Skip to main content

Il ticket Cottarelli-Moratti? “Sì, ma senza andare a destra”. Richetti e le mosse di Azione

Il senatore, dopo l’endorsement di Calenda: “Quando si parla di nomi e non di coalizioni, dalla Lega al Pd vanno in confusione. Toninelli non è un alleato e Moratti non è un avversario”

“Chi può escludere che in Lombardia un ticket Cottarelli-Moratti possa vincere sul bipolarismo malato e sparigliare le carte?”. Chiaramente, la domanda è retorica. L’ultimo punto, sparigliare le carte, è il tratto distintivo di chi se la pone. Il senatore di Azione Matteo Richetti, all’indomani dell’endorsement di Carlo Calenda a Letizia Moratti, gioca a carte scoperte: “Non è un assist al centrodestra. La nostra proposta per le prossime elezioni in Lombardia rimane Carlo Cottarelli. Ma Moratti è un nome che potrebbe rientrare a pieno titolo nella coalizione ‘Ursula’.

Richetti come si può pensare a una candidata,  con la storia di Letizia Moratti, fuori dal perimetro del centrosinistra?

Esattamente come ha fatto Carlo Calenda. Valutando il merito, le persone al di fuori delle coalizioni imbarazzanti nelle quali sono inserite. Ed è proprio questo approccio, in un momento in cui la politica non ha contenuti, che spariglia le carte. Quando si parla di nomi e non di coalizioni, dalla Lega al Pd vanno in confusione.

Dunque da che parte state?

Riformulo: per me Toninelli non è un alleato e Moratti non è un avversario. Ma ciò non significa che vogliamo andare con il centrodestra.

Sì, ma prima o poi, se rimane questa legge elettorale, dovrete fare una scelta. Sia a livello nazionale che sui territori. 

Anche in questo caso, la scelta di Azione è di merito. Riteniamo che a Roma non si possano applicare gli stessi schematismi del resto del Paese. Ogni territorio ha equilibri e specificità, che vanno rispettati. E qui si torna agli errori che stanno commettendo le coalizioni, sia a destra che a sinistra.

Ovvero?

Imporre candidati – siano essi sindaci o, nel caso delle regioni, governatori – sulla base esclusivamente di accordi nazionali, senza parlare di merito, programmi e spesso senza comprendere le esigenze del territorio. Ed è anche per questo che la frase di Calenda ha aperto una discussione forte nel centrodestra: probabilmente, al loro interno, i partiti si erano già immaginati una spartizione sulla base di equilibri nazionali di coalizione. In Sicilia Musumeci a Fratelli d’Italia, Fontana in Lombardia alla Lega e un governatore di Forza Italia in Lazio.

Per voi di Azione, rimane però il problema dei numeri e della soglia di sbarramento, in ottica delle politiche 2023.

Speranza fa il ministro, eppure è emanazione di un gruppo politico che ha ottenuto un numero di consensi assolutamente marginale. Ma, al di là dei numeri, noi non siamo disposti a diventare giustizialisti per allearci con Bonafede. Ne a diventare sovranisti pur di allearci con Salvini.

×

Iscriviti alla newsletter