sistema operativo fuorigioco. Ne scrivevamo anche su questo sito, sottolineando che le ansie cinesi erano alimentate dalla pericolosa prossimità a cui erano arrivati due satelliti di Starlink con la Nuova stazione spaziale cinese. Pechino, inoltre, si era lamentata come in più occasioni questi hanno rischiato di colpire i suoi obiettivi, rischiando di metterli fuori orbita.
Il tutto si colloca nel bel mezzo dell’ennesima diatriba che coinvolge Tesla. L’azienda automobilistica è esplosa nel mercato cinese, raddoppiando le vendite nel 2021 (13,8 miliardi di dollari) rispetto all’anno prima e indispettendo la concorrenza per la grande considerazione di cui gode l’azienda nei piani alti del Partito. O meglio, godeva, perché nel corso del tempo i rapporti si sono incrinati notevolmente. Nel mentre, la concorrenza si è rafforzata e ha deciso di sfidare Tesla sul suo stesso campo: auto elettriche senza conducente. A questo si deve aggiungere la pressione a cui è sottoposta l’azienda di Musk, con la Cyber Administration of China che sta espandendo le leggi sulla privacy e sulla raccolta dati.
Insomma “l’Iron Man della Silicon Valley”, come lo chiamano, è destinato ad affrontare una maggiore stretta da parte delle autorità cinesi e una concorrenza che minaccia la sua attività. Questo nonostante dalla sua bocca escano (quasi) sempre belle parole per il Paese d’Oriente. “Sono molto impressionato dalle cause automobilistiche in Cina, e in generale dalle società cinesi. Credo che siano estremamente competitive, laboriose e intelligenti”, ha dichiarato proprio questa mattina intervenendo al Qatar Economic Forum, trasmesso da Bloomberg. Anche perché, continua a sottolineare il tycoon, Tesla non fa solamente auto, ma è una leva di sviluppo fondamentale per l’Intelligenza artificiale.
Proprio quella che sembra preoccupare la Cina, ma solo perché la collaborazione di Musk è più intensa con Occidente. E allora, dopo il grande amore che ha fatto comodo a entrambi, ora è il momento della crisi e delle ripicche. L’ultima è stata ad opera di Pechino, che ha deciso per il blocco di qualsiasi Tesla nel distretto costiero di Beidaihe, durante l’incontro annuale dei vertici del PCC. Il motivo sembra sempre lo stesso: la paura di essere spiati, questa volta dalle telecamere installate sulle auto che potrebbero filmare gli incontri e riportare informazioni altrove.