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I social promuovono Draghi e Conte, ma il partito personale…

Secondo un’analisi di Spin Factor, sui social il leader più amato è Mario Draghi, subito dopo il leader dei 5 Stelle. Conte conserverebbe un gradimento indipendente dalla forza politica da lui guidata, che alle amministrative ha raccolto un risultato insoddisfacente. Eppure i partiti personali non vanno molto lontano, il caso Monti insegna…

Chi scalda, politicamente, il cuore degli italiani? Mario Draghi, almeno sui social network, seguito da Giuseppe Conte e, medaglia di bronzo, dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. E se il primato del presidente del Consiglio si conferma ancora una volta e non stupisce troppo, a sorprendere è invece il tracollo di Matteo Salvini, che non riesce più a intercettare gli umori degli italiani che popolano le reti sociali.

Secondo Tiberio Brunetti, fondatore di Spin Factor, però, un dato è di estrema importanza e riguarda il presidente del Movimento 5 Stelle: “Il destino di Conte è slegato – per gli utenti della rete – dal Movimento 5 Stelle. Sono due entità percepite principalmente come distinte e, dunque, non sovrapponibili. È evidente il consenso personale di Conte che trova in ogni piazza, reale o virtuale che sia”. Insomma, l’ex presidente del Consiglio in tempo di Covid continua a raccogliere i consensi e i pollici in su dei suoi molti followers, che però, secondo il fondatore della società di consulenza strategica politica che ha condotto la ricerca, non identificano il leader nel Movimento di cui è presidente.

“Chi vuole votare Conte dove lo trova sulla scheda elettorale?”, si domanda Brunetti, e la risposta al momento è “da nessuna parte”. Quindi nel Movimento “devono valutare se inserire il nome in grande nel simbolo e parlare di lista Conte, che ingloba il Movimento 5 Stelle, oppure se fare una lista a parte. Ma questa scelta va presa subito, prima che il consenso inizi a logorarsi e diventi tardi per fare tutto, come insegna la parabola di Renzi”, conclude.

Eppure se è vero che i consensi si logorano sempre più velocemente al tempo dei social, altrettanto vero è che i “mi piace” non sempre si traducono in voti. E se a insegnarlo non possono essere le ultime elezioni amministrative (in cui il Movimento 5 Stelle di Conte si è presentato in pochi comuni e dove ha racimolato percentuali solo al di sotto del 10%), l’esempio di Mario Monti e dello stesso Matteo Renzi qualcosa raccontano.

Monti, che fu presidente del Consiglio dal 2011 al 2013, dopo la caduta dell’ultimo governo Berlusconi, forte dei consensi attorno alla sua persona, si presentò alle politiche del 2013 con una coalizione a sostegno della sua candidatura come possibile futuro premier, chiamata “Con Monti per l’Italia”, composta da partiti centristi, mondo cattolico e della società civile, che mirava a raggiungere il 15% dei consensi, così da essere il cosiddetto “ago della bilancia”. Il risultato, però, non raggiunse gli obiettivi, infatti la coalizione arrivò a poco più del 10% e poco dopo si sciolse.

Così il Partito democratico guidato da Matteo Renzi, che toccò i suoi massimi alle elezioni europee del 2014 sfondando il 40% dei consensi, ha perso progressivamente la spinta propulsiva solo due anni dopo, nel momento di massima personalizzazione dell’allora segretario dem e presidente del Consiglio. Renzi, infatti, che fece del referendum Costituzionale una battaglia politica personale, si vide sconfitto alle urne, e si dimise poi dalla guida del governo sostituito in seguito da Paolo Gentiloni. E allora la scelta più personalistica: la fondazione, solo recentemente, di una forza politica riconoscibile e a lui direttamente associata, Italia Viva, che non può certo dirsi al momento maggioritaria tra le preferenze degli italiani (nonostante Renzi raccolga oltre il 50% di sentiment positivo sui social).

Insomma, se è vero che il consenso (social e nei sondaggi) dei leader politici può essere una forza trainante per la forza politica che guidano, l’equazione non è così automatica quando si tratta di fondare partiti strettamente personali senza un progetto politico definito. Giuseppe Conte e Mario Draghi avvisati.

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